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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

25 ottobre 2006
Colazione e poi, partenza per il giro degli ultimi templi, Sarath ci saluta sempre con ''buongiorno signore e signori, come state, tutto bene?''; è' un saluto che è divenuto un piacevole rituale. Come tutte le guide cambogiane Sarath indossa la sua divisa; scarpe nere, pantaloni blu, camicia cachi con apposti sulle maniche dei distintivi di guida turistica. Girando per i templi, le guide sono sempre ben individuabili.
Rientriamo nella zona archeologica ed il primo tempio che vediamo è Banteay Srei (L178 - M123), ''Il tempio delle donne'', edificato nel 967, è realizzato in arenaria rosa-giallo che gli infonde un aspetto molto piacevole, i colori sono delicati e tutta la struttura è interamente decorata. Nel portale i bassorilievi illustrano storie indusiste della dea Vishnu, dentro la cinta, a fianco del tempio principale, sorge un edificio finemente decorato, è la biblioteca. Alcuni bassorilievi ''prelevati'' da un francese (e tutt'ora presenti nei musei parigini) sono stati sostituiti con delle copie fedelmente riprodotte. I bassorilievi scolpiti nell'arenaria colorata infondono la sensazione che la struttura sia di legno scolpito e non di pietra, i colori sono caldi, armonici ed avvolgenti.
Fuori dal tempio dei venditori insistenti, a tratti esasperanti cercano di vendere souvenir. Lungo la strada un mercatino: confrontando i prezzi con la Birmania, in Cambogia risultano molto più elevati, potrebbe essere l'effetto di un turismo molto più diffuso qui che nell'altro stato.
Ripartiamo verso altri templi e lungo la strada ci fermiamo in un villaggio dove i contadini preparano lo zucchero utilizzando i frutti delle palme. Con scale spartane, praticamente un semplice fusto di bambù con le propaggini delle foglie che è legato al tronco; i contadini salgono sulle piante raccogliendo i prodotti delle piante femmine (le noci di cocco ancora in fase embrionale) ed i baccelli delle piante maschio: le portano a terra e tramite un rudimentale strumento, le schiacciano per far uscire il liquido in esse contenute. Questo liquido viene fatto bollire in pentole ovalizzate poste su un fuoco a legna e dopo due ore di cottura il prodotto viene fatto raffreddare; è pronto uno zucchero marrone e molto dolce.
Lasciamo il villaggio e proseguiamo per il tempio di Banteay Samré (L174), anche questo tempio è stato realizzato dagli induisti per la dea Vishnu; in origine era il tempio dei contadini, ma è stato utilizzato dai khmer rossi come prigione. L'ingresso al tempio, rialzato rispetto al terreno circostante, è collocato alla fine di un viale posto su una terrazza con ai fianchi statue di leoni e di naga., la struttura interna del tempio è realizzata in arenaria grigia, mentre le mura di cinta sono costruite con laterite marrone, il gioco dei colori crea un bel contrasto cromatico; all'interno del tempio vi sono altre cinte murarie ed una serie di cortili, oltre che una serie di colonnati e di bassorilievi.

