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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

26 ottobre 2006
Sveglia alle 6,15, predisponiamo le valigie per il rientro a casa, gli indumenti pesanti vengono messi a portata di mano per essere recuperati questa sera prima dell'imbarco per l'Italia dove la temperatura è decisamente meno calda che qui in Cambogia; indossiamo per l'ultimo giorno pantaloni leggeri e maglietta. Colazione e poi prima di partire, diamo a Sarath degli indumenti da distribuire a contadini ed operai locali. Lasciando l'albergo ci rechiamo all'aeroporto della città per prendere il volo diretto alla capitale, per poterci imbarcare occorre pagare una tassa aeroportuale di 6 $. Pagata la tassa possiamo accedere alla sala d'attesa e con un ART 72 voliamo su Phnom Penh. In Italia sono le 3, qui sono le 8.
Noto che gli aeroporti della Cambogia e precedentemente della Birmania, espongono ovunque la scritta ISO 9001, quasi per dimostrare che tutto va bene, che sono rispettosi delle normative e del sistema di qualità internazionale.
Decolliamo e sorvoliamo le ordinate risaie circondate da palme, vedo l'estensione del Tonlé Sap, poi altre risaie, un fiume solca la pianura e con sinuose curve si perde all'orizzonte; una catena montuosa ricoperta da foresta interrompe le risaie che sono a perdita d'occhio.
Atterriamo a Phnom Penh, troviamo la guida che ci accompagnerà per l'intera giornata, si chiama Ra è cambogiano ed è stato in Italia sette anni, lavorava come metalmeccanico in provincia di Brescia, parla un italiano corretto con accento bresciano.
Girando per le strade della capitale notiamo che la circolazione è un pò ''libera'', in effetti, le biciclette ed i motorini sembrano muoversi senza nessuna regola e pare vale la regola del ''chi passa per primo, passa''. Ra ci racconta che in Cambogia l'assicurazione è facoltativa per i cambogiani ma è obbligatoria per gli stranieri, in caso d'incidente le questioni vengono risolte fra i due contendenti, ed in caso d'incidente mortale esiste la prigione.
Osserviamo che le donne cambogiane tendono a coprirsi il viso, Ra ci spiega che questo serve per evitare di prendere il sole; è molto diffusa la convinzione che le persone abbronzate siano contadini e di conseguenza le donne poco abbronzate hanno più possibilità di trovare marito.
La prima sosta nella capitale è presso il Museo Nazionale (L80 - M73), il museo è strutturato seguendo i quattro periodi storici della Cambogia e le sale sono organizzate per oggetti costruiti con materiali similari, quasi per mostrare l'evoluzione. S'inizia il giro del museo con la sala contenente statue di bronzo dal XI al XVIII sec.; alcune di elevata fattura. Nella sala successiva sono presenti delle statue di arenaria. delle statue di scisto e di marmo; molte di esse provengono da templi, in quanto prima del XIV sec. nei templi non erano presenti monaci ma solo statue. Proseguiamo per il museo e vediamo delle sedie per monaci e delle selle per l'elefante reale; notoriamente un elefante albino. Sono esposte delle portantine reali realizzate con bambù ed impreziosite con tessuti dorati. In altre sale si vedono tessuti, ceramiche, vasi di terracotta, infine una sala contenente statue di Buddha provenienti da varie pagode.
Usciamo dal museo nazionale e ci dirigiamo verso il Mercato Russo (L104 - M75), dove in una struttura coperta si trova di tutto, abbigliamento, prodotti artigianali, ferramenta, gioielli prodotti musicali; i prezzi a volte sono trattabili, a volte molto meno, del gruppo c'è chi acquista e chi solo gira tra le bancarelle.

