BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi Foto 1 di 20 Birmania, Yangon - Shwedagon Paya Un viaggio tra i tesori dell'Umanità14 ottobre 2006
Sveglia e preparazione delle valigie, si parte per l'interno del paese, chi del gruppo può ne lascia alcune con indumenti che non gli servono per il proseguo del tour, riprenderemo le valigie fra qualche giorno al nostro rientro a Yangon prima di partire per la Cambogia. Nel pomeriggio abbiamo il volo diretto alla città di Heho nel nord della Birmania, la mattinata la dedichiamo a visitare ulteriormente la capitale. La prima sosta che facciamo è in una piazza dove sorge una Pagoda ottagonale, unica nel suo genere, che è stata ''risparmiata'' durante la costruzione di un lungo viale dagli inglesi, che hanno dominato per decenni la Birmania. Era usanza degli anglosassoni, per realizzare strade, abbattere tutto quanto c'era sul percorso; ma la pagoda era un importante luogo sacro, ed allora una delegazione si è recata a Londra dalla Regina Vittoria per illustrarle la motivazione del rispetto del luogo, la Regina ordinò che la pagoda venisse lasciata. Oggi la pagoda è adiacente ad una piazza ed un parco dove sorge il monumento all'Indipendenza. Nella stessa piazza è presente il palazzo del municipio. Lasciamo il pullman e proseguiamo a piedi per le vie della città: essendo sabato mattina non c'è molto traffico e si cammina bene. Transitiamo in un quartiere caratterizzato da edifici coloniali, vediamo il tribunale, alcune banche e poi una visita allo Strand Hotel (L107 - M97), un hotel extra lusso di origine coloniale, recentemente restaurato, che offre 23 camere riccamente arredate il cui costo varia dai 475 ai 1.000 $ per pernottamento. Risaliamo sul pullman e ci dirigiamo al porto fluviale di Sin Ho Oan dove vediamo ogni sorta di battelli, dalle chiatte per il trasporto di merci, ai battelli passeggeri, alle semplici e leggere barche di legno per l'attraversamento del fiume. L'acqua è marrone, ma questo non evita che sia usata per la pulizia personale: fare il bagno nel fiume è una cosa naturale per molte persone. Sulla darsena sono posteggiati furgoni e camion di ogni tipo adibiti al trasporto di merce, inoltre sono presenti molti magazzini, simbolo dell'importanza commerciale di questo porto che dista solo 45 km dal mare. Nel porto, sulle panchine, vediamo la parte più povera della Birmania, alcune persone malvestite e malpulite dormono o stanno sistemano le poche cose che posseggono. Lasciamo il porto a bordo del pullman e ci dirigiamo a visitare un monastero di monache buddiste. Anche le monache come i monaci, vivono di offerte, ma mentre per i monaci la questua è giornaliera, per le monache è permessa solo 2 volte alla settimana, per questo motivo ricevono aiuti da familiari e da donatori; se non arrivano aiuti, si nutrono di riso bollito e di pesce secco. Arrivando al monastero, possiamo osservare che oggi è un giorno particolare, è il compleanno di una signora e la sua donazione, permette alle monache di pranzare. All'interno del monastero, nella sala da pranzo, il cibo è servito su tavoli rotondi molto bassi e le monache per pranzare devono sedersi per terra; il cibo è predisposto in piatti comuni da cui le commensali, 6 per tavola, attingono. Salsa di pomodoro, gamberi con arachidi, verdura sono già serviti in tavola, il riso viene deposto nei singoli piatti: tutto diventa freddo; nella sala volano alcune mosche e solo sui tavoli dei donatori vi sono le protezioni per le stesse. Alle undici, in fila indiana, arrivano le monache, tutte indossano il loro mantello color rosa, i capelli sono rasati, l'età è indistinguibile. Entrando nel refettorio, si accomodano ai tavoli, i posti sono preassegnati ed ognuna ha il suo piatto contrassegnato con un nome o con un simbolo. Il pranzo inizia con la preghiera comunitaria di ringraziamento per i donatori. L'unico piatto caldo che è servito è una zuppa di verdure, che presa da un'enorme pentola con un mescolo, viene riversata nelle ciotole delle commensali. Lascio le monache al loro pranzo e faccio un giro per il monastero, transito per la dispensa dove sono impilati alcuni sacchi di riso che serviranno nei giorni senza donazioni, proseguo per i corridoi esterni che danno alle camere e salendo al primo piano arrivo al tempio di