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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

11 ottobre 2006
Atterriamo, la struttura aeroportuale in acciaio e teloni è moderna, vastissima, pulita ed ordinata, richiama una vela continua, è davvero imponente. Lunghi corridoi portano agli imbarchi di chi come noi ha solo il transito, procediamo per oltre 1 km su tappeti mobili e saliti al piano superiore, transitiamo dal controllo per l'imbarco verso Yangon, la capitale della Birmania, ci sediamo all'uscita, guardo l'orologio, sono le 6,35, il sole è già alto nel cielo, il sonno comincia a farsi sentire, durante il volo praticamente non si è dormito, chi leggeva, chi utilizzando i monitor TV LCD dell'aereo guardava un film, chi giocava, chi ascoltava musica. Dopo un breve attesa riprendiamo il volo diretti a Yangon, il volo è breve, circa 50 minuti. Le hostess della Thai, alle donne presenti sull'aereo, prima di scendere hanno omaggiato una colorata e stupenda orchidea, proprio un pensiero gradito di benvenuto.
Osservando dal finestrino, il paesaggio si presenta come una distesa pianeggiante, una sterminata risaia. Risaie irregolari con molti corsi d'acqua vicini, qualche grande fiume adiacente, si vedono case e palme, alcune abitazioni sono nuove, altre sembrano delle capanne. Atterriamo e vedo delle persone che lavorano ai margini della pista, la prima impressione è di essere arrivato in un paese in via di sviluppo. L'aereo si ferma, scendiamo, ad aspettarci c'è un pullman molto fatiscente che in un tragitto lungo pochi metri ci conduce alla zona di arrivo dei voli internazionali. L'aeroporto da più l'impressione di un grande cantiere aperto, dove chi transita deve far attenzione alle impalcature presenti ed agli operai che lavorano, uomini e donne sono su impalcature senza nessuna protezione, restando in equilibrio su delle semplici assi di legno. Passiamo il controllo per l'ingresso in Birmania, ci apprestiamo a ritirare le valigie e cercare la guida che ci accompagnerà per il tour. Troviamo una ragazza birmana che parla italiano, è una guida turistica che sta rientrando a casa, ci da una mano ad individuare le nostra guida locale, man mano che la valige arrivano, si ritirano e si passa la dogana aeroportuale, sono alla fine del nastro e .... la mia valigia non arriva. Grazie alla ragazza birmana chiedo delle informazioni e mi dicono che se la valigia non è arrivata, potrebbe arrivare alla sera con un altro volo della Thai e che comunque sono cose che succedono. A quel punto bisogna compilare il modulo di denuncia, c'è coda, da quanto comprendo non sono arrivate 4 valigie. Formalità burocratiche espletate parlando con la nostra guida, mi dice che provvederà l'agenzia al reperimento ed alla consegna della valigia direttamente in albergo. Non sono del tutto tranquillo. Meno male che nel bagaglio a mano, mi sono portato un cambio, oltre che la macchina foto ed il blocco per gli appunti.
Finalmente riesco a raggiungere gli altri sul pullman che è posteggiato fuori dall'aeroporto, nel salire noto subito qualcosa di strano, la guida del veicolo è a destra, ma la direzione di marcia è come in Italia; il pullman risale a quando la circolazione era in stile inglese, quindi si sale dalla parte sinistra del pullman, ovvero dal centro della carreggiata.
Partiamo verso l'albergo, la guida si presenta, si chiama Soe Min Tun, ma dice di abbreviare il suo nome con Sosò; è un ragazzo gioviale, parla fluentemente l'italiano, la prima impressione è ottima.

