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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

24 ottobre 2006
Sveglia alle 7,00, l'albergo è pieno di giapponesi, a colazione sembrano delle cavallette affamate, divorano di tutto, e come tradizione vuole, sono armati di ogni prodotto per tecnologico; con le macchine fotografiche fotografano di tutto, compresa la hall dell'albergo e le sale adiacenti. Partiamo per le escursioni della giornata a bordo del pulmino, questo è lo standard dei bus che qui viaggiano, 30 posti calcolati sulle dimensioni degli asiatici, facciamo fatica a restare seduti a lungo, le nostre gambe sono praticamente incastrate tra i sedili. Partiamo ed attraversiamo Siem Reap, Sarath sforzandosi di parlare correttamente italiano, ci spiega alcune cose della Cambogia.
La nazione vede una prevalenza buddista del 90%, l'analfabetismo è al 25%, il 70% sono contadini. Attualmente la nazione punta sul turismo come fonte primaria di valuta pregiata, per questo molti alberghi sono in costruzione, in parte vedono la partecipazione di capitali stranieri. La costruzione degli edifici che posso notare lungo le strade è curiosa, una volta terminato il tetto, vengono subito fatte le rifiniture esterne e successivamente proseguono i lavori interni, come per voler dimostrare la bellezza della costruzione. Sarath, a volte si confonde con i termini italiani, occorre molta attenzione nell'ascoltarlo e prendere appunti in queste condizioni si rivela un poco complesso.
Attraversando la città arriviamo nella zona archeologica di Angkor Thom (L159 - M112), ci fermiamo ad un chek-point, ci vengono consegnati dei pass personali con nome e foto, validi per accedere alla zona archeologica. Dal punto di vista organizzativo veramente una bella idea per poter girare tutti i templi senza fare ulteriori code per pagare il biglietto, questo potrebbe essere un modello da importare nelle nostre città d'arte italiane.
Angkor (L137 - M101) era la capitale della Cambogia antica, i templi edificati nell'area sono stati realizzati dal 802 al 1434, nei due periodi della ''Cambogia classica'', vedremo opere risalenti dal periodo induista fino al periodo buddista, queste due religioni sono una costante presenza. L'ingresso alla zona avviene da un'enorme portale posto nella cinta muraria periferica. La pietra usata per la realizzazione della maggior parte dei templi è arenaria, il colore grigio della pietra si mescola col verde e marrone dei licheni cresciuti sulla pietra stessa. Il colore, le forme ricordano molto i templi maya presenti in Messico, d'altronde qui a dividere le due culture c'era ''solo'' l'oceano pacifico.

Prima d'accedere al portale d'ingresso percorriamo un ponte al cui lato sono collocati delle statue che sostengono un enorme serpente, il naga, il serpente mitico della tradizione buddista, spesso raffigurato con più teste, fino a sette, è un simbolo molto usato nell'architettura angkoriana. Queste figure, posizionate all'ingresso, sono a protezione dell'intera struttura.
Sulla cinta e sulla porta, incise nell'arenaria, vediamo delle decorazioni raffiguranti fiori di loto, danzatrici, elefanti ed un cavallo a 5 teste. L'enorme portale d'ingresso è decorato con ai lati un elefante a tre teste.
Il ponte, le statue ed il portale sono parzialmente danneggiati a causa sia della foresta che fino a qualche anno fa ricopriva tutto, sia causa delle guerre e della dominazione dei khmer rossi, durante la quale molti monumenti sono stati oggetto di tiro al bersaglio.
Attraversiamo il portale ed entriamo in quella che una volta era la zona religiosa e sede del palazzo reale. Saliamo su due piccoli pulmini che ci accompagnano a vedere i monumenti presenti in quest'area. Le pietre utilizzate per la costruzione di questi templi provengono da cave distanti 50 km, trasportate qui su zattere; l'edificazione di queste strutture richiese l'impiego di migliaia di operai.
Entrati nell'area archeologica il primo tempio che vediamo è il Bayon (L160 - M113), il nome del tempio fu modificato sotto il dominio francese, parte della struttura è crollata a causa del tempo e dell'avanzare della foresta; la Cambogia, avendo un terreno alluvionale, non è soggetta a terremoti. Partendo dalla cinta esterna si vedono dei resti di naga sostenuti da angeli, oltre che da leoni; il muro esterno del tempio è completamente coperto da bassorilievi raffiguranti 15 storie, l'estensione di questi bassorilievi è di 1.200 mt. Il tempio costruito su tre piani aveva 54 guglie goticheggianti contenenti 216 giganteschi volti del re, praticamente l'impressione girando all'interno del tempio è quella d'essere costantemente osservati e controllati dal re. Accedendo al secondo piano del tempio, vediamo delle storie di Buddha, con colorazione policrome del XII sec. Qui sono in corso dei lavori di restauro da parte di archeologi giapponesi. Dalla base, il complesso con le sue guglie appare un ammasso disomogeneo di pietre, solo salendo al terzo piano in cui, a differenza degli altri due piani quadrati esiste una piattaforma circolare, appaiono chiaramente i visi del re e, come voleva il costruttore, lo sguardo del re ti osserva sempre. Il tempio è stato iniziato nel 1181 e terminato nel 1190. La simbologia identifica il regnante con la divinità e questa caratteristica la troveremo ovunque in questi templi.