Buddha; la sala è rettangolare posta sopra il refettorio, il pavimento è in legno di teak, ai lati delle portefinestre fanno entrare molta luce, un balcone gira intorno alla struttura. Opposto all'entrata sorge l'altare con sopra la statua di Buddha, alle pareti dei quadri rettangolari raffigurano episodi della vita di Buddha. Ai lati della sala, posti fra le portefinestre dei tavolini su cui studiare: in un armadio collocato sulla parete di sinistra vi è una piccola biblioteca con delle copie dei tre testi sacri del buddismo: la storia, i comandamenti, la meditazione. Ritornando verso l'entrata del monastero, lasciamo le monache al loro pranzo in compagnia della benefattrice e ci dirigiamo al ristorante per il pranzo, sono appena le 11,30 ma, dovendo prendere l'aereo, dobbiamo pranzare presto. Nel ristorante birmano degustiamo, zuppa di lenticchie, maiale, gamberetti piccanti, crescione, melanzane con cipolle, riso e frutta fresca (papaja, anguria e melone bianco). Una curiosità legata alla tavola birmana, ho notato che sono presenti solo forchetta e cucchiaio, il coltello non viene mai predisposto sulla tavola. E' anche vero che io mangio con bastoncini, ma vedendo Sosò mangiare solo con forchetta e cucchiaio chiedo come mai la mancanza di coltelli; mi spiega che i birmani, avendo una cucina simile alla cinese, dove il cibo viene spezzettato in cucina, usano forchetta e cucchiaio, oppure i bastoncini cinesi. Alla fine del pranzo vengono servite delle caramelle al tamarindo, una è digestiva, ma tre diventano .... lassative. Poi una notizia che appare avere dell'incredibile: esiste il caffè espresso!!! Non il solito caffè solubile, ma un caffè espresso e da buoni italiani ne approfittiamo: il gusto è discreto. Terminato il pranzo partiamo in direzione dell'aeroporto e poco prima, in una zona militare, ci fermiamo per veder due elefanti albini; ll colore della pelle è rosa, simile a quella dei maiali, ma paragonata al nero della pelle degli altri pachidermi in effetti appaiono bianchi. Gli elefanti sono legati con delle catene alle zampe posteriori per evitarne il movimento (usanza utilizzata da altri popoli per addomesticare gli elefanti) e vengono liberati solo alla sera. Arriviamo all'aeroporto per prendere il volo che ci porterà ad Heho, la struttura dell'aeroporto è sempre un cantiere aperto, stanno lavorando per terminare la nuova parte che sarà destinata ai voli internazionali, noi ci dirigiamo nella parte vecchia dove voli internazionali e voli nazionali hanno lo stesso ingresso. La struttura seppur datata presenta una serie di controlli efficienti, li superiamo ed entriamo nella sala d'attesa vicino all'uscita ''Gate 1'', la sala è caldissima, non essendo areata il sudore cola abbondantemente, è una sauna vera e propria. Arriva il nostro aereo, è un ATR 2 dell'Air Mandalay (di proprietà del genero del presidente birmano); dopo qualche decina di minuti c'imbarchiamo, l'aereo è vuoto interamente a disposizione del nostro gruppo, stiamo per apprestarci al decollo quando il velivolo ritorna in aeroporto, due tecnici con espressione preoccupata salgono a bordo e si dirigono velocemente in cabina di pilotaggio, dopo un pò escono sorridendo, finalmente si decolla. Dall'alto appaiono villaggi ed abitazioni circondate da palme, tutt'intorno a perdita d'occhio le verdi risaie dove, visto il periodo il riso è quasi pronto per il raccolto. Ogni tanto nei villaggi e nella campagna appare luccicante qualche pagoda dorata. Fiumi e canali solcano e segnano il terreno, l'acqua che scorre è sempre marrone, colore dovuto all'erosione del terreno. Dopo qualche minuto di volo appare un lago azzurro, sembra incredibile dopo tanta acqua marrone. Dall'alto appare un estesa pianura, qualche collina solcata da strade sterrate il cui marrone risalta nelle tonalità del verde, chilometri di foresta si susseguono evidenziando una miriade di laghi azzurri e di fiumi marroni. L'occhio si perde in questa sequenza ripetitiva e poetica; un fiume da cui parte un canale di derivazione, le risaie e poi ai margini inizia la foresta, poi un altro fiume, altri canali, altre risaie ed infine foresta ...... Durante il volo l'aero a nostra completa disposizione, permette al gruppo di sbizzarrirsi in chiacchiere varie, gli italiani hanno sempre la grande capacità