Dirigendoci verso l'albergo sul percorso vediamo il tempio di Pre Rup (L174 - M119), struttura unica con quattro torri poste verso i punti cardinali ed una centrale, l'imponenza delle cinque torri si nota anche da lontano.
Rientriamo in albergo per il pranzo a buffet, breve sosta per evitare la calura e poi ripartiamo per visitare il tempio di Preah Khan (L171 - M119), il tempio è stato avvolto completamente dalla foresta che lo ha fatto crollare, parzialmente restaurato dagli americani, presenta molti blocchi d'arenaria sparsi disordinatamente per terra. Il tempio di origine induista-buddista, ha alle pareti dei bassorilievi e sulle architravi supportate da colonnati, sono presenti una serie di bassorilievi raffiguranti danzatrici. Il centro del tempio è caratterizzato da una stanza da dove, sui quattro lati cardinali, si aprono dei corridoi costellati da colonne sormontate da travi. L'effetto ottico è veramente bello, da ogni parte si guarda, la prospettiva è la medesima (tolte le parti crollate e non restaurate).
Proseguiamo nella visita e vediamo il quarto tempio della giornata il Preah Neak Pean (L172 - M120). Il tempio è costruito su un terrapieno dove, tutt'intorno è stata realizzata una diga di contenimento dell'acqua per l'irrigazione delle risaie, si accede al tempio transitando su una strada sterrata circondata da acqua. Il complesso è formato da una parte centrale e da quattro vasche laterali. La parte centrale quadrata è circondata anch'essa da una vasca, al centro della stessa un edificio rotondo costituisce il tempio; alla base sono presenti due naga aventi le code incrociate, le teste sono rivolte a est e le code rivolte a ovest. Un tempo era luogo di venerazione e cura dei malati, i quali attingevano l'acqua dalla vasca centrale e la usavano per guarire dai malanni. Ai lati, adiacenti alle quattro vasche laterali quattro cappelle, ognuna contenente una statua/simbolo: a est la statua dell'uomo che significa saggezza; a nord la statua dell'elefante che significa felicità; a ovest la statua del cavallo che significa velocità; a sud la statua del leone che significa potenza.
Proseguiamo il giro visitando l'ultimo tempio della giornata il Ta Prohm (L166 - M117), forse è il tempio più famoso dell'area, completamente avvolto dalla giungla è fotografato ed è presente su tutte le guide turistiche. Le piante avendo posto radici fra i massi d'arenaria sono cresciute ed hanno divelto gran parte del complesso; enormi piante, con le loro grandi radici avvinghiano gli enormi massi di arenaria. Attualmente sono in corso delle opere di restauro. All'interno del tempio è presente una statua di Buddha con dell'incenso acceso. Originariamente la statua era abbellita da pietre preziose, che nel tempo sono state asportate. Rientriamo in città e ci fermiamo in un negozio per turisti; anche qui bisogna contrattare il prezzo ma la merce, anche se artigianale e tradizionale è molto per turisti.

Durante il rientro Sarath, ci illustra la situazione della Cambogia e di Siem Reap; la città ha 80 alberghi; in Cambogia esistono solo sette guide turistiche che parlano italiano, in quanto gli italiani sono presenti in modo organizzato da soli due anni.
Transitiamo presso delle scuole elementari che sono presenti in tutto il paese, le scuole medie invece sono dislocate solo nelle grandi città e per i contadini risulta impossibile mandare ai figli a scuola per i costi da sostenere.
Gli agricoltori coltivano riso di cui fanno un solo raccolto l'anno e poi seminano angurie; per incrementare il guadagno, tagliano legname nella foresta e lavorano lo zucchero dalle palme. Le risaie sono ben tenute, l'allagamento naturale annuale viene ben sfruttano, i terreni sono circondati da palme per le noci di cocco e per la produzione dello zucchero. In Cambogia è presente qualche bacino artificiale che serve per trattenere l'acqua piovana per alimentare le risaie.
Gli impiegati statali percepiscono uno stipendio di circa 50 $ al mese, la corruzione, anche qui, è molto diffusa.
Le case cambogiane sono palafitte con i pilastri in legno o in cemento, l'altezza delle abitazioni serve per evitare le alluvioni o come deposito di riso e prodotti vari; per accedere ai piani superiori sono presenti sempre della ampie e decorate scale di legno.
Transitiamo vicino ad una struttura in costruzione, è la fiera di Siem Reap, il 25 novembre ci sarà una fiera internazionale con la presenza di 121 paesi stranieri; intorno alla fiera sono in costruzione delle strade d'accesso, vediamo un camion che trasportava sabbia ribaltato in un fosso per il cedimento del terreno.
L'economia cambogiana si basa sulla produzione di riso che alla fine è sufficiente per il fabbisogno nazionale, la frutta viene importata dalla vicina Thailandia e dal Vietnam. Come export vi è abbigliamento e seta, i manufatti sono esportati in Cina, Malesia e Stati Uniti.
Rientriamo in albergo che è sera, doccia e poi cena all'aperto rallegrata da uno spettacolo con danze e musiche cambogiane. Dopo la cena, qualche parola con il gruppo e poi a nanna.

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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