Lasciamo il tempio di Bayon e poche centinaia di metri dopo troviamo il Baphuon (L163 - M114), un monumento che è la rappresentazione del Monte Merù, un edificio costruito prima del Bayon, anche questo edificio ha tre piani, con 12 torri laterali più una centrale. Attualmente è in fase di restauro da parte di equipe francese. Le pietre del tempio erano alloggiate su un letto sabbioso, nel tempo le radici delle piante sono penetrate fra i massi spostandoli, permettendo così all'acqua piovana di penetrare ed asportare il letto sabbioso sottostante che ha fatto rovinosamente crollare il tempio. Nel 1960 iniziarono i primi lavori di restauro da parte dei francesi, interrotti a causa della guerra civile; attualmente il restauro prosegue, e grazie alla documentazione fotografica del secolo scorso i blocchi di arenaria vengono riposti nella loro posizione originale e qualora fossero troppo rovinati, vengono sostituiti con dei blocchi nuovi fedelmente riprodotti con l'ausilio della documentazione in archivio; oggi si possono vedere due delle 12 torri, fedelmente restaurate. L'ingresso del tempio era ad est, preceduto da una piattaforma di arenaria lunga 200 mt.
Proseguiamo il giro nell'immensa area e superata una cinta, dal perimetro di 600 per 350 mt, accediamo passando da un portale, restaurato nel 1990 da archeologi indocinesi, verso quella che era la Corte Reale (L164 - M115). Il primo tempio che vediamo è Phimeanakas (L164 - M115), ''Palazzo nel cielo'', risale al 944, anch'esso è una raffigurazione del Monte Merù, serviva esclusivamente per l'incoronazione dei regnanti; sono visibili due vasche che venivano usate per le abluzioni reali. Il palazzo reale in legno dorato distava 50 mt dal tempio, ma è stato distrutto nella guerra contro i siamesi.
Uscendo dal perimetro murario accediamo direttamente (da sud) alla ''Terrazza degli elefanti'' (L165 - M115), una gigantesca tribuna lunga 350 mt, che era dedicata alle cerimonie pubbliche ed agli spettacoli del circo, qui si organizzavano combattimenti di bufali, lotte tra galli o tra cinghiali. Nella stessa area, quando un sovrano era incoronato, si svolgeva una festa che durava 5 giorni. Frontali e poste al limite opposto dell'area, si ergono delle torri; fra di esse venivano tirate delle funi dove si esibivano degli equilibristi. La terrazza, per la gente cambogiana, prende il nome dalle sculture di elefanti che sono scolpite sulla facciata. Alla fine della terrazza sorge un muro con due elefanti a tre teste, simbolo che rappresenta le tre divinità induiste.

