Malesia e Singapore: a casa delle tartarughe

A casa delle tartarughe

Il momento in cui abbiamo avvistato la tartaruga che, deposte le uova, torna in mare, è stato bello ed emozionante, ma purtroppo dietro il turismo ecologico e naturalistico si nasconde un vero business e pertanto siamo rimasti delusi dal fatto che l'organizzazione si permette di prendere i piccoli, metterli in un cestino, farli toccare ai turisti e ai bambini.

Malesia e Singapore

A
tterrati all'aeroporto internazionale di Kuala Lumpur abbiamo acquistato un biglietto con Air Asia (compagnia asiatica di voli low cost) per raggiungere in giornata le isole Perhentian, sulla costa est della Malesia, non lontano dal confine con l'amata Thailandia, isole che la nostra Lonely Planet definisce veri paradisi tropicali. Così abbiamo volato sulla cittadina di Kota Bharu e, scesi all'aeroporto, abbiamo incontrato un gruppo di italiani e ci siamo uniti al loro pullmino per raggiungere il villaggio di pescatori di Kuala Besut, da dove partono i traghetti per le Perhentian. Durante il tragitto proviamo a chiamare i resort delle isole per garantirci il notro "posto al sole" ma, ahimè, è il 12 agosto e sembra davvero tutto pieno. Fortunatamente giunti a Kuala Besut l'ufficio del Mama's Place ci trova un bungalow sull'isola e così ci imbarchiamo verso la nostra meritata e sognata vacanza. Arriviamo al Mama's Place molto stanchi dopo un lungo viaggio internazionale e tutto il giorno trascorso tra attesa del volo nazionale, volo su Kota Bharu, pullmino per Kuala Besut e traghetto per Pulau Perhentian Besar. Prendiamo possesso del nostro bungalow familiare, l'unico disponibile in quei giorni, sistemiamo i bagagli, ceniamo e poi dritti a nanna. Siamo riaccapati l'indomani mattina a circa mezzogiorno dopo un rigenerante sonno. Così ha inizio la vacanza tra le belle spiaggie e le acque cristalline delle Perhentian. Ci sono due isole principali: la più piccola Kecil richiama soprattutto backpacker ed offre sistemazioni più economiche e serate con feste sulla spiaggia, falò e barbecue a basso costo. La più grande Besar, offre un ambiente più tranquillo e rilassato e sistemazioni di livello più elevato. E' comunque facile e comodo spostarsi tra le due isole grazie ai numerosi barcaioli che con circa RM 20 attraversano lo stretto di mare che separa le due isole, anche alla sera. Entrambe le isole sono ricoperte da una fitta giungla e pertanto è possibile improvvisarsi un pò Indiana Jones e divertirsi a percorrere i sentieri interni che conducono da una spiaggia all'altra anche per avvistare le scimmie e i varani che popolano le isole.

scheda del viaggio

Anno: 2010
Durata: 23 gg
Periodo: agosto/settembre

Tappe

  • COSTA EST
  • Pulau Perhentian
  • Pulau Besar
  • Pulau Rawa
  • Cherating
  • SINGAPORE
  • KUALA LUMPUR
  • SELANGOR
  • Batu Caves

Noi siamo stati a Pulau Perhentian Besar tutto il tempo, se si esclude qualche escursione in notturna per vedere le animate feste in spiaggia e mangiare qualcosa a Kecil. Ma per il resto abbiamo trovato la nostra spiaggia preferita a Pulau Besar: si tratta di Turtle Beach, una spiaggia deserta raggiungibile solo con un taxi d'acqua (ne trovate a vari prezzi diciamo da 20 RM a 40RM andata e ritorno), caratterizzata da sabbia bianchissima e acque turchesi e cristalline, davvero molto bella e assolutamente imperdibile.

Inoltre proprio a Besar, nel tratto di mare antistante la spiaggia dominata dal lussuoso Perhentian Island Resort, ho fatto l'esperienza più bella e divertente di tutta la vacanza: ho nuotato con una tartaruga! E poi in queste isole è possibile fare molte escursioni e snorkelling organizzati dai resort; noi siamo andati in barca per una mezza giornata di snorkelling fino a Rawa Island, piccola isola disabitata dell'arcipelago, dalle acque cristalline e dalla barriera corallina pressochè intatta, fermandosi anche in numerosi altri punti.

