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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

17 ottobre 2006
Il risveglio è accolto dal sole che illumina la collina dove c'è la pagoda, il contrasto tra l'oro scintillante della pagoda ed il verde della foresta che ricopre la collina è veramente forte. Scendiamo per la colazione a buffet, tutto è veramente cucinato bene, le marmellate, i dolci, i cibi salati, la frutta, il caffè seppur ''all'americana'' permette d'iniziare bene la giornata. Poco dopo saliamo sul pullman e si parte per un'altra giornata da turisti. Durante lo spostamento Sosò ci spiega che le regole del buddismo sono scritte in 40 libri che i monaci dovrebbero conoscere a memoria, siccome la conoscenza totale è ardua, esista una ''scala della conoscenza'' con relativi privilegi. Chi conosce un libro a memoria può girare sugli autobus gratis, che ne conosce due può viaggiare in nave in modo gratuito chi invece, conosce tutti e 40 i libri, gira il mondo spesato dallo stato birmano. I migliori monaci, spesso sono invitati da persone facoltose, a soggiornare negli alberghi più lussuosi, ed, in effetti, la sera precedente un monaco s'aggirava nell'albergo dove eravamo alloggiati con al seguito un nugolo di persone.
Col pullman ci stiamo recando presso il porto di Mandalay e durante il tragitto, vediamo il festeggiamento di un matrimonio, qualcuno del gruppo scende dal pullman per vedere la cerimonia; l'usanza locale vuole che in cambio di un dono, che è generalmente in denaro, gli sposi regalino un ventaglio su cui sono riportati i loro nomi.
Riprendiamo il viaggio e dopo pochi minuti arriviamo al porto fluviale dove c'imbarchiamo su un battello diretti a Mingun (L269 - M150), una località a circa 11 km da Mandalay.
Durante la navigazione il battello, improvvisamente si trasforma in un mercatino, i componenti dell'equipaggio ed alcuni loro familiari mostrano mercanzie varie, le donne del gruppo, attratte da collane, arazzi, cartoline, dipinti, borsette, ventagli si danno alla contrattazione. Più i mercanti vendono e più merce arriva sulla terrazza del battello, sembra d'essere in un pozzo senza fondo; l'ultimo articolo a comparire, ma non trova assolutamente successo, sono delle marionette con i costumi tradizionali birmani. Per la cronaca è giusto dire che precedentemente alla vendita dei prodotti, una parte del gruppo si era dedicato alla ginnastica, una serie di esercizi effettuati sulla poppa del battello ''allietati'' da una temperatura calda ed umida, per cui un pensiero ai ''nostri ginnastici eroi'' è più che dovuto.

Durante la navigazione siamo sulla terrazza superiore del battello che è coperta per proteggere dal sole e dall'acqua, la temperatura è calda ed umida e, nonostante il battello navighi in mezzo al fiume, la ventilazione è limitata, si suda copiosamente. Durante la navigazione vedo degli isolotti con la coltivazione di saggina, destinata alla produzione di scope, lungo il fiume barche e chiatte per la raccolta della sabbia ed il trasporto di mercanzia varia. Il terreno della zona non adatto per le risaie è stato destinato alla coltivazione delle arachidi, sulla terraferma poco dopo vedremo dei terrazzi con le arachidi poste ad essiccare.
Pian piano, ma inarrestabilmente il battello solca le marroni acque del fiume, ci avviciniamo a Mingun (L269 - M150), lungo la riva molto fangosa del fiume il battello tenta più volte l'attracco e dopo qualche tentativo riesce, scendiamo lungo una passerella di legno ed in breve raggiungiamo la riva, dove immancabilmente ci attendono dei venditori di prodotti artigianali. Ci avviamo velocemente verso i monumenti da visitare, il primo che vediamo è la Pondaw Paya (L 270), un modellino bianco alto ''solo'' 5 mt della pagoda incompiuta, la cui costruzione si è fermata solo alla prima terrazza e la cui imponente mole domina la zona. Poco distante una pagoda con l'accesso dal fiume, dove due bianchi leogrifi, angeli con la forma tra il leone ed il grifone, sono posti all'ingresso come guardiani: è la Settawaya Paya (L270).
