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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

23 ottobre 2006
Sveglia, colazione e prima di uscire dall'albergo lascio a Sosò i pochi khat rimastimi oltre a delle magliette e pantaloni da dare ai lebbrosi; Sosò ringrazia anche a nome della sua gente. Con tutte le nostre valigie saliamo sul pullman ed attraversando per l'ultima volta Yangon ci dirigiamo verso l'aeroporto. Ci fermiamo a scattare le ultime foto della città, transitiamo vicino alla Shwedagon Paya, che è stata la prima pagoda visitata, il sole è dalla parte opposta, quasi a voler nascondere la bellezza dello stupa dorato, il cielo è azzurro turchino, interpreto questa visione come un bel saluto ed un invito a tornare in questa meravigliosa terra costellata di migliaia di pagode dorate.
Velocemente arriviamo all'aeroporto e Sosò, con un suo collega dell'agenzia, si dedicano a sbrigare tutte le pratiche per la partenza; veramente un ottimo e completo servizio fornito dall'agenzia birmana. Imbarcate le valige, salutiamo Sosò e tutto il gruppo transitando dal check-in, si ferma nella sala d'attesa aspettando l'aereo per Bangkok. Guardo l'aeroporto che è in fase di costruzione, sulla pista sono fermi degli aerei, ogni tanto decolla qualche aereo militare con varie tonalità di colore, verde, marrone, azzurro e bianco. Siamo in una sala della vecchia struttura dell'aeroporto, si nota che è datata. Decolliamo con un aereo della Thai, il servizio a bordo è sempre ottimo, il viaggio è allietato da uno spuntino di pesce e riso. Nello zaino deposito la guida della Birmania ed estraggo quella della Cambogia, approfitto del volo per leggere la storia e qualche informazione sul paese dove ci stiamo recando. Passare da uno stato all'altro, seppur vicini è sempre un notevole salto mentale; cultura, storia, tradizioni usanze differenti creano sempre qualche problema nell'immediato adattamento. La tecnica della ''conoscenza zero'' funziona sempre, mai dare qualcosa per conosciuto o per assodato, ma adattarsi sempre al paese dove vai.

Atterriamo a Bangkok, finalmente posso accendere il cellulare e leggere gli sms che nel frattempo erano arrivati, qui è mezza mattina ed in Italia è ancora notte, è ''poco delicato'' telefonare a quell'ora. Invio degli sms dicendo dove sono e che sto bene e, durante la permanenza in aeroporto, qualche telefonata e qualche sms dall'Italia arrivano ''bentornato nella civiltà ....'' recita uno degli sms, in effetti è vero, abituati ai servizi offerti dalla tecnologia, il non poter comunicare liberamente era un poco limitativo.
Dopo qualche ora d'attesa c'imbarchiamo su un ART 72 della Bangkok Airways, l'aeromobile è completa, decolliamo in ritardo. Durante il volo sorvoliamo sterminate pianure coltivate, i rilievi montuosi sembrano assenti, dall'alto si vede solo qualche piccola collina sparsa qua e là. Parrebbe di vedere enormi estensioni coltivate a riso; noto delle macchie verdi poste in prossimità dei villaggi e lungo i percorsi dei fiumi, sono piante di palme e tratti di foresta. Per diversi minuti sorvoliamo terreni allagati, non comprendo che sia, alla fine noto che l'acqua lambisce la pista dell'aeroporto. Scoprirò poi che si tratta del lago Tonlé Sap, che in seguito all'abbondante pioggia delle giornate precedenti è al suo massimo livello.
Atterriamo all'aeroporto di Siem Reap (L114 - M92), una città posta nel nord della Cambogia. Alla dogana aeroportuale dobbiamo presentare i passaporti, i visti, le foto e tutto quanto richiesto dalla burocrazia cambogiana. Ad aspettarci c'è un inviato dell'agenzia locale, che raccoglie tutti i nostri documenti e s'interessa lui per il nostro ingresso; usciamo dall'aeroporto e saliamo su un pullman da 30 posti, mentre le valigie vengono caricate su furgoncini ci saranno recapitate direttamente in albergo.
Facciamo conoscenza con la guida che ci accompagnerà in questo breve soggiorno, si chiama Sarath, parla un italiano non fluente, ma con attenzione è comprensibile. A causa del volo aereo siamo in ritardo, avremmo dovuto vedere il tramonto sul lago da una collina, ma vista l'ora si cambia programma.
Col pulmino, avvicinandoci alla città vediamo molta gente che a bordo di biciclette lascia il centro città dirigendosi verso la campagna. Sarath ci spiega che sono lavoratori edili che si alzano alle 5 del mattino, arrivano in città dove lavorano fino alle 17; per recarsi al lavoro percorrono anche 20 km.

