BIRMANIA E CAMBOGIA di Raffaele Banfi Foto 1 di 20 Birmania, Yangon - Shwedagon Paya Un viaggio tra i tesori dell'Umanità19 ottobre 2006
Sveglia e sistemazione delle valigie, colazione e caricati i bagagli sul pullman, partiamo per Monywa. Uscendo dalla città, noto come sia invasa da biciclette e da motorini; essendo mattina la gente dalla campagna si reca in città per lavorare, ognuno porta la sua ''gavetta'' col pranzo della giornata. Lasciando Mandalay, ripercorriamo la strada verso Sagaing, riattraversiamo il ponte di ferro e stavolta, proseguiamo diritti senza fermarci sulla collina. Percorriamo la strada asfaltata contornata dalle capanne delle famiglie alluvionate, ci fermiamo a fotografare la Kaunghwmudaw Paya (L269 - M153), una pagoda eretta nel 1636 dalla bianchissima cupola, la leggenda vuole che essa rappresenti il perfetto seno di una regina birmana. L'altezza della cupola è di 46 mt. Scatto delle foto e controllandole salgo sul pullman ma ... hanno cambiato l'autista? No, sono io che camminando senza guardare, ho sbagliato pullman e sono salito su quello di turisti francesi, scendo immediatamente e salgo sul pullman giusto posteggiato dietro a quello dei francesi. Approfittando del viaggio, Sosò racconta curiosità, usanze e tradizioni della Birmania; la superstizione è molto forte e coinvolge completamente tutta la vita; se le case hanno l'entrata a sud o ad est, l'abitazione viene ricercata ed assume un buon valore economico, se invece l'entrata è a ovest o nord, il valore economico scende di molto. Nei negozi e nelle bancarelle, i commercianti sono convinti che il primo cliente che entra nel negozio o si ferma alla bancarella, se acquista, la giornata è positiva, se non acquista, la giornata avrà un risvolto negativo per gli affari, per questo i commercianti al primo cliente sono disposti ad applicare sconti molto forti pur di vendere ed avere così una giornata positiva. In Birmania la patente del motorino si può conseguire a 18 anni, dopo sei mesi, si può conseguire quella dell'auto, dopo due anni quella dei pullman e dopo cinque anni quella dei camion. I telefoni cellulari hanno una storia tutta particolare, girando per la capitale ho notato delle pubblicità di telefonini dell'ultima generazione, ma le schede funziono solo localmente. Il costo degli apparecchi è equivalente a quello italiano, invece la scheda d'attivazione costa 5.000 $ (tutte tasse governative). Esiste una lotteria nazionale in cui il vincitore ottiene un premio che consiste in una scheda telefonica d'attivazione per ''soli'' 1.500 $ e, vista la situazione economica dei birmani, molte volte il premio viene venduto in cambio di soldi. Sempre in fatto di telecomunicazioni anche il telefono fisso ha costi d'attivazione notevoli, la linea costa 1.500 $. Lungo la strada ci fermiamo per una ''sosta idraulica'' presso un ristorante posto sulla strada, pur essendo mattina sulla tavola ci sono dei piatti pronti, quali passeri fritti e formaggio fresco; riprendiamo il viaggio e Sosò continua nell'illustrazione della vita del suo paese. Le abitazioni sono costituite da una sala principale dove in molti casi è collocato un altare dedicato a Buddha, nelle abitazioni si entra sempre scalzi, le stanze, oltre a quelle dei genitori, sono divise tra maschi e femmine; anche i figli sposati, quando vanno a trovare i genitori, dormono in stanze separate. Ogni birmano per essere una persona corretta dovrebbe rispettare cinque doveri; l'insegnamento di Buddha, il rispetto per i genitori, per i figli, per gli insegnanti e per gli studenti. Lungo il percorso attraversiamo una zona agricola coltivata a cotone, anche qui è arrivata l'alluvione e sono presenti baracche di fortuna che costeggiano la strada. La strada che collega le città birmane ha le caratteristiche delle precedenti percorse, un nastro d'asfalto largo circa 4 mt, affiancato da due piste sterrate dove transitano trattori e carri agricoli; i pedoni e chi viaggia in moto non hanno delle regole ben precise, ma tendenzialmente viaggiano sull'asfalto. In caso d'incrocio di pullman e camion, gli automezzi vanno con le ruote esterne sullo sterrato, di conseguenza la velocità varia a seconda del traffico che si trova. Avvicinandoci alla città di Monywa, Sosò ci fa notare imponenti edifici con adiacente estesi prati ben tenuti; sono le facoltà universitarie, costruite dal governo tutt'intorno alle città. Essendo luoghi decentrati, agli studenti è garantito un regolare trasporto