Tutta completamente bianca, con solo l'hti dorato, la pagoda si staglia nell'azzurro del cielo creando un bel contrasto, una vista incantevole (il colore bianco è ritenuto molto bello dai birmani, e lo utilizzano per dipingere pagode e stupa).
La struttura è alta oltre 30 mt, all'ingresso vi sono tre scale d'accesso con funzioni precise, quella per ministri o persone importanti, quella per i monaci e quella per la gente. Questa divisione mi ricorda i monasteri europei medievali, dove su più piani erano simboleggiati i ruoli dell'epoca, religiosi, imperatori ed infine il popolo.
All'interno del tempio vi sono 4 statue di Buddha, le originali sono state distrutte o danneggiate nel corso dei secoli, e sono state sostituite con delle statue di recente costruzione; vicino alle statue l'impronta di Buddha scolpita su marmo e, tradizionalmente l'acqua contenuta nell'impronta è considerata sacra. L'impronta è scolpita con tutti i 31 piani della reincarnazione, i 26 piani del paradiso, il piano attuale ed i 4 inferni.
Il re che voleva edificare nella zona, intendeva realizzare 4 grandi opere; la pagoda alta 150 mt (incompiuta), una campana (terminata), delle statue di leoni che servivano come angeli protettori (terminati) ed una diga di protezione per evitare che il fiume inondasse la zona (incompiuta).

Poco distante dalla Settawaya Paya con i suoi 150 mt la Mingun Paya (L270 - M150), avrebbe dovuto esser la più alta pagoda del paese, ma un presagio di distruzione della città fece sospendere i lavori nel 1816. Tre anni dopo il re suo edificatore morì. La struttura attuale è quadrata ed è larga 72 mt, alta 50 mt, interamente realizzata con mattoni pieni. Negli anni i terremoti hanno creato delle vistose crepe nella struttura e parte dei mattoni sono crollati al suolo, i fedeli hanno realizzato una scala esterna di 174 gradini e prelevando i mattoni da terra, li portano in cima, la credenza dice che serve per la realizzazione dei desideri.
Di fronte alla pagoda incompiuta vi sono i resti di due imponenti leoni, posti a protezione del luogo sacro, le statue erano alte 30 mt e rappresentavamo gli animali nell'atto di saltare, ma a seguito di terremoti le statue sono crollate ed ora ne rimane solo la parte posteriore.
Proseguendo tra capanne, bancarelle per turisti e devoti, arriviamo alla Mingun Bell (L270 - M151), un'enorme campana di 90 tonnellate; costruita sulla sponda opposta del fiume e trasportata in loco creando una zattera di legno di teak. E' la più grande campana suonabile esistente al mondo, e come tutte le campane buddiste non è provvista di batacchio. Realizzata in più pezzi utilizzando bronzo e ferro; i pezzi sono poi stati uniti tra loro ma sono visibili le saldature e gli spessori differenti delle fusioni.
Proseguiamo per Mingun ed arriviamo all'entrata di Hsinbyume Paya (L271 - M151), una pagoda completamente bianca, rotonda, dalla simbologia complessa ed affascinante. E' realizzata su 8 piani, rappresenta i sette mari ed i sette monti che bisogna superare per raggiungere il Monte Merù; l'architettura è unica, dall'alto la vista si perde fra ondeggianti strutture che rappresentano i sette mari, la struttura è dedicata alla principessa Hsinbyume (da cui prende il nome la pagoda). La pagoda originariamente, conteneva una statua di Buddha in smeraldo; attualmente all'interno del tempio sono presenti due statue, la prima che si vede è recente, mentre quella posta dietro è antica.
Giriamo per la pagoda assediati da un gruppo di ragazzini che vogliono vendere di tutto; cercano di capire da che paese proveniamo, poi quando scoprono che siamo italiani, qualche parola la formulano, anche in modo corretto. L'atteggiamento di questi ragazzi e la loro insistenza non sono assolutamente tipici del popolo birmano; un effetto negativo che il turismo di massa provoca in alcune località.

Usciti dalla pagoda, la visita di Mingun è terminata, bisogna ritornate al battello. Qualcuno del gruppo decide di utilizzare i ''taxi'' locali: dei carri trainati da buoi. Io rientro a piedi e ne approfitto per rivedere i luoghi ed osservare particolari che prima non avevo notato; sul mio immancabile blocco, prendo appunti e faccio qualche disegno per rammentare quanto ho visto.