Durante il viaggio di oltre un'ora verso l'albergo, Sosò ci accenna qualcosa della situazione del suo paese, che coincide con quanto letto sulle guide e reperito in internet; la situazione politica del paese è delicata, il regime è militare e per il controllo si avvale di un efficiente servizio di spionaggio interno. Il telefono cellulare non funziona, chiedo spiegazioni e mi dice che funzionano solo le schede birmane, tutte le altre sono inutilizzabili. Con l'Italia nessun collegamento tramite cellulare, è possibile mantenere il contatto con il telefono dell'albergo e con la posta elettronica, dove è reperibile.
Dall'aeroporto, ho notato che le persone non vestono all'occidentale, solo i militari e la polizia indossano i pantaloni, tutte le altre persone portano una specie di gonna la cui lunghezza varia dalla caviglia alle ginocchia. Chiedo a Sosò, il quale ci spiega che è il longyi, l'indumento tradizionale birmano, usato da uomini e da donne, è comodo e pratico. La calzatura comune per i birmani è la ciabatta infradito, comoda, pratica, facile da togliere e da mettere. L'usanza vuole che nelle abitazioni si circoli scalzi, quindi prima d'entrare, occorre togliere le calzature, altro motivo della comodità delle ciabatte infradito. Inoltre l'accesso ai luoghi sacri, in segno di rispetto, è permesso solo scalzi.
Penso: se la valigia non arriva, potrei acquistare un longyi, oppure andare in cerca degli abiti occidentali? Vedrò l'evolversi della situazione nella serata.
Procedendo verso l'albergo, noto un contrasto urbanistico notevole, palazzi nuovi affiancati da abitazioni fatiscenti realizzate con uno stile indefinito, moderne come fattura, ma trascurate. Si vede un'urbanizzazione molto caotica, quasi senza regole con uno stridente contrasto tra gli edifici, la zona residenziale è molto ben curata, con case in stile coloniale inglese. Durante il viaggio, dal pullman, si vedono delle pagode dal tetto dorato, transitiamo nei pressi dell'imponente, elegante e scintillante Shwedagon Paya, la pagoda meta del tour pomeridiano.

Arriviamo il albergo, cocktail di benvenuto e sistemazione nelle camere. Sono al 19° piano, osservando dalla finestra il panorama, seppur assonnato vedo meglio il contrasto degli edifici visti dalla strada. Dopo il viaggio un sonno di alcune ore ci vuole proprio per riprendersi dalla differenza creata dal fuso orario, siamo 5 ore più avanti dell'Italia, qui è giorno inoltrato praticamente non abbiamo dormito una notte. Suona il telefono che sono le 11,45 locali, ed è l'inizio del tour, benvenuti in Birmania sembra annunciare la sveglia .... Il ritrovo è nella hall dell'albergo, la guida cerca di tranquillizzarmi per la mia valigia che ''forse'' arriverà stasera, meno male che sono stato previdente col cambio nel bagaglio a mano (prevenire è sempre meglio che curare). Saliamo sul pullman ed attraversando la città arriviamo nei pressi di un lago, dove in un ristorante cinese, degustiamo alcuni piatti della cucina birmano/cinese, involtini di gamberi avvolti in una pasta di riso e fritti, zuppa con carne di pollo e funghi, manzo con verdure, pesce, anatra, verdure cotte, tutto accompagnato da riso bianco bollito. Sono sapori nuovi, il pranzo si conclude con dell'ottima frutta fresca, melone bianco, papaja, anguria. I sapori ricordano vagamente i nostri ristoranti cinesi, il servizio è ottimo. Per fortuna che a detta di Sosò, questa doveva essere solo una breve sosta per uno spuntino prima d'iniziare il tour.
La temperatura è calda ed umida, oltre 35 gradi con 80% d'umidità, il monsone è appena passato e dovremmo trovare solo delle perturbazioni residue.
Risaliamo sul pullman e girando per la città vediamo degli autobus un ''po datati'', sono vecchi automezzi inglesi, risalenti al secondo conflitto mondiale, una volta usati per il trasporto truppe ed ora trasformati in bus cittadini. Alcuni sono strapieni di persone, Sosò ci spiega che tutti pagano il biglietto, ma solo i più fortunati si siedono, altri viaggiano in piedi, altri viaggiano abbarbicati all'esterno dell'autobus. Ad una fermata noto l'interno vuoto di questi bus: i sedili sono costituiti da 2 panche di legno poste longitudinalmente ai lati collocate sotto i finestrini e di altre 2 panche di legno poste centralmente.

