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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

15 ottobre 2006
Alle 6,00 siamo svegliati da una musica proveniente dal villaggio posto nelle prossimità dell'albergo, scoprirò poi che si tratta di una festa locale; il risveglio permette di vedere le prime luci sul lago. Il cielo si presenta nuvoloso e grigio, le nuvole sono molto basse e coprono le cime delle montagne circostanti, non so che tempo ci aspetta durante la giornata, ma se il buongiorno si vede dal mattino, potrebbe anche piovere.
E' domenica, Santa Messa, colazione e partenza con le barche per un tour sul lago che durerà tutta la giornata; il sole spunta dietro le montagne e cerca di farsi largo tra le nuvole, l'acqua del lago si colora secondo la luce che riceve, a tratti è grigia, a tratti è verde, in altri punti è azzurra. Navighiamo per quasi un'ora sulle calme acque e mentre viaggiamo vediamo gli orti galleggianti, notiamo dei pescatori e dei contadini che raccolgono alghe dal fondo del lago che utilizzeranno come base fertile per gli orti. Attraversiamo villaggi in cui parte delle palafitte, seppur alte, sono allagate, la profondità del lago solitamente è 4,5 mt, ma a seguito delle abbondanti piogge l'acqua in questi giorni supera i 7 mt. Lasciamo il lago e ci addentriamo in un affluente la cui acqua è marrone, percorrendo il tortuoso fiume arriviamo ad un attracco per le barche, siamo a Indien (L197 - M173), un villaggio posto sulla riva destra del fiume che stiamo risalendo; lasciamo le barche ed a piedi attraversiamo il villaggio transitando per il mercatino locale, passiamo nelle adiacenze di una scuola elementare ed arriviamo all'imbocco di un porticato ligneo sostenuto da 403 colonne di muratura bianca per lato. Sotto il porticato sono disseminate decine di bancarelle con esposti souvenir e prodotti locali; tutt'intorno centinaia di piccole pagode. Percorrendo il colonnato, all'esterno vediamo delle tombe, appartengono a dei semplici monaci, in passato solo loro erano seppelliti mentre i capi monaci venivano cremati. Il complesso delle pagode risale al XVIII sec., sono in totale 1.045. C'è un tempio principale, stupa e tempietti sono disposti lateralmente, disseminate sulla collina, ed insieme al verde creano una fitta rete di guglie alcune marroni (quelle da restaurare), alcune bianche ed alcune dorate, lo spettacolo è unico e la vista si perde in mezzo a tanta incantevole bellezza. Le pagode, originariamente, avevano tutte un rivestimento decorativo giallo chiaro fatto con pozzolana (una sabbia naturale), attualmente il tempo, i terremoti ed i tombaroli ne hanno distrutto gran parte, che comunque è visibile a ''macchia di leopardo''. Le pagode esistenti, la cui maggior parte sono dei piccoli templi, sono state oggetto di predazione da parte dei tombaroli e di saccheggiatori, i quali cercando tesori o reliquie hanno asportato o rovinato le statue presenti all'interno delle strutture, ma tutto questo non diminuisce l'incontrastato fascino del luogo. Alle pareti dei templi e sopra le porte sono presenti delle statue, che rappresentano angeli guardiani a protezione; le statue con diverse figure, rappresentano simbologie varie, risalenti ad epoche e culture differenti. Salendo sulla collina arriviamo al tempio principale, edificato nel XII sec. in puro stile birmano, tutt'intorno sono presenti decine di stupa dorati recentemente restaurati, ed alla base di ogni stupa vi è il nome del donatore. Il tempio è fatto a T rovesciata, l'entrata è frontale all'altare dove è collocata una statua di Buddha, a sinistra, rispetto all'entrata, si trova un altare decorato con vetri colorati e specchi, con altre statue di Buddha, a destra un'uscita permette l'accesso alle altri stupa laterali. Le pareti del tempio sono decorate con vetri policromi e specchi, nella parte alta delle pareti sono presenti dipinti raffiguranti storie della vita di Buddha; il soffitto è colore rosso con decorazioni in oro, il pavimento è di piastrelle in ceramica su cui sono stese delle stuoie di bambù. Sosò spiega che gli specchi posti dietro le statue di Buddha servono come riflesso di se stesso e delle proprie azioni, di conseguenza per potersi riflettere nello specchio senza vergognarsi, bisogna avere e mantenere un comportamento corretto.

