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BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi

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Birmania, Yangon - Shwedagon Paya

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

12 ottobre 2006
Alla mattina Yangon si presenta avvolta da una coltre nebbiosa, dal 19° piano del Traders Hotel e la vista spazia sulle abitazioni e sul porto, prendendo l'ascensore posso intravedere sulla collina la Shwedagon Paya visitata il giorno prima. Avere qualche punto di riferimento per orientarsi è meglio.
Colazione in albergo, si riprende il pullman e si attraversa la città diretti alla Golden Rock: la Roccia d'oro. Nell'attraversare la città, visto il traffico intenso, Sosò ne approfitta per cominciare ad illustraci alcuni aspetti del suo paese.
La prima curiosità riguarda le targhe degli autoveicoli che hanno 5 colori, il rosso per automezzi adibiti al trasporto pubblico, il nero per automezzi privati, il bianco per gli automezzi delle autorità, il celeste per i pullman ed infine il giallo per gli automezzi dei monaci (pochissimi a dire il vero).
Vediamo dei bambini che in file ordinate camminano lungo il ciglio della strada, sono vestiti con il ''longyi'' verde e camicia bianca sono studenti che si stanno recando a scuola, il ciclo scolastico ricorda quello italiano, elementari, medie e superiori. Ma in Birmania esiste un sistema meritrocatico, e solo secondo i voti acquisiti nelle superiori si accede alle facoltà universitarie, dove i migliori studenti accedono a medicina ed ingegneria, mentre l'accesso alle altre facoltà degrada secondo i voti ottenuti alle superiori.
In Birmania si utilizzano tre calendari, il Gregoriano (quello usato in occidente), il calendario Birmano (che corrisponde al 1300) ed il calendario Buddista (che corrisponde al 2500). Gli ultimi due calendari seguono le fasi lunari, hanno periodi di 28 giorni ed in vario modo compensano per arrivare ai 365 giorni del percorso terrestre intorno al sole.
Durante il viaggio transitiamo nei pressi di un ospedale, Sosò ci spiega che esistono 3 tipi di ospedali. I primo è una struttura prettamente ambulatoriale dove è presente solo il medico che prescrive le ricette, il paziente deve poi recarsi ad acquistare i farmaci in una farmacia, collocata solitamente nei pressi dello studio medico; questo servizio è riservato alla popolazione. Il secondo tipo di ospedale è riservato agli impiegati statali, dove, accedono solo gli impiegati statali ed i loro familiari; queste strutture utilizzano medicine cinesi di scarso effetto terapeutico. Esistono poi gli ospedali militari, accessibili ai militari ed ai loro familiari, sono le migliori strutture sanitarie del paese, dotate di macchinari e farmaci occidentali.
Infine, ma fuori dai tre tipi su descritti e solo nelle grandi città, esistono gli ospedali per i monaci, accedono solo ed esclusivamente i monaci dei vari conventi; durante il viaggio, attraversando Yangon, transiteremo più volte nei pressi di un ospedale per monaci, un edificio grande e molto modesto.

Sosò prosegue descrivendo altre caratteristiche della vita in Birmania; è un paese che par essere costituito da caste, i militari, gli impiegati statali, i contadini e poi il resto della popolazione.
Poter entrare nei ranghi militari e superare i primi duri periodi, fornisce la possibilità di accedere alle scuole militari che servono anche come avanzamento di grado.
L'altra categoria di persone che hanno dei benefici sono gli impiegati statali, i quali, diversificati per ministero godono di una serie di ''benefit'' statali, chi riceve buoni per i mezzi pubblici, chi viaggia gratis, chi ha sconti su energia elettrica, chi riceve riso ed olio per sé e per la propria famiglia.
Da quanto raccontato, la Birmania appare un paese molto simile ad altri, dove solo a qualcuno sono concessi alcuni privilegi e benefici. Dalle spiegazioni e da quanto ho letto prima di partire, emerge che anche qui la corruzione è una presenza costante in molte attività e qualche scandalo riguardante persone pubbliche ben in vista, è abbastanza recente. Come metro di misura anche correlato a questo fenomeno, abbiamo delle cifre, lo stipendio medio di un impiegato statale è di 80 dollari al mese, per acquistare una Land Rover nuova (e ne girano parecchie), occorrono 150.000 dollari, di cui la maggior parte sono tasse governative. Questo parametro potrebbe spiegare la piaga che permette a qualcuno d'arricchirsi. Un appartamento in città costa molto meno di un'auto.
La Birmania è il settimo produttore mondiale di riso che risulta essere una delle principali voci nell'esportazione. I terreni sono di proprietà dello stato e sono dati ai contadini per un periodo di 60 anni, il pagamento può avvenire in due modi; il primo è l'affitto puro, il secondo modo è il 10 % del raccolto, calcolato sulla stima della produzione media della superficie della risaia, ma in questo caso potrebbero esserci seri problemi in caso di carestia, in quanto questo sistema crea indebitamento ai contadini stessi.
Ai contadini, lo stato fornisce riso ed olio a prezzi bassissimi e gli oli utilizzati dai birmani sono: quello di palma (nocivo per la salute), quello di arachidi e quello di sesamo.
Proseguiamo verso la periferia di Yangon e ci fermiamo nei pressi di un'edicola; un luogo dove tutti i conducenti di automezzi si fermano per un ringraziamento a San Cristoforo, protettore degli autisti: infatti, qualsiasi mezzo che transita, si ferma un attimo e poi riparte.
Percorriamo qualche chilometro e poi effettuiamo una sosta al cimitero degli alleati, dove riposano 27.026 inglesi e loro alleati caduti nella seconda guerra mondiale; le lapidi indicano, nome e cognome, battaglione e nazionalità, sono ben curate e vediamo del personale intento al taglio dell'erba ed alla lucidatura del bronzo delle lapidi. La manutenzione del cimitero è di assoluta e rigorosa precisione, un bell'ordine in puro stile inglese.
Ripartiamo e poco distante un casello per il pedaggio, è l'accesso all'autostrada birmana, due corsie asfaltate per direzione ed ai lati .... pedoni e poi la pista per i carri trainati dai buoi e per i trattori: veramente un'autostrada unica.

