Venezuela: spiagge caraibiche e natura per ritrovare l'energia perduta

Spiagge caraibiche e natura
per ritrovare l'energia perduta
Il giorno dopo visitiamo la splendida laguna di Canaima e la cascata Salto El Sapo famosa perchè si può camminare dietro la sua cortina d'acqua. E' necessario avere il costume da bagno e lasciare le macchine fotografiche prima di attraversare la cortina. L'attraversamento di Salto El Sapo è stato davvero energizzante e ci è piaciuto moltissimo. 10 e lode!
Venezuela

N
on abbiamo scelto di visitare il Venezuela, per lo meno non per un periodo di ben quattro settimane, il destino ha scelto per noi. Quest'anno avevamo programmato un viaggio in Perù, così abbiamo acquistato i biglietti aerei per dirigerci nella terra degli Inca. Avevamo trovato un volo di linea Alitalia con scalo a Caracas (Firenze - Roma, Roma - Caracas, Caracas - Lima) e proseguimento su Lima con la compagnia venezuelana Aeropostal per la cifra complessiva di euro 1.560,00 a persona. Partenza 03 agosto e ritorno il 30, il giusto tempo per fare un bel tour in Perù; e al ritorno fermarsi in Venezuela per concederci un meritato soggiorno di relax al mare a Los Roques oppure sulla costa. Ma qualcosa nei nostri programmi è saltato, sarà stato il fato?

Atterrati all'aeroporto di Caracas a circa le tre del pomeriggio, dopo una lunga attesa ci viene comunicato che il volo aereo delle 22.00 diretto a Lima era stato cancellato in quanto il velivolo era rimasto a Santo Domingo per problemi al motore e ci invitano a ritirare i bagagli. Qui ci rendiamo subito conto di aver subito un'altro disservizio: uno dei nostri due bagagli è stato smarrito all'aeroporto di Roma Fiumicino che proprio quest'estate è letteralmente andato in tilt. Così sbrighiamo le noiose pratiche di denuncia dello smarrimento bagagli e poi insieme agli altri passeggeri cerchiamo di capire il da farsi e ottenere un hotel dalla compagnia per la notte.

Tabella di marcia
Anno: 2007
Durata: 27 gg
Periodo: agosto
Tappe
Arcipelago Los Roques
Gran Roque
Francisquises
Noronquises
Cayo de Agua
Dos Mosquises Sur
Espenquì
Madrizquì
Cayo Pirata

Caracas
Parque Central
Museo Arte Contemp.
Sabana Grande
Blvd de Sabana Grande
Plaza Venezuela
UCV Caracas
I barrios

Guayana
Ciudad Bolivar
Parco Nazionale Canaima
Laguna di Canaima
Salto Angel
Salto El Sapo

Parco Nazionale Morrocoy
(Stato di Falcon)

Chichiriviche
Tucacas
Cayo Pelón
Los Juanes
Playuela
Playuelita
Boca Seca
Cayo Sombrero
Cayo Sal
Cayo Muerto

Parco Nazionale
Henri Pittier
(Stato di Aragua)

Parco N. Henri Pittier
Puerto Colombia
Playa Grande
Playa Cepe
Chuao
Playa Chuao
Choronì

E' qui che ci rendiamo conto che tutti i passeggeri del 01 e del 02 agosto, compreso numerose famiglie di peruviani emigrati, avevano avuto il nostro stesso problema ed erano in lista di attesa sperando di volare: un vero caos! Dopo ulteriori incomprensibili attese, dovute alla disorganizzazione della compagnia Aeropostal che non ha saputo gestire l'overbooking, ci viene dato un hotel con cena. Così in un minibus io, Francesco e circa altre 4 - 5 persone veniamo accompagnati in hotel (le altre erano state sparpagliate in altri hotel e molti erano rimasti in aeroporto nella speranza di volare la notte stessa), non so esattamente neanche dirvi dove ma non a Caracas, probabilmente sulla costa nei pressi dell'aeroporto di Maiquetìa. Fin qui tutto bene, si fa per dire. La notte dormiamo, stanchi del viaggio e della disavventura e al mattino scopriamo che la colazione ce la dobbiamo pagare perchè questo hotel o meglio, questa posada, non prepara la colazione. Ritorniamo in aeroporto sperando di riuscire a partire per Lima e qui di nuovo ci accorgiamo di una situazione ingestibile, polemiche, proteste, malumori e la compagnia che non dava nessun tipo di garanzia sulla partenza, ne spiegazioni, ne rimborsi di pasti o colazioni alle persone che erano rimaste in aeroporto. Visto che non ci davano garanzie sulla partenza, noi abbiamo insistito per avere il rimborso della tratta Caracas - Lima e Lima - Caracas, già orientati a rimanere in Venezuela per non trascorrere ulteriore tempo in aeroporto e soprattutto per non ritrovarsi in una situazione analoga al ritorno. Ma la compagnia ci dice "picche", ovvero no! Così pretendiamo di avere qualcosa di scritto, da utilizzare poi al ritorno in Italia, per denunciare la cancellazione del volo. Ma è solo il 04 agosto e anche quest'oggi stiamo in aeroporto con la speranza di partire per Lima, ancora l'idea di rinunciare agli Inca non era di nostro gradimento. Alla sera, nuova posada, con stanza senza finestra e uno scatolotto di aria condizionata non regolabile che ci ha costretti a dormire con le felpe (non c'è che dire, ottimo servizio!).