Al Mama's Place siamo stati molto bene. Dopo due notti si è liberato un bungalow per due persone e così ci siamo trasferiti da quello familiare più costoso (RM 180 a notte) a quello più adatto alle nostre esigenze e più economico (RM 80 a notte). I bungalow sono spartani ma dotati di un piacevole portico e di un bagno altrettanto spartano. Il Mama's Place, gestito da una famiglia locale di musulmani, รจ tra le sistemazioni dell'isola con il miglior rapporto qualità prezzo, anche il cibo è molto buono e più economico di altri ristoranti di Besar e la sera il ristorante del Mama's è sempre pieno.

Siamo stati a Perhentian Besar circa 7 - 8 giorni durante i quali siamo stati più volte indecisi se acquistare via internet un volo per Kuching e visitare il Sarawak meridionale del Borneo oppure se rimanere nella penisola. Tra se e ma optiamo per dirigerci a Singapore con il bus notturno che con soli 80 RM a persona ci ha condotti nella "Svizzera dell'Asia". I biglietti del bus li abbiamo acquistati tramite il Mama's che ha provveduto anche a prenotarci un taxi che con soli 20 RM ci ha accompagnati dal villaggio di Kuala Besut fino a Jerteh, località a circa 20 km nell'interno con la stazione dei bus diretti a Singapore. A Jerteh è stato il primo vero contatto con la popolazione musulmana malese, trattandosi di una località non turistica. Alla sera c'è un piacevole mercato con bancarelle di cibo che ci ha aiutato a passare qualche ora prima di salire sul bus.

Singapore è una bella città, pulitissima, ordinata, molto moderna ma allo stesso tempo interessante perchè multietnica con i suoi quartieri indiano, cinese, malese e occidentale. Poche sono le donne che indossano il tradizionale velo perchè qui la presenza cinese è forte e quindi la religione prevalente è il buddismo. Molti invece sono gli indiani non solo che risiedono in città, ma anche quelli che quotidianamente attraversano la frontiera per lavoro e da pendolari risiedono nelle cittadine malesiane di confine, dove certamente il costo della vita è notevolemente inferiore rispetto a quello della nota città stato.

Singapore vanta forse una delle vie di shopping più esagerate al mondo, già, camminare in Orchard Road per un pò di shopping ti fa sentire talmente piccolo e impotente davanti a quei grandi complessi commerciali di grandi firme che ostentano opulenza e magnificenza! Niente in confronto a una ben più nota Fith Avenue a New York, senz'altro più elegante e di charme ma, ripeto, qui in Orchard Road la sensazione di fastosità e ostentazione è davvero forte. In città ci sono moltissimi ristoranti e bancarelle gastronomiche per tutti i gusti e per tutte le tasche, nel panorama culinario di Singapore sono rappresentati tutti i generi di cucina internazionale e qualsiasi turista non rimarrà deluso. Il nostro ristorante preferito a Singapore è senz'altro il Qun Zhong Eating House a Chinatown, un ottimo ristorante cinese con gustosi piatti e buoni prezzi e la fila degli avventori (in gran parte cinesi) fuori dal ristorante che aspettano di sedersi a tavola ne è la prova. Cos'altro dire se non che, anche soli quattro giorni trascorsi in città, ti fanno capire che la città è in continua evoluzione e non rischia certo di riposare sugli allori: due nuovi "resort integrati " seducono i turisti con casinò, parchi a tema, shopping, alberghi lussuosi mentre la nuova scommessa della città si incentra a cinquecento metri dalla costa meridionale con la riqualificazione di Sentosa Island, centro di divertimenti molto popolato nel fine settimana, quando i suoi bar sulla spiaggia (rigorosamente artificiale) sono affollati di giovani e famiglie di Singapore.