Attraversiamo la città per recarci al ristorante posto in riva al fiume, lungo la strada vediamo l'edificio in costruzione del parlamento, ed in una piazza il colossale e moderno Mausoleo dell'indipendenza (L83 - M77).
Arriviamo al ristorante, finalmente la possibilità d'assaggiare la vera cucina cambogiana e non solo il buffet internazionale proposto dall'albergo di Siem Reap; noccioline, involtini di riso, pasta di riso con gamberi, carpaccio cambogiano (manzo, cipolla, peperoni, tutto condito con succhi di frutta locali), verdure saltate, un piatto locale (pesce, funghi e citronella), dolci (ananas in pasta di riso e fritto, polpa di cocco in foglia di banana ed altri dolci locali), alla fine del pranzo la frutta: ananas, banana e anguria.
Lasciamo il ristorante per dirigersi verso il Palazzo Reale (L78 - M69), nel cortile su un pennone sventola la bandiera cambogiana; questo significa che il re è nel paese, altrimenti la bandiera sarebbe posizionata più bassa. Vicino al palazzo un edificio molto decorato attira l'attenzione, è il luogo dove i regnanti vengono cremati. Entriamo nel palazzo, nella parte accessibile al pubblico. Il palazzo edificato nel 1913, nel rigoroso rispetto della tradizione era solo in legno, oggi ricostruito, è una solida struttura in muratura abbellita da decorazioni dorate. Il palazzo ha in totale cinque ingressi, ognuno dedicato ad un transito ben preciso tipo; l'entrata del re, quella per il popolo, quella per i monaci, quella per l'uscita dei regnanti deceduti; la parte visitabile del palazzo è solo di tre settori.
Tutti gli edifici sono decorati e colorati con quattro colori; verde cha rappresenta la vegetazione, blu che rappresenta il colore reale, giallo che rappresenta i buddismo ed il bianco che utilizzato per le colonne rappresenta l'induismo.
Entriamo in un cortile e ci appaiono una serie di edifici tutti finemente decorati, l'armonia è notevole, i giardini sono perfettamente curati, l'atmosfera che si respira è profondamente regale.

Un imponente edificio con una larga scalinata, indica la sala del trono; per accedervi occorre togliere le scarpe in segno di rispetto, si transita solo sulla parte laterale destra della sala; la sala è imponente, il soffitto è affrescato con storie di divinità. Il trono in oro è usato solo per l'incoronazione del re, le pareti laterali sono affrescate con motivi geometrici e floreali di colore bianco e giallo che danno un tocco di preziosità unica. Dietro il trono usato per l'incoronazione del re, s'intravede il trono della regina.
Usciamo dalla sala del trono e sulla sinistra (guardando l'entrata della sala) visitiamo un museo dove sono custoditi abiti del re, della regina, dei soldati del palazzo reale; tutti sono dorati e finemente lavorati. In fondo alla sala dei manichini indossano i vestiti usati dalle ancelle del re, sono sette modelli, con sette colori differenti che rappresentano i sette giorni della settimana e sette pianeti. In vetrine adiacenti ad una parete si vedono oggetti in argento ed abiti sacerdotali usati nelle cerimonie reali.
Poco distante un edificio in ferro decorato, è il padiglione donato da Napoleone III alla Cambogia.
Percorriamo il cortile, oltrepassiamo una cinta ed accediamo ad un altro settore del palazzo, circondato da porticati interamente affrescati, in un cortile vediamo molte aiuole perfettamente tenute con piante e fiori, i cui colori ravvivano l'intero settore. Al centro la Pagoda d'argento (L79 - M72); dopo aver tolto le scarpe possiamo accedere a questo tempio il cui nome deriva dalle mattonelle d'argento che compongono il pavimento, al centro del tempio una statua di Buddha attira l'attenzione, è ad altezza naturale realizzata con 90 kg d'oro. Dietro un altare che nel suo sviluppo verticale raggiunge il soffitto, vediamo una statua di Buddha interamente in smeraldo. Lungo le pareti sono presenti statue di Buddha; d'oro, dorate, di giada, di marmo. In una teca si vedono le maschere funerarie e la portantina reale. Sono presenti numerosi oggetti votivi (statue d'oro, vasellame in oro ed argento). Il servizio di sorveglianza è discreto e costantemente presente, nella struttura non vi sono grandi sistemi di sorveglianza elettronica, ma basta che qualcuno solo tenti di sottrarre un qualsiasi oggetto che le guardi danno l'allarme ed il ''malcapitato'' viene sottoposto a ''giudizio sommario'' della gente sulla pubblica piazza. Un metodo, semplice ed efficace per scoraggiare qualunque malintenzionato.