d'essere allegri. Sorvoliamo una diga fluviale a gravità, il lago artificiale si disperde nelle circostanti colline in mille rigagnoli nelle frastagliate rive, sembra avere le forme di un drago cinese. In prossimità di una catena montuosa completamente ricoperta di foresta, iniziamo la discesa, appaiono dei terrazzamenti coltivati a riso; poi la terra cambia tonalità, anche il marrone della terra appare diverso, le risaie lasciano spazio a campi coltivati, con il loro colore giallo fanno bella scena i campi si sesamo fiorito; altri campi arati infondono al paesaggio delle tonalità varie e piacevoli da vedere. Atterriamo all'aeroporto di Heho dove ha appena terminato di piovere, alla nostra destra le nuvole sono nere, mentre alla sinistra il cielo appare chiaro, l'asfalto è completamente bagnato; speriamo d'andare in direzione del bel tempo. Siamo nello stato di Shan, Sosò ci dice che in Birmania esistono 37 etnie e nel nostro tour ne incontreremo 6. Lasciando l'aeroporto percorriamo una strada tra campi che a causa dell'alluvione sembrano delle risaie, quest'anno il monsone ha portato tanta pioggia e le zone allagate sono veramente estese. Mentre viaggiamo, la guida ci dice che gli unici monumenti dell'antichità oggi arrivati a noi sono le pagode, le uniche strutture costruite utilizzando i mattoni, mentre tutte le altre costruzioni qualunque fossero, abitazioni, monasteri e perfino il palazzo reale erano costruite in legno; nel tempo il deterioramento, i terremoti e gli incendi hanno fatto si che solo pochissime strutture arrivassero ai nostri giorni. Facciamo una sosta presso il monastero di Shwe Yaunghwe Kyaung (L191 - M169), una struttura del XVIII sec. interamente costruita in legno di teak. Alle finestre ovali appaiono dei fanciulli monaci; ricomincia a piovere e dobbiamo lasciare le scarpe all'esterno per acceder al monastero, comincio a comprendere l'utilità delle ciabatte infradito utilizzate dai birmani. Saliamo una scala di cemento resa scivolosa dalla pioggia ed accediamo nel monastero, vediamo una statua di Buddha di legno dorato contornata da specchi colorati. Alla parete una lavagna indica le offerte ricevute ed i nomi dei donatori, si leggono anche degli italiani. Usciamo dal tempio che continua a piovere; dobbiamo indossare le giacche a vento per evitare di bagnarci. Nelle immediate vicinanze del monastero vi è un edificio in muratura: è il tempio di Shwe Yan Pye (L191 - M169) con interni policromi, contiene 999 statue d Buddha. In origine le statue erano in marmo ed alabastro, ma a seguito di depredazioni oggi restano solo le nicchie originali al cui interno sono state poste delle moderne statue, ed alla base delle nicchie compare il nome del donatore. L'edificio è composto da molte stanze, una cappella è rivestita con vetri policromi mentre le decorazioni laterali sono parzialmente originali. Le pareti interne, ricche di nicchie contenenti le statue di Buddha, sono colorate di rosso con decorazioni in oro, mentre sulla parte alta della parete sono presenti figure a mosaico con vetri colorati. Lasciamo l'edificio e mentre saliamo in pullman pare che la pioggia stia terminando, nel cielo grigio e cupo stanno comparendo degli squarci di azzurro. Ci dirigiamo verso il Lago Inle, arriviamo nella cittadina di Nyaungshwe (L189 - M169) dove, presso un ponte, la strada asfaltata termina: la cittadina è completamente allagata. Le persone camminano nell'acqua alta fin oltre alla vita, le abitazioni sono sommerse, delle barche solcano le strade al posto delle automobili, sembra d'essere a Venezia, ma qui siamo in piena tragedia. Dal pullman la visione appare quasi irreale, qualcuno ride per quanto vede, seppur turisti e protetti dal pullman siamo testimoni di un'alluvione che ha sommerso gran parte del paese. Il pullman si ferma, gira a fatica verso sinistra, procediamo lungo una strada sterrata costeggiata a destra da capanne ed a sinistra da un canale. Ad un crocevia l'automezzo si ferma, scendiamo e vediamo uno specchio d'acqua con delle barche azzurre, penso siano i nostri nuovi mezzi di trasporto, invece le nostre barche sono ormeggiate poco distanti, sono di colore rosso. I natanti presentano una chiglia molto affusolata e dal poco pescaggio, ognuna porta 5 persone più il conducente, le barche sono mosse da