Proseguiamo per la città e velocemente arriviamo nei pressi di una struttura che si presenta come un capannone, ma l'ingresso è abbellito e finemente decorato, siamo a Chaukhtatggi Paya (L95 - M96): essendo un luogo sacro dobbiamo togliere le scarpe per entrare, un'imponente statua di Buddha disteso, lunga 72 metri si presenta alla nostra vista. Il rispetto per i luoghi sacri è enorme, bisogna sempre entrare a piedi nudi e, nei templi maggiori vestiti con coperte gambe e braccia (questo rispetto lo attueremo in tutta la Birmania e nei maggiori templi della Cambogia). La statua di Buddha risale al 1962, è realizzata in mattoni pieni, finemente rivestita e colorata; la colorazione è un particolare molto apprezzato dai birmani. Il capannone è sorretto da alcuni pilastri decorati con argento e specchi. Vicino la statua, delle teche raccolgono le offerte dei fedeli, offerte che servono per la manutenzione della statua e di tutto il complesso. Il cuscino della statua è fatto con vetri decorati. Nel capannone c'è una foto della statua originale, che è stata demolita e sostituita con l'attuale. Le piante dei piedi della statua di Buddha, sono decorate con 108 tavole raffiguranti fiori, animali ed habitat. Sono un punto di riferimento della religione buddista, queste tavole rappresentano l'essenza del credo buddista. Sono raffigurati i 7 monti che bisogna superare ed i 7 mari che bisogna attraversare per raggiungere il Monte Merù, punto centrale della religione buddista. Inoltre sono raffigurati tutti i piani che componenti il paradiso che rappresentano le reincarnazioni espresse dal buddismo. Il paradiso è composto da 26 piani di cui 6 inferiori, dove vivono gli angeli e 20 superiori, poi esiste il piano attuale dove vivono le persone e gli animali, infine esistono 4 piani dell'inferno. In totale sono 31 livelli.
Lasciamo l'imponente statua e Sosò ci accompagna a visitare l'adiacente monastero, dove centinaia di monaci vivono e studiano. Mentre giriamo, ci racconta la vita quotidiana dei monaci; all'alba si alzano, colazione e poi con in mano un vaso nero, completamente avvolti dal loro mantello marrone scuro, girano scalzi per il paese alla richiesta di carità, il cibo viene versato loro dai fedeli nel vaso nero (solitamente riso bianco bollito). Il monaco fa due pasti al giorno, il primo all'alba ed il secondo comunque prima della 12 e fino alla mattina successiva non ingerisce alimenti. Nel pomeriggio, il monaco può girare con una spalla scoperta. L'abbigliamento completamente coperto della mattina è un segno di rispetto per i fedeli che danno offrono loro cibo.
Girando per il monastero vediamo come sono strutturate le case birmane, innanzitutto si entra scalzi, le scarpe e le ciabatte vanno lasciate sull'uscio. Solitamente la prima stanza che si trova è un salotto dov'è posizionato un altare con sopra una statua di Buddha, davanti alla quale sono posti 5 bicchierini che rappresentano: Buddha, i monaci, i benefattori, i genitori ed i maestri.