Usciamo dal tempio e ci dirigiamo alla base della collina percorrendo il lungo colonnato coperto; noto che le bancarelle sono aumentate, essendo arrivati di buon ora i commercianti non le avevano ancora allestite al nostro arrivo. Sulle bancarelle si trovano caratteristici prodotti artigianali locali quali dei contenitori in lacca con bassorilievi, mentre coltelli, riproduzione di perle, argenterie ed oggetti di lacca decorata, provengono da altre zone del paese.
Riattraversiamo il villaggio e transitando nei pressi della scuola, vediamo i bambini che fruiscono dell'intervallo e come in tutto il mondo la loro voglia di giocare e di ridere è inconfondibile. Arriviamo in prossimità delle barche ed aspettando il gruppo ci fermiamo in un chiosco a bere del latte di cocco; fresco, gustoso e dissetante. Qualcuno nelle bancarelle ha fatto acquisti, do un'occhiata pure io, vedo delle magliette carine che acquisto da portare a casa.
Saliamo sulle barche e percorrendo il fiume rientriamo nel lago, dopo mezz'ora di navigazione arriviamo nei pressi di un villaggio dove imponente appare il Phaung Daw Oo Paya (L197 - M172), un tempio di forma quadrata col tetto di colore rosso decorato con ferro dorato, degradante su sette livelli e con in cima un altissimo hti dorato che sembra perdersi nel cielo.
All'interno del tempio il soffitto è completamente laccato in rosso e decorato con oro, sulle pareti sono presenti dei dipinti che raffigurano avvenimenti della vita di Buddha, posto al centro un altare con 5 piccole statue, tre Buddha e due Monaci. Le statue ricoperte di milioni di foglioline d'oro nel corso degli anni, oggi appaiono completamente deformate, sono un ammasso disomogeneo d'oro. Vicino al tempio, sotto un capannone è ormeggiato un battello nero con decorazioni dorate, è il battello che è utilizzato per la festa del lago, che è appena terminata. La festa ha origini molto lontane, inizialmente le cinque statue erano trasportate tutte sulla prua del battello dove girando per tutti i villaggi del lago sostava una notte intera; usanza tutt'ora presente, ed essendoci 20 villaggi, la festa dura 20 giorni.
Nel 1956 durante la festa, una tempesta ha fatto affondare il battello che trasportava le statue, immediatamente sono iniziate le ricerche delle statue affondate, ma nonostante gli sforzi profusi, dal fondale furono ripescate solo quattro delle cinque statue, mancava la più piccola. Al calar della notte, quando riportarono le quattro statue al tempio, sull'altare trovarono la quinta, bagnata e sporca dei detriti del lago; come fosse arrivata lì a tutt'oggi è un fatto inspiegabile.
Nel 1957 in occasione delle festa del lago, appena la statua lasciò il tempio, improvvisamente scoppiò un temporale e la gente, memore di quanto successo l'anno precedente, decise di riportare la statua nel tempio, appena la statua venne depositata sull'altare, il temporale cessò; da quell'anno durante la festa vengono portate in pellegrinaggio solo le altre quattro statue.

Sotto il tempio è presente un mercatino di prodotti artigianali locali, si trovano attrezzi agricoli, coltelli, stoffe, borse e camicette.
Uscendo dal complesso, l'acqua del lago rispecchia l'azzurro del cielo, ai lati del lago le verdi montagne fanno da cornice, nel cielo qualche nuvoletta bianca, il sole è veramente caldo; il clima è ideale per la navigazione.
Abbandoniamo la ressa del tempio e dopo pochi minuti di navigazione, arriviamo in una zona tranquilla fatta di palafitte di legno e di bambù, è il ristorante; una bella ed accogliente struttura che ci permette d'osservare bene alcuni aspetti del lago.
Approfitto della sosta per chiedere a Sosò delle delucidazioni sulla costruzione delle palafitte, già dalla mattinata ho notato abitazioni in bambù con tetti di paglia ed abitazioni di legno con tetto di lamiera. La guida mi dice che le abitazioni viste rappresentano i due diversi stili delle case; le prime sono costruite interamente in bambù, dai pali di sostegno alle pareti esterne, i pali hanno una durata di 6 anni e le pareti una durata di 3 anni; le finestre, nella maggior parte dei casi, sono anch'esse fatte con stuoie di bambù.