Siem Reap dista 310 km dalla capitale della Cambogia; uno stato che dopo la dittatura dei khmer rossi, terminata nel 1979, non si è ancora ripreso.
Durante il tragitto noto che le abitazioni sono di bambù, di teak e di mattoni, tutte a palafitta ed i pilastri portanti sono di teak o di cemento.
Attraversata la città, velocemente arriviamo al Tonlé Sap (L51 - M91), il lago a seguito delle piogge ha un livello molto alto, c'imbarchiamo su un battello e navigando vediamo un villaggio galleggiante, le abitazioni sono realizzate su zattere o su barconi; durante la navigazione il sole che tramonta dietro le montagne crea un effetto suggestivo.
Ci fermiamo presso un battello che funge da negozio e da bar, adiacente al battello, un recinto posto nell'acqua contiene dei coccodrilli allevati per la pelletteria.
Rientriamo verso la terraferma che è buio, il timoniere si fa guidare dalle stelle e dal riflesso dell'acqua, verso riva un ragazzo con una torcia elettrica lo aiuta ad illuminare lo specchio lacustre ed evitare di travolgere qualche piroga presente. Dalle case galleggianti si vedono le scene di vita quotidiana, le barche sono destinate ad abitazioni, a negozi, a bar, perfino un ospedale ed una chiesa. Tutto il villaggio galleggiante segue l'andamento dell'acqua del lago. Dopo le piogge la superficie del lago diventa di 10.000 km quadrati, mentre alla fine della stagione secca la superficie è ridotta a 3.000 km quadrati.
Nelle abitazioni, noto uomini e donne sdraiati sulle amache, bimbi che giocano, famiglie a cena, TV che funzionano, insomma uno spaccato della normale vita quotidiana di queste persone. Qui vivono numerosi vietnamiti immigrati, i cui figli, sulla terraferma, chiedono in modo insistente la carità.
La calma navigazione è disturbata da nugoli di zanzare che s'abbattono si di noi; attracchiamo, abbandoniamo il battello e saliti sul pulmino, ci dirigiamo verso Siem Reap; il traffico è sensibilmente diminuito, lungo la strada si vedono dei mercatini.
Un particolare attira la mia attenzione, i semafori sono dotati di un cronometro che indica il tempo mancante prima che cambi colore, si ferma 30 secondi sul rosso e 30 secondi sul verde.
L'impatto è d'essere in un paese molto diverso dalla Birmania, qui i telefonini funzionano, molte automobili girano, vi sono distributori di benzina, alberghi e negozi appaiono ordinati e puliti; i tratti somatici della gente sono diversi da quelli birmani.
Arriviamo in albergo; è ampio e lussuoso, veramente un altro confort rispetto alla Birmania. La cena a buffet, con una cucina orientale che tenta d'avvicinarsi al gusto occidentale, o forse è solo un'impressione in quanto abbiamo cambiato nazione? Alla fine della cena tento d'uscire dall'albergo, ma il caldo umido è insopportabile, rientro e con l'aria condizionate si sta decisamente meglio.

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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