Visitiamo la casa dove vivono i monaci, un salotto con l'altare, dei servizi molto semplici, un lavello, una stanza con delle stuoie collocate per terra, dove i monaci dormono, infine un locale dispensa dove dormono il capo ed il vice capo dei monaci. L'edificio è totalmente in legno, l'interno è semplice ed accogliente, le finestre lasciano entrare una luce che illumina i luoghi che sono dedicati alla lettura ed allo studio.
Visitiamo totalmente il monastero: posto su una collina, è costituito da case il legno, i viali interni sono interamente protetti da coperture, a riparo dal sole e dalla pioggia. All'esterno delle loro residenze, alcuni monaci si lavano, indossando il loro mantello marrone si versano addosso dell'acqua servendosi di alcuni catini in ferro (usanza che troverò per tutta la Birmania). Altri monaci riposano su panche di legno poste sotto delle piante presenti comunque vicino alle abitazioni.
Usciamo dal convento, risaliamo sul pullman e rimettiamo le scarpe, ma poco dopo effettuiamo un'altra fermata, siamo arrivati all'imponente ed estesa pagoda di Shwedagon Paya (L87 - M87)) con lo stupa dorato.
Ho appena parlato di pagoda e di stupa, ma che significa? Noi occidentali utilizziamo indifferentemente il termine pagoda per indicare qualsiasi struttura religiosa buddista, ma esistono delle differenze fondamentali, vediamole:
• la pagoda è un complesso religioso dove sono presenti più strutture;
• lo stupa è un edificio di mattoni pieni, solitamente la forma ricorda le foglie del ''Ficus Religiosa'' o ''Albero della Pippala'', l'albero dove Buddha ha avuto l'illuminazione e le cui foglie dalla forma che vagamente rappresentano un cuore capovolto, sono divenute modello per la costruzione degli stupa, tendenzialmente dorato, ma i birmani amano colorarlo anche di bianco.
Alla base dello stupa possono essere custodite: delle reliquie di Buddha, o delle reliquie di monaci, o copia dei tre libri sacri del buddismo, oppure una tavoletta votiva.
Lo stupa termina con una cima decorata la ''hti'', con forma ad ombrello o a corona votiva; in cima all'hti sventola sempre una banderuola, la ''hingetmana''.
L'hti è realizzato in ferro dorato o in bronzo dorato e, nelle costruzioni più importanti anche d'oro tempestato di pietre preziose.
• il tempio è un luogo di culto, di preghiera, è accessibile ai fedeli e contiene delle statue di Buddha.
Ma ritorniamo al nostro giro, il pullman si ferma, togliamo le scarpe e ci apprestiamo ad entrare nel complesso accedendo dal portale ovest. Nella pagoda sono presenti 4 accessi, uno per punto cardinale, gli accessi originali erano in legno decorato, sono stati rifatti iniziando 1997 e terminando nel 2002. Gli accessi alla pagoda si presentano come dei corridoi interamente ricoperti da tettoia, i bianchi muri, sostengono una serie di sette tetti verdi abbelliti da lavorazioni dorate, che degradano verso l'alto, alla fine il tetto è sormontato da un pinnacolo anch'esso dorato, lo sguardo si perde verso l'infinito a guardare la bellezza di simili coperture.
La copertura dei templi e di altri edifici è chiamato ''pytthat'' si presenta con più tetti sovrapposti, decorati con trafori in legno dorato o in latta, che vanno man mano stringendosi verso l'alto.

Per accedere alla pagoda, evitiamo di salire le gradinate degli accessi ed utilizzando un ascensore recentemente costruito arriviamo velocemente in cima alla collina, avendo una visione unica sulla città, sulle colline circostanti e sul paesaggio complessivo, la vista che si presenta è davvero affascinante, verdi colline sono a perdita d'occhio.
Entriamo nel perimetro della pagoda, subito vediamo un altare posto sotto un ''Ficus Religiosa'', l'atmosfera appare surreale ed è immensa le religiosità che si percepisce in questo luogo, giriamo fra pinnacoli dorati, camminiamo tra fumate d'incenso e persone oranti. Il cielo è grigio, ma uno squarcio azzurro fa breccia nelle nuvole, il sole illumina l'imponente stupa dorato, una struttura alta 99,6 mt. Si gira intorno alla struttura in senso orario, lo stupa è circondato dalle statue che indicano i punti planetari con raffigurazioni (L92) che rappresentano i nati alla mattina o al pomeriggio di ogni giorno della settimana; dove i nativi pregano ed offrono offerte alle corrispondenti statue.
Lo stupa è circondato da un pavimento di marmo bianco che viene pulito costantemente da dei volontari 2 volte al giorno seguendo precise e rigide formazioni, la pulizia avviene alla mattina ed al pomeriggio. Nell'area vi sono molti stupa bianchi o dorati edificati da privati fino al 1999, dopodiché ne è stata proibita l'ulteriore proliferazione. Proseguiamo nel nostro giro in senso orario ed arriviamo ad un edificio contenente una campana di 20 tonnellate, la campana è divisa in 3 parti ben distinte, la prima è il bordo, la seconda illustra storie di Buddha, la terza ha dei riferimenti astrologici.
Vicino alla campana un edificio contiene dei telai in legno, sono telai su cui nella notte di luna piena, in occasione della festa buddista celebrata, le donne tessono un tessuto; è una gara che alla fine vedrà un vincitore che verrà premiato con molto denaro ed il suo prezioso tessuto servirà per vestire una statua di Buddha.
Poco distante vi è una statua di Buddha con un ventaglio azionato a mano, la credenza popolare vuole che agitare questo ventaglio serva ad allontanare i nemici personali.
Proseguiamo sempre a piedi nudi, ed in un edificio troviamo un'interessante galleria fotografica della pagoda, vi sono foto in b/n e foto a colori che testimoniano le varie vicissitudini che il complesso ha attraversato nel corso della storia. Vi sono delle stupende foto a colori del'hti, posizionata sul punto più alto dello stupa, contenente un diamante di 76 carati, è completamente d'oro ed è incastonata di pietre preziose; l'hti attuale è stato collocato nel 1999, sostituendo il precedente di bronzo dorato. Lo stupa è interamente ricoperto da lamine d'oro.
Vi sono foto che testimoniano gli imponenti lavori di restauro effettuati, il rifacimento degli edifici e l'abbellimento degli stessi; una bella ed importante testimonianza che manifesta anche il rispetto per questo luogo sacro per i buddisti.
Poco distante, sotto un tempio in legno è conservata una campana di 40 tonnellate. Proseguendo nel giro, vediamo una cappella con una statua dorata di Buddha tempestata di pietre preziose, questo è un luogo particolare per la preghiera e la meditazione. Uscendo dalla pagoda e dirigendomi verso l'ascensore che mi riporterà alla base della collina, noto che il sole sta tramontando facendo breccia nel cielo grigio, invia i suoi raggi sul rivestimento dorato dello stupa, illuminando anche le altre decine di stupa dorate, quale migliore benvenuto in Birmania si poteva auspicare?