Il giorno dopo torniamo in aeroporto, ancora la compagnia non era riuscita a smaltire tutti i passeggeri del 02 agosto e non ci dava garanzie per la partenza. Così ci spostiamo al terminal dei voli nazionali dove ci sono degli operatori che vendono le posade e l'aereo per Los Roques e ci tuffiamo letteralmente in uno di loro nella speranza di partire immediatamente e soprattutto di far partire la vacanza. Detto e fatto: Josè ci vende l'aereo e una posada "Karlin" gestita da venezuelani. I prezzi sono alti, ho timore di prenderlo in tasca ma non abbiamo scelta perchè sui giornali avevamo letto che Los Roques era tutto pieno e non volevamo rischiare a prendere solo l'aereo per poi ritrovarsi senza posada. Durante la trattativa ci rendiamo conto che questa vacanza avrebbe potuto essere molto più economica, già, a causa del cambio a nero! Me ne avevano parlato, ma mi avevano messo in guardia e io stessa ho sempre pensato che il cambio a nero fosse una cosa da evitare in quanto pericoloso, qualcosa che si fa per le strade e dopo rischi di essere rapinato, specie in un paese come il Venezuela, dove il tasso di criminalità è elevato. Invece il cambio a nero è praticato anche negli hotel e tra i tour operator. Così, senza nessun rischio, se avete i contanti (euro o dollari) potete fare un cambio favorevolissimo e per la stessa cifra avere circa il doppio di bolivares. Ovviamente questa era la situazione all'agosto del 2007 ma se state programmando una vacanza in Venezuela non date per scontato che sia ancora così ed informatevi prima; la loro moneta si svaluta velocemente ed il governo venezuelano dovrà adottare misure sia per ridurre il cambio a nero sia per limitare il fenomeno di svalutazione del bolivares. Per acquistare il pacchetto Los Roques abbiamo utilizzato tutti i travel check in dollari con un cambio più favorevole rispetto a quello ufficiale ma non così buono come se avessimo avuto i contanti. Prima di partire ci preoccupiamo di avvertire l'Ufficio Assistenza Bagagli di Alitalia comunicando loro il cambio di programma per evitare che il bagaglio smarrito (ancora alla data del 05 agosto non recuperato) volasse su Lima e dirigerlo su Los Roques.

La voglia di "far partire" la vacanza era così tanta che i soldi in quel momento non erano un problema per noi. Così saliamo sul volo aereo con la compagnia Transaven dopo aver fatto un curioso check in. Già, abbiamo capito come mai la nostra agenzia di viaggio dall'Italia non era stata in grado di prenotarci il volo su Los Roques; questi voli sono gestiti e sono nelle mani delle posade di Los Roques e di tutti questi piccoli tour operator dell'aeroporto. Infatti Josè non ci ha fatto i biglietti aerei e per fare il check in ci ha fatto direttamente accompagnare da uno scugnizzo che ha garantito per noi. Ce l'abbiamo fatta, siamo in volo su Los Roques e già dai finestrini dell'aereo ci godiamo l'arcipelago nella sua interezza.