Ma dietro la facciata occidentale si nascondono quartieri e stili di vita che ci riportano alla vera Asia. L'esperienza più emozionante è stata assistere ad una cerimonia induista il sabato mattina nel vivace Sri Veeramakaliamman Temple, un tempio nel cuore di Little India dedicato alla dea Kali, la sanguinaria consorte di Shiva.

Dopo quattro giorni di città c'è di nuovo bisogno di relax. E così prendiamo un pullman diretto a Mersing, la cittadina da cui partono i traghetti diretti a Pulau Tioman o ad una delle isolette dell'arcipelago di Seribuat, una costellazione di 64 isole al largo della costa orientale dello Johor. Scartiamo Tioman perchè a nostro avviso sicuramente turistica e optiamo per Pulau Besar, una quieta isola, perfetta per trascorrere un paio di giorni in completo relax. Altro non si può fare, qui non c'è l'organizzazione delle Perhentian con i taxi d'acqua che ti portano in altre spiaggie e i resort non ti organizzano escursioni di snorkelling. Inoltre la barriera corallina è rovinata per cui non ne vale la pena. Però ripeto, se cercate pace e relax l'isola è ciò che fa per voi. Sabbia bianca e acqua cristallina (quando il mare è calmo!) fanno il resto. A Besar abbiamo alloggiato al Mirage Island Resort (RM 180 a notte), forse il resort più sponsorizzato dalle agenzie di Mersing, con graziosi chalet con il tetto a spiovente tra alte palme. Dopo due giorni di ozio e relax torniamo a Mersing (fuggendo dalle fastidiose "pulci d'acqua" che infestano la spiaggia) e ripartiamo per Rawa Island, una graziosa e minuscola isola, optando per la sistemazione più chic (dell'isola e dell'intera vacanza) il Rawa Safaris Island Resort: tre notti e tre giorni all inclusive con chalet sulla spiaggia ci è costata circa 1.800 RM (due persone), compreso il trasferimento in barca; certo per noi somme abbordabili (circa 450 euro per due persone compreso pernottamento, pasti e traghetto) ma con i prezzi malesi non hanno niente a che vedere. Comunque a Rawa ci siamo rilassati e la spiaggia con il mare è davvero da cartolina, rovinata solo al pomeriggio dalla bassa marea.

Terminato il soggiorno all inclusive a Pulau Rawa, risaliamo la costa verso nord e prendiamo un bus che da Mersing ci conduce a Cherating, altra località di mare sulla costa est della Malesia famosa soprattutto tra i surfisti (la stagione del surf va da novembre a marzo). Il villaggio di Cherating apparentemente offre solo una insignificante fila di guesthouse tra cui gironzolano scimmie, gatti e varani, ma l'atmosfera è tutto sommato quieta e genuina ed è piacevole trascorrere qui un paio di giorni sorseggiando una birra al Don't Tell Mama, godendosi la vasta spiaggia orlata da palme da cocco o mangiando un autentico riso malese al Nabill Café. Inoltre ci sono anche svariate escursioni naturalistiche proposte dalla Cherating River Activities; la più nota è l'escursione in notturna guidata da Hafiz, esperto autodidatta di lucciole, per avvistare le fireflies lungo il fiume tra le mangrovie. Non crediate chissà che cosa... ne ho viste molte di più da piccola quando trascorrevo le mie estati nella splendida campagna toscana.

Abbiamo anche preso parte ad un'altra escursione guidata per osservare la deposizione delle uova dalle tartarughe sulla spiaggia. Che dirvi, senz'altro il momento in cui abbiamo avvistato la tartaruga che, deposte le uova, torna in mare, è stato bello ed emozionante, ma purtroppo dietro il turismo ecologico e naturalistico si nasconde un vero business e pertanto siamo rimasti delusi dal fatto che l'organizzazione si permette di prendere i piccoli, metterli in un cestino, farli toccare ai turisti e ai bambini. I piccoli di tartaruga non dovrebbero essere toccati e forse dovremmo cominciare ad accontentarci di vedere gli ottimi documentari del National Geographic e lasciare alla natura la meritata pace e tranquillità. Se siete interessati a prendere parte a questa escursione basta chiedere ad Hafiz, non è lui che le organizza direttamente ma può prenotarle. A Cherating abbiamo pernottato a Villa de Fedella, in uno chalet tutto sommato non così comodo e confortevole, ma il posto era davvero splendido e scenografico: una serie di chalet in legno sistemati intorno ad un laghetto di fiori di loto in un prato con alte palme da cocco, subito dietro la grande spiaggia.