Ho parlato delle statue di Buddha che abbiamo visto finora, ma vediamo le tre posizioni dell'iconografia classica che maggiormente incontreremo nel percorso in Birmania ed in Cambogia:
• il Buddha seduto, con la mano destra che tocca il suolo e la mano sinistra appoggiata sul grembo, questa posizione simboleggia la meditazione;
• il Buddha in piedi, con la mano destra tesa e l'indice puntato indica la via, con la mano sinistra alzata in segno di saluto, indica rassicurazione;
• il Buddha sdraiato con le gambe flesse rappresenta il raggiungimento del nirvana, con le gambe distese è l'atto prima della morte;
Finora le statue viste erano quelle di Buddha seduto che simboleggia la meditazione e, saranno anche la maggior parte di quelle che vedremo nelle visite, qualora le statue fossero diverse le indicherò volta per volta nel racconto.

Rientrando in albergo facciamo un giro al mercato cinese, noto la ricchezza di colori della frutta, assaporo il profumo delle carni cotte alla griglia, vedo negozi di abbigliamento (di cui prendo il riferimento, qualora la valigia non arrivasse), negozi di cosmetici e di gioielli. I banchi del mercato sono fatti con dei sostegni di legno, le tavole sono di bambù intrecciato e le tovaglie fatte con delle enormi foglie, dove viene posato il cibo in vendita. Innumerevoli sono i pesci secchi esposti di cui ignoro il nome, anche la variegata frutta presenta vegetali a me sconosciuti, fra quelli conosciuti, individuo i meloni bianchi che abbiamo gustato nel pranzo.
Rientriamo in albergo per una doccia, mi cambio (con quello che ho nel bagaglio a mano) e poi si riparte col pullman per un ristorante posto, anche questo su un lago. Il ristorante, in muratura, ha una forma simile ad un battello, è un posto solo per turisti, e questo lo dimostra la qualità dozzinale del cibo. La serata è rallegrata da uno spettacolo musicale di danze tradizionali e poi da uno spettacolo di marionette. La cena trascorre velocemente e rientriamo in albergo verso le 21,30. Sosò avverte tutti di preparare una valigia leggera per un pernottamento di una notte, per l'escursione del giorno successivo.
La mia valigia non è giunta all'aeroporto, di conseguenza il mio zaino si adatta perfettamente all'occasione, nel frattempo recupero qualche maglietta.
In camera, dopo il viaggio aereo e la giornata trascorsa tra pullman e visite, con negli occhi ancora lo spettacolo della pagoda dorata e l'enorme statua di Buddha, crollo in un profondo sonno .

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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