Appena atterrati e recuperato l'unico bagaglio, ci dirigiamo alla posada "Karlin", nella stessa contrada in cui si trova la ben più nota posada "La Lagunita". Come pensavamo la nostra posada non è niente di eccezionale, anzi è proprio bruttina. La posada è gestita da Dona Perfecta e dalle sue giovani figlie e dispone di 4 - 5 stanze, di cui solo una - quella in cui abbiamo dormito noi dalla seconda notte - è decente. La prima notte ci hanno dato una stanza senza finestra e con l'aria condizionata che faceva un "baccano dell'ottanta"; noi siamo abituati ad adattarci ma stavolta il rapporto qualità prezzo era davvero pessimo. Così protestiamo e Dona Perfecta chiede l'aiuto di Anna, una simpatica italiana che da molti anni vive a Los Roques e gestisce la posada accanto "Ranchito Power" o qualcosa di simile, sicuramente più accattivante ma anch'essa molto cara (95 euro a persona pensione completa). Avevamo già speso all'aeroporto 600 US $ in travel check (per due persone) e dovevamo saldare alla posada 1.900.000 Bs, circa 300 euro. Il pacchetto per due persone comprendeva: volo andata e ritorno, camera doppia per cinque notti, pensione completa (colazione, cava ovvero frigo con pranzo per le isole, cena e spostamento alle isole, barca e ombrellone). Così da due conti rapidi abbiamo concordato che 500.000 Bs Dona Perfecta avrebbe dovuti chiederli a Josè e che per quanto riguardava i servizi di giorno in giorno avremmo deciso cosa fare e cosa comprare e avremmo sottratto i servizi non usufruiti dalla cifra complessiva da dare a saldo (ad esempio la barca l'abbiamo presa solo il primo giorno ed abbiamo sottratto a Dona Perfecta il prezzo delle barche relativo agli altri giorni). Quindi abbiamo già due prezzi di riferimento: la tariffa di Dona Perfecta era di 190.000 Bs a persona pensione completa (escluso la barca), ovvero circa 60 euro e ci è sembrata cara vista la posada, la tariffa del Ranchito Power era di circa 95 euro a persona. Entrambe con un rapporto qualità prezzo decisamente basso. Il Ranchito Power è infatti una posada graziosa ed Anna è cordialissima, ma gli spazi sono un pò piccoli e 95 euro hanno le gambe lunghe!

E' pomeriggio e tra una cosa e l'altra alcuni turisti stanno già rientrando dalle isole, noi invece facciamo un giro di Gran Roque. Francesco deve necessariamente fare acquisti: una lametta, un costume da bagno, un paio di ciabattine, una maglietta. Il tutto acquistato - a parte le lamette - in uno degli spartani negozi della piazzetta centrale, quello più economico. La piazzetta centrale ci è apparsa forse la parte più autocotona dell'isola: qui c'è la Posada Dona Carmen, così popolare tra i turisti, ed altre posade e negozietti gestiti da venezuelani, mentre ormai moltissimi sono gli italiani che gestiscono posade sull'isola. Poi ci spostiamo verso il mare, dalla parte della chiesetta e notiamo subito che l'isola è popolata da numerosi pellicani che ci terranno compagnia per tutto il soggiorno. Non ci saremmo mai stancati di guardarli, si librano nell'aria e si tuffano in acqua per pescare e dopo sono spesso disturbati dalle gabbianelle che cercano di banchettare loro stesse. Ceniamo da Dona Perfecta ed io rimango piuttosto delusa, l'ambiente è un pò triste, squallido con le inferriate in alluminio che sono molto caratteristiche da queste parti (in tutto il Venezuela e soprattutto nei pressi di Caracas, i venezuelani amano proteggere con inferriate e sbarre le loro abitazioni o le posade) ma che "stridono" un pò se confrontate con le posade dell'isola in stile "finto caraibico" rimbellettate a misura dei turisti. Dopo cena facciamo un giro dell'isola, non c'è molto da fare, pochi locali e poca vita ma non è questo che vogliamo da Los Roques e il meglio deve ancora venire. Camminando però troviamo l'Aquarena Café Tour Shop, un grazioso caffè dall'ambiente informale che si affaccia sulla spiaggia, proprio nei pressi del molo delle barche. E' decisamente il nostro locale preferito a Los Roques con i tavoli e le sdraio che arrivano direttamente sulla spiaggia o i tatami; ci abbiamo passato più di una sera rilassandoci a guardare le stelle e sorseggiando la birra.