Le case di legno sono realizzate con dei pali in teak e le pareti in un altro legno locale, la durata di queste case è di circa 50 anni, ed evita una manutenzione continua, inoltre permette di avere delle finestre in legno e vetro.
Il bambù ha una funzione termoregolatrice, permette alle pareti di mantenere un microclima più fresco durante il periodo estivo e trattiene una minore umidità durante il periodo delle piogge.
Approfittando della competenza e della pazienza di Sosò, chiedo come fanno a realizzare gli orti galleggianti che ho visto precedentemente; mi spiega che per realizzarli i contadini, infilano nel fondo del lago delle lunghe canne di bambù che devono fuoriuscire dalla superficie del lago formando dei pali fermi su cui appoggiano le alghe pescate dal fondo, che costituiranno la base ''terrena'' creando uno strato molto fertile. Una volta che lo strato assume la consistenza dovuta, nello stesso, vengono infissi altre canne di bambù che servono come sostegno per far crescere verdura o fiori. Essendo l'orto galleggiante sul lago, i ''contadini'' si muovono solo ed esclusivamente su barche per tutti i lavori della coltivazione.
La spiegazione viene interrotta dal pranzo che sta per essere servito; pollo con arachidi, maiale, zucchine, pesce, spaghetti di riso, riso bianco, the.
Terminato il pranzo riprendiamo la navigazione e noto delle barche cariche di persone; sono alluvionati che avendo la casa inagibile stanno traslocando presso dei monasteri oppure presso parenti.

Proseguendo il nostro giro sul lago, arriviamo presso alcune palafitte collegate tra loro con dei pontili di legno, siamo in un centro di tessitura dove degli artigiani producono tessuti in cotone ed in seta; la seta proviene da Mandalay, qui viene colorata e tessuta. Tutte le fasi della tintura, della tessitura e della creazione dei disegni sono prettamente artigianali; per la colorazione sono usati dei colori naturali ottenuti da corteccia e radici. Giriamo per gli edifici osservando donne che con telai di legno, creano tessuti dai disegni variegati e colorati. In un edificio vediamo una lavorazione unica nel suo genere: la creazione di un filo utilizzando degli steli di fiori di loto; vengono fatti dei mazzetti di steli e vengono tagliati in pezzi lunghi circa 10 cm, da qui estraggono una resina filamentosa che unita crea un sottile filo, questo filo viene fatto essiccare e poi viene lavorato. Per creare un tessuto di 200 x 30 cm. occorrono 22.000 steli. Questo prezioso tessuto, un tempo era usato per i vestiti delle statue di Buddha, oggi i tessuti sono prodotti per il mercato giapponese, cui la richiesta è molto forte. Il tessuto finale si presenta ruvido, di colore nocciola chiaro, ha una funzione termoregolatrice veramente elevata ed il costo è quasi il doppio di un raffinato tessuto di seta.
Usciamo dall'edificio e camminando sui pontili di legno che collegano gli edifici, facciamo un giretto tra le palafitte, ad un certo punto troviamo una scritta ''espresso'', ma sarà vero o è un'allucinazione? Presi dal dubbio e dalla curiosità, mentre qualche donna è nel negozio per vedere i tessuti prodotti, altri del gruppo vanno alla ricerca della preziosa bevanda nera, e come tutte le favole, il lieto fine arriva; un bar è dotato di macchina per il caffè e la bevanda servita è buona.
Dopo aver degustato il caffè, riprendiamo la barca, attraversando villaggi e costeggiando orti galleggianti ci dirigiamo verso Nga Hpe Chaung (L196 - M170), il ''Monastero del gatto che salta''.
Attracchiamo e scendendo dalla barca ci apprestiamo a visitare la struttura, all'interno del tempio, sono custoditi altari di legno provenienti da altri templi, il raggruppamento di tanti altari, sembra farne un unico ed impareggiabile museo d'arte sacra dell'etnia Shang. Gli altari sono in legno dorato, finemente lavorato, abbelliti con specchi colorati. Oltre agli altari, sono presenti delle antiche statue di Buddha, le statue sono lignee, ve ne sono alcune dorate ed altre colorate, tutte tipiche dell'arte Shang (riconoscibili dagli orecchini e dai gioielli presenti). Vicino alle statue c'è un trono dove siede un monaco durante i festeggiamenti del tempio.