un motore diesel fabbricato in Birmania. Saliamo su di esse e pian piano ci allontaniamo dalla sponda verso le quiete acque del Lago Inle, quello che sembrava un semplice specchio d'acqua era la parte nord del lago, lungo 22 km e largo 11. Iniziamo la navigazione pochi minuti prima del tramonto, partiamo ondeggiando un poco, ma man mano che la barca acquista velocità, la stabilità aumenta. L'aria è fresca, il paesaggio indimenticabile, al fianco del lago s'innalzano a cerchio le montagne, le acque dapprima marroni, man mano che percorriamo il lago diventano verdi, rispecchiano il colore delle montagne circostanti; attraversiamo un villaggio di palafitte circondato da erbe acquatiche e percorriamo una serie di canali percorsi da barche di legno. A me turista, sembra di perdere l'orientamento ma la gente del posto dei vari canali ne conosce i segreti più reconditi. Navigando passiamo nelle vicinanze di palafitte, poco dopo incrociamo delle barche di pescatori, il silenzio del lago è interrotto solo dal rombo del motore diesel che spinge la barca, viaggiando verso la notte che s'avvicina, l'aria pungente, la luce che pian piano scompare, sembra d'essere in una poesia vivente ed incrociando altre barche, si sobbalza sulle onde che solcano le calme acque del lago. Con la barca passo accanto ad erbe acquatiche che sembrano delle aiuole dove fanno la comparsa delle campanule rosa e dei giacinti d'acqua azzurri. Arriva il tramonto, il lago sembra volerci dare uno splendido benvenuto per le cose meravigliose che vedremo nei giorni successivi, su una piroga incontriamo il primo rematore locale che rema unicamente con la gamba destra, una caratteristica del popolo Intha i ''figli del lago'' (M167) unica al mondo, per condurre una barca; questo è possibili perché il Lago Inle ha acque calme e placide. La navigazione verso l'albergo dura oltre 30 minuti, nella memoria restano il verde delle montagne, il grigio del cielo, i colori dell'acqua, il rosa dello splendido tramonto, in lontananza un lampo rischiara il lago, forse pioverà. Delle luci poste vicino a riva indicano un passaggio ed il timoniere dirige la barca verso l'attracco dell'albergo, ci fermiamo sul molo e scendiamo dalle imbarcazioni, siamo in hotel e veniamo accolti con un cocktail di benvenuto ed anche le zanzare ci danno il benvenuto; ma una spruzzata di repellente risolve il problema. Prendiamo la chiave delle camere, siamo alloggiati in cottage posti sul lago, le stanze sono delle casette di legno e bambù, molto carine, spaziose e con un balcone che da direttamente sullo specchio lacustre; i letti sono predisposti con zanzariere onde evitare che durante il sonno gli insetti pungano. L'aria nelle camere è calda ed umida, apro le finestre protette da zanzariere, lasciando circolare un pò d'aria fresca. Ho 1,30 ore di pausa prima della cena, ne approfitto per sistemare il diario annotando le osservazioni e le sensazioni vissute nella navigazione. Poi una bella e rigenerante doccia e mi dedico alla lettura dei siti visti durante la giornata, oltre ad uno sguardo al programma di domani. Alle 20: 30 andiamo al ristorante dell'albergo, posto sulla collina adiacente al lago, il servizio da tavola è fatto con piatti di lacca, la cena è caratteristica della zona;. Antipasto di sfoglie fritte, riso, soia con semi di sesamo, pollo con mandorle, arachidi, verdura, porri piccoli e piccanti, dolci. Usciamo dal ristorante e ci dirigiamo sul lago verso i cottage, il cielo è stellato e vista la latitudine è difficile individuare le costellazioni conosciute, mi soffermo a contemplare la bellezza della notte nel silenzio totale che regna sul lago. Entro in camera e lascio le finestre aperte per far circolare l'aria, il letto coperto dalle zanzariere promette un sonno restauratore, dal lago giungono i rumori della notte, si sentono le rane gracchiare, qualche insetto che volando urta contro le zanzariere; dei tuffi di animali nelle acque del lago fanno da sfondo al sonno che sta arrivando. pagina
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1 2 3 Dati del viaggio Un viaggio tra i tesori dell'Umanità Periodo: ottobre 2006 Destinazione: Birmania e Cambogia Passaporto turistico Raffaele Banfi contatto email: Altri viaggi pubblicati:
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