Il Parque Nacional Archipelago Los Roques è un vero paradiso tropicale: un arcipelago costituito da tante piccole isole di sabbia bianca e mangrovie con rigogliose barriere coralline, tutte praticamente incontaminate, senza palazzoni in cemento armato a deturpare la costa e senza locali notturni a rovinare la pace dell'arcipelago. L'arcipelago è formato da 42 isole più grandi e da 250 isolotti senza nome, banchi di sabbia e di corallo disseminati in una laguna cristallina e incontaminata. L'isola più grande, in cui si concentrano quasi tutti gli abitanti, le possibilità di alloggio e i trasporti è Gran Roque. Noi abbiamo visitato Francisquì - detta la piscina naturale - Noronquises - dove si possono vedere le tartarughe - la splendida Cayo de Agua - una delle dieci spiagge più belle al mondo a detta del National Geographic - Dos Mosquises Sur - con una stazione biologica dotata di vasche in cui si allevano le tartarughe - Espenquì, Madrizquì e Cayo Pirata - dove si trovano rifugi di pescatori chiamati rancherìas. L'ultimo giorno avremmo voluto visitare Boca de Sebastopol a est - ottima per lo snorkelling - o Cayo Muerto - un vero "banco di sabbia" - ma si era alzato il vento e le barche non portavano in quella zona. Solo il primo giorno abbiamo visitato Francisquì con la barca di Dona Perfecta, per il resto abbiamo sempre noleggiato le barche da Oscar shop - nei pressi della pista dell'aeroporto e atteso la partenza dal molo come molti altri turisti. Dona Perfecta semplicemente ci forniva la cava con i suoi panini, tè freddo, acqua e frutta per il pranzo sulle isole (infatti la maggior parte non hanno strutture ricettive o ristoranti per cui è necessario attrezzarsi). Da Los Roques abbiamo contattato l'Ufficio Assistenza Bagagli di Alitalia all'aeroporto di Caracas e ci hanno detto che il bagaglio era andato fino a Lima, così gli abbiamo pregati di non mandarlo a Los Roques perchè rischiavamo di non riaverlo più e di tenerlo in aeroporto.

Questa si che è vacanza e qui in questo meraviglioso parco nazionale ci siamo detti che tutto sommato il Machu Picchu poteva anche aspettare un altro anno! Sole, mare, relax, nuoto in acque cristalline e incontaminate tra i pellicani che pescano e le gabbianelle che si autoinvitano a pranzo, mentre all'orizzonte non vedi altro che cieli limpidi, mare e banchi di sabbia bianca e mangrovie ...proiettati nostro malgrado in un paradiso tropicale che ci ha rigenerati e rilassati. Purtroppo tutto ha un inizio e una fine. Avremmo dovuto partire da Los Roques venerdì 10 agosto alle 16,00, in modo da concederci una mezza giornata o anche più (basta fissare l'ora giusta del rientro con la barca) al mare - pensavamo di vedere Cayo Muerto - ma giovedì sera, rientrati dalla cena e dalla passeggiata, Dona Perfecta ci dice che Josè ha comunicato che non c'erano posti disponibili in aereo per quell'ora e così avremmo dovuto anticipare la partenza con il primo volo del mattino (circa le 7.00); uffa, ci ha fregati di nuovo, lo chiamo e pretendo indietro un'altra fetta di soldi. Ormai la vacanza ha preso questa piega e dobbiamo ancora una volta riadattarci, poco male, fossero questi i problemi. Oltretutto vediamo il lato positivo della situazione, arrivando venerdì in prima mattina abbiamo tempo di tentare di recuperare il bagaglio (sempre che il girellone sia tornato da Lima!). Atterrati all'Aeroporto Internazionale "Simon Bolivar" di Maiqueìta ci rechiamo da Josè, protestiamo e ci restituisce altri 200.000 Bs (incredibile, chi l'avrebbe mai detto!) e poi finalmente recuperiamo il bagaglio che era rientrato la sera prima, almeno lui Lima l'ha vista!