Il gruppo si ritrova vicino al fiume, ci imbarchiamo sul battello e ci dirigiamo verso Mandalay, ricompare il mercatino sulla barca, ma subito ci si accorge che i prezzi sono più alti delle bancarelle, nessuno acquista nulla. La navigazione è tranquilla, il gruppo di italiani vivacizza la monotonia della navigazione.
Arriviamo a Mandalay, prendiamo il pullman e ci accorgiamo che l'aria condizionata non funziona, il caldo comincia a farsi sentire.
Pranzo al ristorante cinese; involtini con gamberi, zuppa di verdura con uova di quaglia, zucca (ripiena di pollo, granchio, e verdure), pollo con mandorle, anatra laccata, manzo, verdure, riso pesce e frutta (anguria, melone bianco e papaja). Il ristorante posto di fronte alle imponenti mura del lato ovest del palazzo reale, permette una bella e suggestiva visione.
Terminato il pranzo, riprendiamo il pullman e constatiamo che l'aria condizionata proprio non funziona. Costeggiamo in senso orario le imponenti mura del palazzo reale e terminato il lato nord giriamo a sinistra, entriamo nella cinta della Shwenandaw Kyaung (L244 - M142), il ''monastero del Palazzo d'oro''. Questo monastero è realizzato con legno di teak intarsiato e dorato, sono 2 stanze provenienti dalle 114 del palazzo reale, andato distrutto da un incendio durante la seconda guerra mondiale. Le due stanze sopravvissute erano state staccate dal palazzo nel 1880 per un dono del re fatto ad un monaco molto erudito.
L'architettura dell'edificio è affascinante, la struttura completamente in teak finemente lavorato, all'esterno compaiono degli angeli a protezione dell'edificio, dei fiori di loto e dei pavoni (tra l'altro il pavone è il simbolo della Birmania, rappresenta il sole ed il giorno, mentre il coniglio rappresenta la notte ed il buio). Originariamente l'edificio era interamente dorato, oggi le parti dorate visibili sono solo quelle interne che protette dalle intemperie hanno mantenuto la doratura. La cinta del monastero è inusuale, la sua forma ricorda un diamante.
Sosò ci spiega che i monasteri venivano edificati proporzionalmente alle capacità dei monaci che ci vivevano, più un monaco era bravo, più poteva avere un monastero bello; ecco perché il re staccò due stanze del palazzo reale per realizzare questo monastero.
Entriamo nelle stanze dorate del monastero e resto abbagliato da tanta bellezza, vi sono delle colonne cilindriche interamente dorate, il soffitto è un unico bassorilievo; nelle pareti laterali, anch'esse lavorate, si aprono delle finestre che permettono alla luce di passare e riflettersi sull'oro presente creando un continuo gioco di luci ed ombre. Ad una parete della stanza è appoggiato l'altare di Buddha, con specchi e vetri originali, la parete dietro l'altare è interamente ricoperta di formelle rettangolari con angeli. La struttura interna del tempio si sviluppa partendo da una parte verticale esterna, poi una parte obliqua, successivamente un primo livello orizzontale, poi ancora una parete verticale, altro pezzo obliquo ed infine il plafone terminale, tutto interamente intarsiato e dorato. Ai lati dell'altare due porte, una per lato, comunicano con la seconda stanza, noi transitiamo da quella destra ed accediamo alla sala dove, vicino alla parete che divide le due stanze sono collocati quattro altari ed un armadio coloniale. Gli altari, originariamente erano collocati altrove, hanno una forma particolare, come due parallelepipedi sovrapposti, il parallelepipedo più grande è in basso e quello piccolo è sopra, entrambi con funzioni ben precise, quello sotto provvisto di ante conteneva i 40 libri del buddismo e sopra, veniva posizionata la statua di Buddha.
Scatto qualche foto della struttura lignea veramente incantevole, esco mi rimetto i sandali, pochi passi ed arriviamo presso Kuthodaw Paya (L243 - M141) ''il libro più grande del mondo'', la pagoda contiene 729 tavole di marmo, ognuna delle quali custodite in una singola cappella, sulle tavole sono incisi i tre libri fondamentali del buddismo. Per scrivere una tavola occorrono tre giorni di lavoro; originariamente le parole erano scritte in argento, poi furono scritte in oro ed attualmente i nobili metalli sono stati sostituiti con delle scritte in colore nero, per evitare il deterioramento dovuto alle intemperie. Le cappelle contenenti le tavole, in origine avevano degli hti di bronzo intarsiati con pietre preziose ed una campanella terminale in oro ed argento. Questi hti sono stati sottratti dai dominatori della Birmania nel corso dei secoli, attualmente sono presenti hti in ferro dorato.