Il manto stradale presenta qualche buca, e dopo 80 km percorsi in oltre un'ora, arriviamo nella città di Bago dove ci fermiamo a vedere la Shwethalyaung Buddha (L145 - M109), una colossale statua di Buddha sdraiato lunga 55 mt ed alta 16. Anche in questo caso, come nel precedente, la statua è realizzata con mattoni pieni, rivestita di malta e finemente decorata. Sul retro della statua delle raffigurazioni illustrano la storia della statua; alla testa, il basamento è ricoperto di formelle di vetro colorato che illustrano la storia di Buddha. Anche qui il luogo è di pellegrinaggio e, come in tutto il mondo ...... esiste un luogo di pellegrinaggio senza l'adiacente mercatino? Ottimo motivo, per qualche componente del gruppo di cominciare a far compere.
Riprendiamo il viaggio diretti verso lo Stato Mon (una delle regioni della Birmania), e percorrendo una strada piena di buche l'andatura rallenta di molto, ma questo permette d'osservare bene le risaie e di poter scattare qualche foto dal pullman. Ad un certo punto il mezzo si ferma di fianco ad una risaia, scendono i due autisti e cominciano a trafficare .... non vedo che fanno, ma stanno prendendo acqua dalla risaia ... Sosò c'informa che stanno aggiungendo acqua nel radiatore. Riprendiamo il viaggio ed attraversando un fiume, su un ponte di ferro costruito dagli inglesi, passiamo il confine regionale ed entrando nello Stato di Mon, ci avviciniamo alle colline dove il paesaggio cambia, le risaie lasciano il posto alla foresta tropicale, si vedono campi coltivati ed immense piantagioni di piante da gomma. Altra sosta, siamo in un villaggio costruito lungo la strada, il pullman ha dei problemi con l'impianto di raffreddamento, anche l'aria condizionata è ferma, gli autisti scendono, aprono il cofano motore e cercano di sostituire un manicotto, tentativo fallito in quanto il pezzo non originale si rivela inadatto alla sostituzione per cui viene rimontato il vecchio manicotto. Terminata la sosta dove ci siamo dedicati a scattare alcune foto agli abitanti del villaggio, ai bambini ed alle abitazioni, il viaggio riprende; il cielo che durante la sosta era diventato grigio cupo, comincia a scaricare acqua, meno male che siamo in viaggio e non stiamo visitando qualche monumento, il pullman ci protegge dalla pioggia tropicale. Ci fermiamo in un ristorante per il pranzo, siamo ai margini di una verdissima vallata ed in lontananza si vedono le colline meta del nostro viaggio. La cucina birmana offre: zuppa, pollo con arachidi, anatra, verdura, frutta. Anche oggi, come ieri, io e Sandro mangiamo con i bastoncini di bambù. Terminato il pranzo, si risale sul pullman e si riparte costeggiando la foresta tropicale. Dopo 40 minuti di viaggio, arriviamo al villaggio di Kinpun (154 - M110), dove il pullman si ferma. Scendiamo e ci rechiamo presso una piazzola rialzata, ai lati della piattaforma sono posteggiati dei camion, nel cui cassone sono state collocate delle assi di legno che fungono da sedile. Posizioniamo i nostri zaini in una gabbia posta in fondo al camion e cerchiamo di prendere posto su questo singolare mezzo di trasporto. Essendo noi europei più alti degli indocinesi le nostre lunghe gambe faticano a trovare la giusta posizione fra le strette assi che fungono da sedile. Saliti sul camion tutti e 30, partiamo; la strada è cementata e tortuosa, non si vede nulla, siamo tutti sballottati dall'andatura e dai sussulti causati dal fondo irregolare. La prima fila si posiziona in piedi e guardando oltre il tetto della cabina del camion avvisa gli altri passeggeri di com'è la strada, è un continuo ''curva a destra'', ''curva a sinistra'', ''salita'', ''discesa'', ''salto'' ... dietro, le urla mischiate a risate, rendono indimenticabilmente piacevole il viaggio. Incrociamo altri camion che scendono, poi una sosta in un posto di controllo, dove la strada diventando stretta impone un senso alternato di marcia. Approfitto per fare delle foto al gruppo seduto sulle assi nel cassone del camion. Riprendiamo la salita, la strada è veramente stretta e sale sinuosa e ripida, ad un certo punto la strada è costeggiata da fiori rossi, una sbarra indica che siamo a Yatetaung Bus Terminal (L154), gli 11 chilometri di percorso sono stati coperti in 45 minuti di tempo. Fra le colline, troviamo un'enorme piazzale, il camion si ferma, noi scendiamo e riprendendo i nostri zaini ci apprestiamo ad effettuare l'ultimo tratto di salita che ci divide dalla Roccia d'oro, sono oltre 200 metri di dislivello. Al centro del piazzale sono posteggiati i camion che servono per il trasporto dei pellegrini, ai lati vi sono capanne con negozi, bar e punti di sosta per chi vuole riposare. La piazza è animata dai portatori che con la loro inconfondibile camicia blu, si offrono per portare valigie e zaini dei pellegrini che vogliono salire verso la Roccia d'oro. Per chi ha difficoltà a percorre la ripida strada, i portatori offrono un servizio di portantina, una sdraio sostenuta da due robuste canne di bambù. Qualcuno del gruppo approfitta del servizio, contratta il prezzo di andata e ritorno e parte, altri invece contrattano il prezzo per zaini o valige e li affidano ai portatori che con delle gerle di bambù, cominciano a salire velocemente. Anche il gruppo inizia a salire, la salita si mostra subito ripida, in poco tempo la compattezza del gruppo si sfila. Mentre saliamo, incrociamo dei camion che salgono o scendono trasportando pellegrini locali, per motivi di sicurezza, vista la strada, il servizio è riservato solo ai birmani; in effetti i camion sono stracarichi e trasportano molte più persone delle 30 previste. Salendo, lungo la strada s'incontrano delle edicole con statue di Buddha, posti di ristoro, venditori. Ad ogni passo si è costantemente assaliti dai portatori che chiedono di contrattare il prezzo e di accettare un passaggio in portantina; la strada cementata, sale ed a tratti è molto ripida.