Poco distante, sul pavimento una serie di stuoie indicano il luogo dove un monaco fa saltare i gatti (da qui l'origine del nome del monastero), un'attrazione inventata più per i turisti che per i fedeli; i felini vengono ''invitati'' a saltare in un cerchio tenuto a circa 80 cm dal suolo, se il gatto salta viene ricompensato con del cibo. Viste le dimensioni dei gatti, gli stessi devono essere bravi a saltare nel cerchio ed il cibo non manca.
Il monastero edificato nel 1843 è interamente realizzato in legno misura 60 per 40 mt, il pavimento è completamente in teak lamellare, il tetto è sostenuto da oltre 200 colonne di teak lavorato. Il tetto degradante è a tre strati, originariamente erano cinque livelli, ma questo non riduce la bellezza del luogo, tutto il tetto è decorato con tavole lignee disegnate con episodi della vita di Buddha.
Riprendiamo le barche e rientriamo verso l'albergo transitando per il villaggio di Kye Za Gong, completamente circondato da orti galleggianti. Gli orti disposti su lunghe file, sono circondati da acqua calma, tutt'intorno dei ''muri'' fatti con erbe acquatiche creano una barriera impenetrabile alle barche e alle onde che s'infrangono sui muri a protezione degli orti. All'interno del perimetro l'acqua è calma, ciò permette ai contadini di lavorare tranquillamente sulle proprie imbarcazioni di legno per coltivare ortaggi e fiori. E' veramente inusuale vedere sull'acqua delle righe verdi con dei tralicci di bambù sui quali crescono pomodori, zucchine e fiori.

Un particolare attira la mia attenzione, i pomodori non sono portati a completa maturazione, vengono raccolti ancora acerbi, depositati in casse di legno chiuse e così portate al mercato. Avremo modo, qualche giorno dopo, di degustare questi frutti completamente maturi. Navigando tra i villaggi mi colpisce il fatto che siamo turisti e stiamo viaggiando nel centro di un imponente alluvione, un evento naturale che vede centinaia di sfollati: mi colpisce la calma, la compostezza e la voglia di proseguire del popolo birmano, veramente un bell'esempio per noi occidentali che facciamo fatica a convivere con manifestazioni naturali di questa dimensione.
Rientro nel tardo pomeriggio, ne approfitto per sistemare gli appunti e poi, dopo una bella doccia, alle 20,00, cena birmana; patate fritte, maiale, manzo, pollo, verdura, l'immancabile riso bollito e ... sorpresa ... compare una macchina per il caffè espresso. Dopo cena qualcuno del gruppo trascorre la serata giocando a carte.
Prima di coricarmi scrivo sul blocco degli appunti le caratteristiche delle barche che solcano le acque del lago Inle. Le barche sono di due tipi, le prime sono quelle usate dai pescatori, sono lunghe circa 4 metri, dal fondo piatto, hanno le estremità piatte, questo permette di poter lavorare comodamente sulla barca e di poter remare in prua utilizzando la gamba destra per manovrare il remo; questa barca è utilizzata dai pescatori, per il lavoro negli orti galleggianti, oltre che come mezzo di trasporto per le famiglie. La seconda barca serve per il trasporto di merci e di più persone, lunga dagli 8 ai 10 metri, ha poco pescaggio, è mossa da un motore diesel che viene avviato da un volano manuale e successivamente il numero dei giri regolato tramite una manopola posta sul motore. I motori estremamente semplici ma funzionali sono fabbricati in Birmania, l'elica è collegata al motore da una lunga asta di almeno tre metri che serve anche come variatore di velocità della barca immergendola più o meno profondamente nell'acqua. Quando queste barche trasportano turisti, sono predisposte con 5 poltroncine allineate sul fondo della barca; si sale una persona per volta e ci si siede subito, onde evitare di rovesciare la barca: in effetti avendo la barca poca chiglia, la possibilità non è molto remota.

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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