Lasciamo il palazzo reale con i suoi colori, i suoi giardini i suoi edifici che manifestano raffinata bellezza, ed attraversando la città arriviamo alla base di una collina artificiale; la Wat Phnom (L82 - M77). Voluta dalla principessa Penh, la collina è stata costruita nel 1372 il nome della capitale deriva da quest'unione ''la città di Phnom e la collina di Penh''. Sulla cima della collina, un tempio, tutt'oggi meta di molti pellegrinaggi, all'interno un altare con quattro statue di Buddha lignee dorate, al centro del tempio un'altra statua di Buddha. Le pareti sono costellate di dipinti, olio su tavola di legno, raffiguranti la vita di Buddha. Usciamo dal tempio e scendiamo dalla collina circondati da ragazzini che vogliono vendere di tutto, lungo la discesa troviamo dei mendicanti e dal parco circostante compaiono delle scimmie.
Proseguiamo il percorso verso l'aeroporto e ci fermiamo a vedere Wat Ounalom (L82 - M77), il monastero centrale, all'interno vi è uno stupa con un tempio interno che racchiude un ciglio di Buddha, lo stupa dorato del XIV sec., è stato recentemente restaurato, la struttura interna del tempio è in arenaria. All'esterno sono presenti delle statue bronzee del XIII sec., provengono da vari templi e, come abbiamo già visto al museo nazionale, erano le statue presenti nei templi prima dell'arrivo dei monaci. Ai lati destro e sinistro dello stupa centrale sono presenti una serie di sei stupa più piccoli di colore bianco.
Riprendiamo il nostro viaggio e ci fermiamo a vedere la confluenza dei quattro fiumi che si fondono in tutt'uno, qui alcune bancarelle vendono delle ghiottonerie per i cambogiani. Guardo bene, e non posso credere ai miei occhi! M'avvicino e mi accorgo che la vista non m'inganna, sulle bancarelle disposti in pile ben ordinate e divise vi sono; ragni neri, scarafaggi, bachi da seta, gamberetti, cavallette tutto fritto, oltre che quaglie e granchi arrostiti. Il venditore, tutto contento di quanto espone invita qualcuno del gruppo ad assaggiare queste ''prelibatezze'', un gentile rifiuto appare la scelta migliore, risaliamo sul pullman restando colpiti per il gusto particolare dei cambogiani. Proseguiamo il giro della città e ci fermiamo a fotografare il moderno Mausoleo dell'indipendenza che avevamo intravisto nella mattinata.
Riprendiamo il viaggio verso l'aeroporto in mezzo ad un traffico caotico e disordinato dove sembra veramente che il primo che passa abbia la precedenza ovunque voglia andare. Ra ci racconta che in Cambogia la sanità pubblica è per tutti, ma la sanità funzionante è quella privata, la pensione esiste solo per gli impiegati statali.

Lasciamo di Phnom Penh che il cielo si sta annuvolando e minaccia pioggia; abbiamo proprio vissuto giorni i post monsone, qualche scroscio, ma tutto sommato non ci siamo bagnati molto.
Arriviamo all'aeroporto e prima d'imbarcare le valigie dirette a Milano, prendiamo i vestiti pesanti che avevamo preparato. Le 31 valigie vengono imbarcate, muoversi in gruppo aumenta un poco i tempi d'attesa, ma quando c'è organizzazione va tutto bene. I controlli in uscita sono rigorosi e ''rigorosa'' è anche l'inaspettata tassa aeroportuale per uscire dal paese 25 $, un vero e proprio furto. Ma è un modo ''elegante'' per chiedere un contributo per la costruzione dell'aeroporto e di un nuovo ponte; se lo stato Italiano adottasse questo sistema, noi eviteremmo parte delle tasse.
Voliamo verso Bangkok, il volo procede tranquillo, dopo circa un'ora sotto di noi appare una miriade di luci, siamo in Thailandia, atterriamo a Bangkok, appena l'aereo vira vedo quattro aerei dietro di noi che si stanno apprestando all'atterraggio. Per l'ennesima volta transitiamo per l'aeroporto, qualche ora d'attesa per il volo per l'Italia, ci cambiamo, abbandoniamo i pantaloni e magliette leggere ed indossiamo le felpe. Approfitto della sosta per sistemare gli appunti e scrivere le prime riflessioni del viaggio.
C'imbarchiamo accolti dall'ospitalità della Thaj, il volo per Milano Malpensa è tranquillo, alle 7,40 italiane atterriamo, in Birmania sono le 12,40. Negli occhi le mille pagode dorate, le centinaia di statue di Buddha, le imponenti costruzioni di Ankor .... Scrivendo questo diario la mente ripercorre come in un lungo film tutto il viaggio e mi auguro che anche il lettore possa farsi trascinare da queste sensazioni.
E ..... da buon curioso viaggiatore, anche se la Birmania mi ha particolarmente colpito con la sua bellezza, la mente sta già pensando dove andare nel prossimo viaggio ....

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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