Trascorsi due giorni a Cherating ripartiamo con il bus attraversando trasversalmente la penisola per l'ultima tappa: Kuala Lumpur, la capitale. Arriviamo a Kuala Lumpur in circa 4 ore e ci sistemiamo al YMCA nel quartiere periferico di Brickfields nei pressi della stazione KL Central e della monorotaia, zona comodossima per gli spostamenti, questione perlatro che vi consiglio di considerare perchè i treni e la monorotaia sono costruiti separatamente e poco integrati tra loro, ogni servizio dispone di una biglietteria propria e anche quando è possibile un interscambio, le coincidenze sono spesso scomode. Certo l'YMCA di Kuala è ben più spartano e "datato" di quello di Singapore ma per due notti va bene. L'impatto con Kuala Lumpur è stato forte, ci è subito parsa la città più brutta, caotica e urbanisticamente poco risolta tra quelle che ho visto; ma a poco a poco in due giorni abbiamo imparato ad apprezzarla e devo dire che alla fine la capitale della Malesia ci è proprio piaciuta. Se si esclude il meraviglioso spettacolo offerto dalla vista notturna delle ormai note Petronas Towers, c'è da perdersi tra le stradine di Chinatown, Central Market, Merdeka Square e Little India e per quanto riguarda i luoghi di culto c'è ne davvero per tutti i gusti: moschee musulmane, templi buddisti, taoisti, induisti, sikh e tra i mercati e le bancarelle di cibo abbiamo ritrovato i caratteristici odori e sapori che ti fanno sentire in Asia... niente a che vedere con Singapore! Ed è davvero interessante il contrasto tra la città stato crocevia di nodi e scambi commerciali e la vicina capitale malese, questa si, ben più "asiatica" in tutte le sue sfaccettature.

E per finire altra esperienza da non perdere se si visita Kuala Lumpur è recarsi alle suggestive Batu Caves, un promontorio calcareo che ospita al suo interno un santuario hindu, che si trova a soli 13 km a nord della capitale, nella regione del Selangor. Abbiamo raggiunto le Batu Caves con l'autobus n. 11 che parte dalla fermata poco a sud di Medan Pasar, nella zona del Central Market e per tornare abbiamo preso un taxi per la modica cifra di 20 RM, previa ovviamente trattativa. Oltre ai riti induisti e alla suggestione del santuario nelle grotte, le Batu Caves ci sono piaciute perchè ci siamo veramente divertiti a fotografare le numerose scimmie che popolano il promontorio e le grotte e aspettano cibo dai pellegrini induisti. Visitate la galleria fotografica, non rimarrete delusi dagli scatti.

Una curiosità: per rilassarami ho voluto provare un divertente pedulivio in una delle numerose fish Spa della città, ma non sono riuscita a convincere Francesco a fare altrettanto. Le "spa con pesci" sono la nuova moda di Kuala Lumpur. Immergendo i piedi in una vasca piena di pesciolini della specie garra rufa e cyprinion macrostomus (noto anche come Doctor Fish o pesce dottore), questi gruppi di pesciolini affamati, veri esperti podologi, asportano dai piedi le scaglie di pelle morta. Il trattamento dura mezz'ora e all'inizio dovrete un pò vincere l'effetto solletico. Ve lo consiglio, io ho provato una delle spa indicate dalla Lonely Planet la Foot Master Dr Fish Spa che si trova all'interno del centro commerciale Berjaya Times Square, al 6° piano, ma in città ve ne capiteranno altre, anche all'interno dei mercati, a voi la scelta.

Alla sera i bagagli e all'indomani sveglia presto... si torna a casa.

 
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