E adesso che si fa? Di nuovo ai voli nazionali perchè davanti al terminal c'è la fermata dei bus diretti a Caracas, destinazione Gato Negro (Bs 13.000 a persona), da dove possiamo prendere la metropolitana per scendere al "Collegio degli Ingegneri" e dirigerci al terminal dei bus a lunga percorrenza per Ciudad Bolivar. Saliti sul bus un signore venezuelano ci mette in guardia e ci consiglia di imboccare subito l'entrata per la metropolitana - ritenuta sicura - non appena scesi dal bus, già perchè la zona di Gato Negro è poco raccomandabile. Ci spiega infatti che a Caracas la zona da evitare è proprio la zona a ovest, mentre la zona a est è sicura e pulita. Seguiamo il consiglio alla lettera, anche perchè è il primo giorno a Caracas. Volevamo partire per Ciudad Bolivar la sera stessa, ma non c'era posto sul bus notturno e così rimandiamo la partenza alle 10.00 del giorno seguente. Per la notte ci sistemiamo all'Hotel Plaza Venezuela, nei pressi dell'omonima piazza nella Sabana Grande. Il pomeriggio visitiamo il Museo di Arte Contemporanea nella zona del Parque Central, con esposizioni permanenti che vantano artisti quali Mirò, Picasso, Moore e il venezuelano Jesùs Soto ed esposizioni temporanee. Parque Central non è un'area verde ma un complesso residenziale composto da cinque massicci grattacieli di cemento ed è il cuore artistico e culturale di Caracas con una decina di musei, un importante centro per gli spettacoli, due cinema d'essai e un bel teatro. Finiamo il pomeriggio passeggiando per Sabana Grande, un movimentato quartiere pieno di negozi, ristoranti, alberghi a soli 2 km a est del Parque Central, molto frequentato dalla gente del posto. I venezuelani passeggiano lungo l'animato Blvd de Sabana Grande e proprio qui ci siamo seduti, osservando il passaggio, al popolare Gran Café con ampio spazio all'aperto. Ceniamo a Las Cancelas, una classica tasca spagnola con un lunghissimo bancone e "la miglior paella della città" e rientriamo in hotel alle 9.30. A dire il vero, malgrado gli avvertimenti, le raccomandazioni e i consigli avuti, Caracas non ci è sembrata così pericolosa, ma è meglio non rischiare e non abbassare la guardia.

12 agosto. Lungo tragitto verso Ciudad Bolivar, circa 9 ore di bus. Partiamo alle 10.30 e arriviamo a circa le 19.00. Ci sistemiamo alla Posada La Casita, a circa 11 km dalla cittadina; alla fermata dei bus ci viene a prendere Oscar e insieme a una coppia di francesi ci conduce alla posada. La Casita è di prorietà di Peter, un tedesco che da molti anni vive in Venezuela e gestisce anche la Gekko Tours, una delle agenzie con cui è possibile effettuare escursioni al Salto Angel. Il nostro bungalow non ha aria condizionata e costa 65.000 Bs. A cena ci informiamo sui prezzi e le caratteristiche delle loro escursioni per Salto Angel, carissime due notti (una in amaca e una in posada) e tre giorni 990.000 Bs. L'indomani visitiamo Ciudad Bolivar, una cittadina di altri tempi con un grazioso centro storico coloniale e pittoresche casette colorate che si affacciano sulle stradine e sulla centrale Plaza Bolìvar con il consueto monumento all'eroe nazionale, e poi ci spostiamo nel ben più animato Paseo Orinoco, il viale lungofiume. E' domenica e c'è aria di festa. Tra una passeggiata e l'altra prendiamo anche informazioni presso altre agenzie e posade del centro sui prezzi e le caratteristiche dei tour per il Parco nazionale di Canaima. Rientriamo a La Casita e decidiamo di fare l'escursione con la Gekko Tours la quale ci è parsa la più cara in assoluto ma non volevamo rischiare di imbatterci in tour disorganizzati e mal gestiti.

14 agosto. La mattina sveglia presto, trasferimento in aeroporto e volo su Canaima. Molti dei tour operator che organizzano escursioni in Canaima hanno l'ufficio proprio all'aeroporto di Ciudad Bolivar. Tra questi la Natural Water, una nuova agenzia che non abbiamo trovato sulla Lonely Planet e che si è guadagnata una discreta fetta di turisti - molti di quelli che avevamo incontrato e conosciuto e anche la coppia di francesi de La Casita, Bruno e la compagna - abbattendo i prezzi dell'escursione. L'escursione con Natural Water costa 830.000 Bs per due notti e tre giorni. Ma sarà affidabile? Comunque la più conveniente ci è sembrata l'Adrenaline Expeditions (che compare anche sulla Lonely Planet e si trova in città) che propone un convenientissimo pacchetto con partenza da La Paragua e pernottamento per entrambe le notti in amaca a 750.000 Bs.

