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MAROCCO di Anonimo

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childs in sahara

Nostro viaggio in Marocco

Avevo organizzato, tutto il viaggio, come turista fai-da-te. Pensavo di noleggiare un'auto, ma in considerazione del fatto che non conoscevo la praticabilità delle strade e sapendo che la polizia marocchina è piuttosto severa con l'autovelox, mi sono rivolto ad un'agenzia (Sahara-magic.com) che ci ha messo a disposizione un'ottima auto e un bravo autista, come Hassan, che fra l'altro ci ha accompagnato in tutte le altre nostre escursioni in Marocco.

La sera prima di partire per Merzouga Erg Chebbi, mescolati a marocchini e turisti, cenammo presso una bancherella in Place Jemaa El Fna di Marrakech. Abbiamo speso 11 euro in due e sapevamo che questa esperienza è sconsigliabile ad un turista europeo per le possibili contaminazioni del cibo, ma noi volemmo sperimentare ugualmente il modo di vivere marocchino e ci siamo affidati alla sorte.

Il mattino successivo alle otto, puntuale come un orologio svizzero, Hassan viene a prenderci nel Riad in cui avevamo presso alloggio, nel cuore della Medina di Marrakech e partiamo alla volta di Ouarzazate, dove arriviamo a mezzogiorno. Questa città è ubicata nella valle del Dadès, all'incrocio della valle Draa e a ridosso del deserto sabbioso del Sahara; qui visitiamo il complesso della Casbat Taorirt, prima di consumare un buon pranzo marocchino in un bel ristorante. Il viaggio ci permette di attraversare ed ammirare luoghi incantevoli e panorami mozzafiato; arriviamo a Merzouga Erg chebbi verso le ore 18, ormai all'imbrunire.

Ahmed, un giovane cammelliere, ci sta già aspettando con tre dromedari già sellati. In un negozietto ci fanno acquistare 4 bottiglie di acqua minerale ed un foulard azzurro che ci posizionano sapientemente sul volto e sulla testa; ci dicono per proteggerci da eventuali tempeste di sabbia, ma non ne incontreremo. Forse è tutta una messa in scena ad uso e consumo del turista; comunque da questo copricapo tuareg è visibile solo la fessura dei nostri occhi e siamo pronti per la partenza. Ci aiutano a salire sui dromedari e inizia la nostra cammellata verso il deserto.

Il mio dromedario è piuttosto panciuto e la sella, simile ad un basto, non ha staffe; non sono mai stato appassionato di equitazione e, solo più tardi, mi accorgerò che la sella del dromedario si era allentata spostandosi all'indietro, dove la larghezza dell'animale è maggiore. Per questo motivo, ad ogni passo dell'animale, le mie gambe si allargavano, procurandomi fitte lancinanti all'inguine. Ho resistito quasi un'oretta, ma poi ho dato forfait proseguendo a piedi, costringendo il cammelliere ha fare altrettanto.

Intanto si era ormai fatto buio ed era una notte senza luna; io seguivo la fila dei dromedari, non perché ne scorgessi bene la figura, ma perché l'ultimo della fila era quasi bianco. Camminare nel deserto è faticoso; i miei piedi affondavano nella sabbia e, nonostante fosse scesa la temperatura e mi fossi tolto il giaccone, sudavo per la fatica; il passaporto custodito in un taschino della camicia si era bagnato ed ancora oggi, quando lo guardo, mi ricorda quell'avventura a motivo del fatto che è rimpiccolito. Quest'avventura mi avrebbe però riserbato ben altre sorprese.

Dopo un paio d'ore di cammellata, anche mia moglie è costretta a scendere di sella, per crampi alle gambe. Ora tutti e tre, sotto un manto di stelle, camminiamo sulla sabbia del deserto senza scorgere segni di vita, non vediamo nemmeno l'ondulazione delle dune. Io ho qualche preoccupazione, ma non la manifesto; però se qualche male intenzionato ci aggredisse, non se ne accorgerebbe nessuno.

Dopo quasi tre ore dalla partenza, chiedo a Ahmed quanto tempo occorre per arrivare al bivacco e la sua risposta in francese: quinze minutes. Oh, finalmente siamo quasi arrivati! Facciamo un breve riposo, prima di ripartire verso la meta.

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Dati del viaggio

Nostro viaggio in Marocco

Destinazione: Marocco

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Anonimo

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