Dopo qualche tornante s'intravede la meta; la Roccia d'oro appare sempre più chiaramente. Il tramonto è iniziato e la Roccia d'oro si colora dei raggi del sole. Si continua a salire, l'insistenza dei portatori permane e man mano che si sale il prezzo scende. Ad un tornante che gira verso destra, si apre sulla sinistra una strada sterrata che è meno ripida della precedente, e transitando tra capanne adibite sia a negozi che ad abitazioni, in poco tempo si giunge presso una scalinata di cemento con al termine un arco di ferro con delle scritte in birmano, siamo alla fine della salita. Si prosegue lungo la strada che pianeggiante porta verso l'albergo, siamo sempre circondati da portatori che stavolta cercano di contrattare il prezzo per il ritorno. In poche decine di metri giungiamo all'albergo dove veniamo accolti con dell'ottimo e caldo the verde, la bevanda è davvero un toccasana dopo la salita effettuata col grande caldo e l'umidità presente. Lasciamo gli zaini nella hall dell'albergo e proseguiamo in direzione della Roccia d'oro, ormai è sera. Avvicinandoci alla sommità della collina, che è un luogo sacro, dobbiamo toglierci le scarpe e proseguire a piedi nudi, si procede su un pavimento di marmo lucido ed in un breve tratto giungiamo alla Roccia d'oro che imponente guarda la vallata.
La leggenda racconta che la roccia è tenuta ferma da un capello di Buddha, in effetti la roccia appare proprio in bilico sulla vallata sottostante. Questo è uno dei massimi luoghi di pellegrinaggio per i buddisti; avvicinandoci alla Roccia d'oro tentiamo di fare qualche foto notturna e vista l'ora, decidiamo di rientrare in albergo, stanno arrivando delle nuvole basse che avvolgono tutto e fanno aumentare la già notevole umidità. Prima di rientrare in albergo, facciamo un breve giro tra le bancarelle del mercatino ed alcuni alberghi destinati ai pellegrini.
Rientriamo in albergo, ci vengono assegnate le camere, sono molto modeste ed umide. Alle 20: 30 la cena è servita nella sala da pranzo che guarda verso la Roccia d'oro, la cena è birmano/cinese, zuppa di lenticchie, pollo, pesce, verdure, spaghetti di riso e l'immancabile riso bollito. La cena trascorre tra chiacchiere, si ridacchia per le condizioni delle camere, chi ha trovato dei funghi, chi una rana, che delle libellule, chi dei gechi ....
Rientriamo nelle camere e cerchiamo di dormire, il ventilatore in funzione dovrebbe portare un pò di sollievo, ed io penso: ''chissà se la mia valigia arriverà? Qui l'umidità è elevata ed il cambio ormai è sporco, devo trovare il modo per lavarlo ...''

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Dati del viaggio

Un viaggio tra i tesori dell'Umanità

Periodo: ottobre 2006

Destinazione: Birmania e Cambogia

Passaporto turistico

Raffaele Banfi

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