Voliamo con un piccolissimo aereo ultraleggero su Canaima, il paesaggio dall'alto (e poi in fondo non siamo così alti perchè voliamo sotto le nuvole) ci è sembrato magnifico, la Grande Sabana è un tappeto verde costellato di tepui, le caratteristiche montagne di arenaria tipiche del Venezuela meridionale, con la sommità pianeggiante e le pareti ripide e poi il volo sulla laguna, prima di atterrare. Il Parco Nazionale di Canaima è tra i siti naturali iscritti dall'UNESCO nel Patrimonio dell'Umanità. Il nostro gruppo è vario e composito: una coppia di italiani - io e Francesco - una coppia di spagnoli, una coppia di francesi, una coppia di tedeschi e una coppia di inglesi. La nostra guida è un indiano pemon, Josè (ma si chiamano tutti così?), simpatico ed esperto conoscitore del luogo. Ci conduce all'accampamento gestito dall'agenzia "Excursiones Kavac" e poi all'imbarcazione diretti al salto più alto del mondo, il Salto Angel di ben 979 metri di altezza.

Il tragitto in barca, l'unico possibile dal momento che non ci sono sentieri che raggiungono il salto, è stato molto lungo. Il paesaggio costellato di tepui è davvero suggestivo ma complessivamente il tragitto ci è sembrato talvolta un pò monotono. Durante il percorso in barca non siamo stati risparmiati dalla pioggia che in questo periodo dell'anno rende il fiume, la laguna e le cascate davvero possenti. Così il mio slogan "good holidays"! è diventato una sorta di pensiero liberatore durante i momenti più duri della traversata e dell'intera escursione ed è stato condiviso anche dagli altri membri del gruppo... diciamocela tutta, va bene l'avventura ma tre, quattro ore in barca sotto la pioggia sono decisamente meno goderecce di una mezza giornata sotto il sole caraibico!

Arrivati all'accampamento ci rendiamo conto di essere stati fortunati e di come in fondo valesse la pena spendere qualcosa di più, già perchè il nostro accampamento gestito da "Excursiones Kavac" era uno di quelli ubicati di fronte al Salto Angel sulla sponda opposta del fiume (e non sotto), cosicchè abbiamo goduto della vista del salto per il resto del pomeriggio grazie ad un cielo terso e limpido. Questa è un'altra delle variabili dell'escursione al Salto Angel: durante la stagione delle piogge la cascata è spesso oscurata dalle nubi e non è affatto scontato riuscire a vederla.

Al nostro campamentos conosciamo un gruppo di giovani ragazzi di Milano che con una vera guida venezuelana (reduce pare da un vero e proprio corso di sopravvivenza nella Gran Sabana) aveva fatto un gran bel tour avventuroso di una settimana tra trekking, barca, jeep e piccoli aerei atterrati nel bel mezzo della Gran Sabana. Ceniamo e la notte tutti a nanna in amaca. La mattina, dopo la colazione, con la barca raggiungiamo Isla Ratoncito, ai piedi del Salto Angel e da qui, con circa un'ora di passeggiata in salita raggiungiamo il Mirador Laime, situato proprio di fronte alla cascata. Durante il tragitto e per tutto il tempo in cui siamo stati al Mirador (un'oretta circa), il cielo è stato coperto e il Salto Angel è rimasto immerso in una fitta coltre di nebbia e nubi. Si è concesso alla nostra vista solo per pochi minuti e poi si è richiuso inesorabilmente per il resto della mattina.

Dopo pranzo prendiamo la barca e ci sistemiamo per la notte a Canaima in una delle stanze della posada gestita dall'agenzia pemon "Escursion Kavac". Finalmente un letto e finalmente asciutti! Il giorno dopo visitiamo la splendida laguna di Canaima e la cascata Salto El Sapo famosa perchè si può camminare dietro la sua cortina d'acqua. E' necessario avere il costume da bagno e lasciare le macchine fotografiche prima di attraversare la cortina, perchè è davvero impressionante la portata d'acqua della cascata ed è impossibile non bagnarsi. Durante l'attraversamento ho avuto la sensazione che mi mancasse l'aria ma appena ho cominciato a respirare con la bocca (come i pesci del resto) tutto è passato. L'attraversamento di Salto El Sapo è stato davvero energizzante e ci è piaciuto moltissimo. 10 e lode!