All'interno della pagoda, uno stupa dorato con posti ai quattro punti cardinali sei orchi a protezione, la fisionomia di queste statue ha un'influenza cinese. All'interno della pagoda sono presenti 1771 tavole di marmo, anche queste, protette da piccole cappelle, riportano i tre libri fondamentali del buddismo.

All'interno della pagoda, in un tempio vediamo una statua di Buddha a grandezza naturale realizzata da un pezzo unico di legno con apposte sulla fronte delle pietre preziose, il soffitto a cassettoni è ricoperto d'oro lamellare, l'altare è anch'esso d'oro.
Usciamo dalla pagoda di Kuthodaw Paya e prendendo il pullman ci dirigiamo alle pendici della Mandalay Hill (L239 - M140), la collina di Mandalay, lasciamo il pullman e salendo su dei pick-up iniziamo la salita lungo tortuose strade. Ci fermiamo per vedere Shweyattaw Buddha (L241 - M141), la Statua di Buddha in piedi che con la mano tesa indica il luogo dove 2.400 anni dopo il passaggio di Buddha, sarebbe nata una città, Mandalay, fondata nel 1857. Vicino alla statua di Buddha alta 9,5 mt di legno dorato, una statua poco più piccola raffigura una donna, che la credenza dice si sia tagliata i seni in segno di rispetto per Buddha.
Risaliamo a bordo dei pick-up e proseguiamo la salita fino alla cima della collina. Tutta la cima è una zona sacra con templi ed alberi. Anche qui per fotografare, come in tutti i luoghi sacri, occorre pagare. L'edificio centrale della collina è interamente rivestito di specchi e di vetri colorati. Il luogo è pieno di libellule, Sosò dice che questo fenomeno indica pioggia, in effetti delle nuvole sono presenti nel cielo. Troviamo un gruppo di turisti francesi e la loro guida è la sorella di Sosò; ci fermiamo a salutarla e proseguiamo nel giro.
Il tramonto sulla città e sulla pianura sottostante è suggestivo, i raggi dorati del sole calante illuminano la pianura, si riflettono sulle risaie e sulla zona allagata creando un unico, grande immenso specchio a perdita d'occhio.
Lasciando la collina ed a bordo dei pick-up scendiamo percorrendo una strada diversa da quella fatta in salita.
Rientriamo in albergo, mi reco presso il business center munito di collegamento internet, con un pò a fatica riesco ad inviare una e.mail ad amici per far avere mie notizie, poi si parte per la cena.
Ci rechiamo in un ristorante tailandese per la cena e, mentre entriamo, per puro caso incrociamo delle persone che stanno uscendo dal locale, Fernanda riconosce un sacerdote che è stato in Italia, ci fermiamo a parlare un poco e ci diamo appuntamento per la sera successiva, dove poi gli daremo degli indumenti, un piccolo aiuto per proseguire la sua opera, oltre a dei farmaci portati dall'Italia che non avevamo usato.
La cena trascorre tranquillamente; involtini primavera, wanton fritti, zuppa di cavoli con formaggio, gamberoni fritti, pollo con verdure, verdure, pesce con verdure, spiedini di carne, l'insostituibile riso bianco. Per dolce arriva una ciotola con un impasto bianco e delle palline verdi, è grano ammorbidito nel latte di cocco. Ha un gusto strano, ma è buono. Anche in questo ristorante con grande gioia per gli italiani, troviamo il caffè espresso.
Nel locale c'è un gruppo di francesi che soggiorna nel nostro albergo, 2 ragazze parlano correttamente italiano, sono comasche, una è di Como e l'altra di Lomazzo, da tempo risiedono in Francia; una di loro parlando con Fausto scoprono che è la sorella di un'amica di Fausto: il mondo si rivela veramente piccolo.
Dopo la cena, rientriamo in albergo, mi addormento osservando la pagoda illuminata sulla collina e le stelle che brillano nel cielo.

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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