Poco distante una terrazza più piccola ha alla sua sommità una statua; originariamente era la statua del ''Dio della morte'' ed era posizionata nel luogo dove i re venivano cremati, la gente l'ha denominata ''la statua del re lebbroso'' (L165 - M115); l'origine del nome popolare deriva dal fatto che la statua in arenaria si presenta con le dita mutilate e guardandola così asetticamente, assomiglia veramente ad un lebbroso.
Lasciamo il luogo archeologico e rientriamo in albergo, pranzo a buffet, una breve sosta e poi ripartiamo. Ritorniamo nella zona dei templi, chek-point dove si devono mostrare i permessi che vengono controllati scrupolosamente dalla guardia e poco dopo arriviamo ad Angkor Wat (L154 - M108), quest'edificio è il secondo complesso tutelato dall'Unesco: il tempio per eccellenza di Angkor, iniziato nel 1113 e terminato nel 1150. Entriamo dall'ingresso ovest, quello destinato al transito dei regnanti. Il sole illumina l'edificio infondendo una luce particolare, è veramente una delle meraviglie del mondo. La costruzione di origine induista è maestosa ed imponente, realizzata anch'essa in arenaria; rappresenta il Monte Merù; è circondata da un fossato simboleggiante i sette monti ed i sette mari che bisogna superare per raggiungere la montagna sacra. Vicino al fossato nelle acque calme, ricoperte di ninfee, il tempio si riflette creando un'atmosfera ed una visione degna delle più belle foto. Troviamo un gruppo di italiani provenienti da Milano, scambiare qualche parola con connazionali è sempre bello. Giriamo intorno al fossato, ci avviciniamo all'imponente palazzo, tutto il muro esterno è circondato da un colonnato, sul muro è scolpito un bassorilievo con storie induiste, nel sec. XVI il bassorilievo è stato dipinto, alcune tracce di colore sono ancora visibili. Al piano rialzato il palazzo presenta quattro cortili circondati da colonnati interamente coperti, al centro dei cortili accessibile da una gradinata e circondati da un bordo, sono presenti delle piscine che servivano per il recupero dell'acqua piovana. L'arenaria è stata deteriorata dal tempo e dalla foresta, anche questo tempio poggia su un letto sabbioso, quindi nelle vasche è bene che l'acqua piovana resti il meno possibile onde evitare di rovinare ulteriormente la struttura (solo il fossato esterno, che abbiamo visto in precedenza ha una base non sabbiosa che permette la permanenza dell'acqua).

Nei porticati sono presenti 1.000 statue di Buddha risalenti al XVI sec.; le cornici del tetto del porticato sono decorate con la testa di naga, il serpente sacro. Il porticato è costituito da una struttura formata da quattro colonne sormontate da un soffitto con una forma particolare; le colonne sono disposte in modo da creare un passaggio centrale più ampio e due passaggi laterali più stretti; nei due transiti laterali il soffitto è un quarto di cerchio, dove la parte bassa è all'esterno e la parte alta all'interno. Nella parte centrale il soffitto è costituito da due pareti di arenaria che salgono verticalmente e poi da dei blocchi, sempre d'arenaria, che degradando con forma triangolare verso l'alto vanno a chiudere la volta.
Procedendo nella visita del palazzo, transitando per una stretta e ripida scala accediamo al secondo piano, dove in un cortile è collocata la piramide terminale. Il gruppo si ferma nel cortile e, solo in pochi saliamo sulla piramide, l'acceso alla stessa è dato da una ripida scala che si restringe man mano che si sale, dall'alto la vista spazia sui templi circostanti e sui particolari della sottostante struttura. La discesa è facilitata da una fune, i gradini della piramide sono veramente alti e stretti, mi chiedo come facevano i khmer a salire e scendere, visto che la loro altezza non è elevata.
Usciamo dal tempio quando il tramonto si sta avvicinando, illuminando di arancione ogni particolare della pietra, la vista è davvero suggestiva, è davvero una delle meraviglie del mondo.
Proseguiamo il giro e poco distante il pullman si ferma perché siamo alla base della collina dove sorge il tempio di Phnom Bakheng (L168 - M111). E' possibile acceder alla cima della collina utilizzando un sevizio di trasporto a dorso di elefanti. Qualcuno del gruppo approfitta di questo servizio, ma non essendoci più disponibilità salgo a piedi lungo una strada forestale che dolcemente gira intorno alla collina alta 60 mt. Alla sommità della stessa sorge il tempio, meta di molti turisti più per vedere il tramonto sulla sottostante pianura, che per visitare questa struttura realizzata su 5 terrazze con scale abbellite da leoni. Dall'alto si vede il sole che tramontando illumina dorando l'acqua del lago e la pianura alla base della collina; il contrasto con la foresta è sempre forte, luci ed ombre lottano perennemente e la luce lascia spazio al buio della notte che scende.
Ridiscendiamo la collina, quando ormai la notte prevale, gli ultimi metri sono fatti al buio, per fortuna che qualcuno aveva delle torce elettriche. Rientriamo in albergo, doccia, cena a buffet e poi .... il gruppo si ritrova nel bar dell'albergo, è il compleanno di Luigia, che festeggiamo con una buona torta. Auguri!! Questo tour è caratterizzato da compleanni; veramente carino.
Alla fine del festeggiamento un pò di conversazione con qualcuno del gruppo ed infine un sonno restauratore.

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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