Peccato che questi tour siano così programmati, in realtà mi sarebbe piaciuto passare una mezza giornata o un'intera giornata a Canaima, gustandoci l'atmosfera e il relax della laguna. Ma dopo pranzo siamo dovuti ripartire e rientrare a La Casita. Doccia, birra, commenti sul tour e di nuovo si riparte con il bus notturno diretti a Valencia per poi proseguire con un nuovo bus per Chichiriviche. Il viaggio di notte in bus è stato allucinante; eravamo preparati al freddo dell'aria condizionata che viene "sparata" sui bus venezuelani, ma non così. Malgrado i jeans, calzini da montagna e scarponi da trekking, doppia felpa di cui una con cappuccio, il freddo era tale che non solo non siamo riusciti a chiudere occhio ma abbiamo rischiato veramente di finire surgelati! Così siamo scesi al piano terra del bus e ci siamo fatti cinque ore in piedi di fronte al cesso, l'unica zona di tutto il bus non climatizzata. Abbiamo provato a dire all'autista di alzare la temperatura interna ma non ci ha proprio considerati. Solo successivamente siamo venuti a sapere - così ci è stato detto - che nei loro bus i venezuelani usano l'impianto di refrigerazione delle celle frigorifere dei camion da trasporto alimentare.

Scesi a Valencia prendiamo il bus per Chichiriviche e qui nuova sorpresa: la Polizia ferma il bus, fa scendere i caballeros, li mette con le spalle al muro e li perquisisce, compreso Francesco. Superata anche questa nuova avventura arriviamo stanchi e accaldati (con le nostre scarpe da trekking) a Chichiriviche, una delle località marine del Parco Nazionale di Morrocoy, spledido parco marino sul Mar dei Caraibi con i caratteristici cayos caraibici. Ci sistemiamo alla Posada Milagro (sopra la Licoreria Falcon) a 50 metri dal lungomare; semplice e pulita, con bagno, ventilatore e vista mare ma senza il servizio quotidiano di pulizia. Poco importa, costa solo 45.000 Bs; in realtà quando siamo andati via il proprietario chiedeva già 50.000 Bs, ma il rapporto qualità prezzo era comunque ottimo se confrontato con i prezzi degli altri hotel e posade della zona. E per la pulizia non c'è problemi, se volete cambiare i lenzuoli basta chiederli al proprietario ed anche per la pulizia della stanza potete acccordarvi con lui.

Da Chichiriviche abbiamo visitato Cayo Sombrero, Cayo Muerto, Cayo Sal e in una giornata affittando la lancia con altri cinque italiani abbiamo visitato il Paseo Morrocoy ovvero il tour che comprende Los Juanes, Playuela, Boca Seca e Cayo Sombrero (tour che comunque è possibile personalizzare dal momento che la lancia è a vostra disposizione per l'intera giornata). Questo tour ci è piaciuto moltissimo e finalmente ci ha fatto scoprire il volto più "caraibico" di Morrocoy (già, Cayo Muerto e Cayo Sal non sono all'altezza); così l'indomani, vedendo che molte isole erano più vicine - e quindi meno costose - da Tucacas, abbiamo preso il bus per Tucacas e da qui una camionetta e una lancia per visitare le isole del Parco di Morrocoy. Il primo giorno siamo ritornati a Boca Seca e il secondo giorno a Playuela e da qui a piedi a Playuelita. Consigliamo a tutti di visitare le isole più vicine a Tucacas perchè molto più belle rispetto alle altre, con esclusione di Cayo Sombrero che è equidistante da Chichiriviche e da Tucacas e costa la stessa cifra (150.000 Bs.) Ovviamente il prezzo della lancia è complessivo e quindi basta dividere la lancia con altre persone per risparmiare; spesso è necessario aspettare un pò al molo altri turisti diretti allo stesso cayo per fare gruppo e dividere il prezzo. Consigliamo anche di esplorare le isole da Tucacas perchè è divertente l'escursione in bus con la musica venezuelana sparata a tutto volume e il giro in camionetta fino all'imbarcadero di Cayo Punta Brava, attraversando anche una laguna costiera con i coro-coro, splendidi esemplari di ibis rossi. Così facendo avrete anche un'altro punto di vista del parco marino.

Chichiriviche e il Parco di Morrocoy con le sue splendide acque cristalline ci sono molto piaciuti e siamo rimasti ben sei - sette giorni. Il relax aveva preso il sopravvento sul resto e così non abbiamo visitato neanche Coro (inizialmente in programma), il centro coloniale proprio di fronte alla Penisola di Paraguanà e a questa collegato da un istmo di deserto noto come Parco Nazionale Médanos de Coro.

Come in ogni vacanza giunge il momento dell'ultima tappa. Da Chichiriviche ci spostiamo verso Maracay e da qui raggiungiamo con un bus Puerto Colombia - Choronì, belle località balneari in mezzo allo splendido scenario naturale del Parco Nazionale Henri Pittier. Puerto Colombia è la cittadina proprio sul mare mentre Choronì è la più bella cittadina coloniale del parco. Abbiamo trovato alloggio in una graziosa posada in stile coloniale di Puerto Colombia La Parchita, nei pressi del fiume, che dispone di camere con ventilatore e amache disposte intorno ad un delizioso patio interno.

Da Puerto Colombia abbiamo visitato con la lancia il villaggio di Chuao, conosciuto per le piantagioni di cacao e Playa Cepe, ma fra tutte la spiaggia più bella ci è sembrata Playa Grande, raggiungibile a piedi da Puerto Colombia attraversando il ponticello sul fiume. Playa Grande è una distesa di sabbia di circa mezzo chilometro ombreggiata da palme di cocco, con acqua limpidissima (ma diversa dal tipico mare caraibico turchese), che si staglia ai piedi dei monti del Parco Nazionale Henry Pittier. Anche qui, tra pioggie pomeridiane, bei bagni energizzanti a suon di "cavalloni", gustoso pesce fritto nelle bancarelle della spiaggia, villaggi coloniali e tambore sul lungomare, siamo rimasti cinque - sei giorni.

Il penultimo giorno, mercoledì 29 agosto, abbiamo preso il secondo bus, quello delle sette di mattina, diretto a Maracay e da qui nuovo bus diretto a Caracas, al terminal La Bandera. Volevo lasciarmi almeno il pomeriggio e la mattina seguente per visitare Caracas ed in particolare il vasto campus sede della UCV - Universidad Central de Venezuela - progettato e costruito nei primi anni '50 dall'architetto venezuelano Carlos Raul Villanueva, pieno di sculture astratte e di murales di famosi artisti. Il campus figura tra i siti dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Purtroppo non siamo riusciti a visitare l'Aula Magna, lo splendido auditorium che vanta la miglior acustica di tutto il paese, famoso perchè appesi al soffitto ci sono i platillos volantes (dischi volanti) dello scultore statunitense Alexander Calder, perchè dal 15 agosto al 15 settembre gran parte del personale è in ferie e pare che nessuno dei vigilantes presenti disponesse della chiave dell'Aula. Dormiamo in uno squallido hotel gestito da portoghesi "Nuestro Hotel", perchè Caracas era davvero piena (tutti i venezuelani in ferie!), per la cifra di 65.000 Bs.

Ultimo giorno: la mattina torniamo all'Università, la cittadella ci è piaciuta moltissimo e io volevo vedere altri atenei, la zona sportiva e ripassare dalla Piazza Coperta. Poi il tempo stringe, riprendiamo la metropolitana, trattiamo con un taxi per andare all'aeroporto (60.000 Bs) e l'unica cosa che ci resta da fare è scattare le foto dal taxi ai barrios che vediamo lungo il tragitto...il resto è solo ritorno a casa.

Ah, già, dimenticavo. Anche al ritorno, all'aeroporto di Firenze, scopriamo che ci hanno smarrito i bagagli, ancora una volta a Roma Fiumicino, niente di grave per carità, ma per 1.560,00 euro di biglietto aereo vorremmo davvero un trattamento migliore. E ci siamo rivolti all'Associazione dei Consumatori per chiedere i rimborsi e una parte di danni. Vi terremo informati sull'esito di tutto quanto. Bilancio sul Venezuela: non posso dire che il Venezuela sia il nostro paese preferito. Poca storia, poca architettura, poca cultura e spesso il confronto con il Machu Picchu agognato, ahimè, è stato inevitabile. Ma alla fine abbiamo comunque apprezzato questo paese tanto famoso per le sue bellezze naturalistiche e per il suo mare. Certo, non è lavacanza che avevamo sognato di fare e spesso abbiamo avuto la sensazione di stare... dentro il viaggio di qualcun altro.

 
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