pubblico. Proseguo ad ascoltare altre caratteristiche della vita della Birmania odierna, dove i servizi sociali sono assenti, la pensione non esiste, gli anziani devono sperare nell'aiuto dei figli, altrimenti devono andare negli ospizi. Gli stipendi sono esenti da tasse per operai, impiegati statali e militari, solo gli scaricatori del porto e le guide turistiche devono pagare il 10% di tasse. Mentre viaggiamo si rompe l'aria condizionata del pullman, è proprio un tormento in questo tour, proseguiamo con i finestrini aperti. Durante il tragitto troviamo un passaggio a livello chiuso, un addetto della ferrovia con una bandiera verde annuncia la chiusura manuale delle sbarre e l'arrivo del treno; la ferrovia è ancora quella costruita dagli inglesi, il treno passeggeri ha un locomotore diesel ed è formato da quattro carrozze. Transitato il treno, riprendiamo il viaggio costeggiando campi coltivati e, lungo la strada vediamo delle bancarelle con angurie. Continua la descrizione della vita in Birmania: la distribuzione della benzina è regolata dallo Stato, al cittadino spettano 4 galloni la settimana, il rimanente fabbisogno viene acquistato al mercato nero con un costo tre volte superiore, circa 4.500 kyat al gallone (3 €). I birmani usano masticare foglie di the mischiate tra betal e calce, masticando questo intruglio hanno le gengive e la lingua corrose dallo sfregamento della calce. La calce viene preparata ponendola in una pentola con acqua e viene fatta cuocere, poi l'acqua viene gettata e resta solo la calce; il procedimento viene ripetuto cinque o sei volte. Così preparata la calce avvolta da foglie di the, viene masticata; toglie la fame ed il sonno. La saliva diventa rossa, i birmani che masticano foglie di the sputano continuamente e, camminando sulle strade è possibile intravedere molte macchie rosse, frutto degli sputi effettuati. L'uso della masticazione delle foglie di the è di origine indiana. Le donne, fin dalla tenera età amano apporre sul viso della ''tanaka'', un prodotto che serve per proteggere ed abbellire la pelle. La corteccia del legno di tanaka è grattugiata e macinata finemente, poi viene applicata sul viso. Terminata la corteccia, i pezzi di legno vengono macinati ed utilizzati per realizzare creme per la cura delle mani. Arriviamo a Thanhoddhay Paya (L274 - M155), un tempio dai colori pastello, contenente 600.000 statue di Buddha, di ogni grandezza. Scendiamo dal pullman e prima di accedere al tempio, chiaramente rigorosamente scalzi, vediamo degli scoiattoli correre per terra e su un albero. Il tempio costruito da un monaco di nome Leonardo è davvero inusuale, il colore pastello del rosa, azzurro, verde, bianco e giallo, si perdono, si mischiano continuamente con le bianche statuine di Buddha poste all'esterno del tempio sui pinnacoli, sulle steli, come decorazione. Vicino al tempio, una vasca contenente dei pesci è circondata da una cornice abbellita con pannelli descriventi la vita di Buddha. I buddisti acquistano pesci ed uccelli (tra l'altro visti in vendita sul ponte di teak il giorno precedente) per poi liberarli. Adiacente alla vasca due donne vendono del cibo per i pesci; il cibo acquistato dai pellegrini e dai turisti è dato direttamente ai pesci che sono nella vasca. Lasciamo la vasca ed entriamo nel tempio, è pieno di gladioli, i fiori della fede, il loro profumo si diffonde e mischiato all'incenso che brucia sugli altari, rende l'aria veramente gradevole. All'interno del tempio vi sono statue di Buddha con varie posizioni delle dita della mano, in segno d'insegnamento. Scatto alcune foto di questo particolare e cromatico tempio e poi ci dirigiamo tra campi coltivati presso un'altra zona sacra, sulle colline di Po Khaung (L274 - M154) dove c'è un'imponente statua di Buddha disteso, la lunghezza della statua è 90 mt.; accediamo in quest'area tramite una zona in cui sono presenti 10.000 piante di Ficus Religiosa, saliamo su una torre che è il miglior punto d'osservazione per la pagoda e la statua di Buddha sdraiato. Dietro a questa statua un'enorme impalcatura fa intravedere un'ulteriore statua di Buddha in piedi in costruzione, l'altezza è imponente, a lavori terminati la statua sarà alta 167 mt. Lasciamo la zona e ci dirigiamo verso la città di Monywa dove giungiamo per l'ora di pranzo, ci fermiamo ad un casello per pagare il pedaggio che permette l'accesso alla città. Sosò ci spiega che per la costruzione delle strade le persone ''volontariamente'', dietro imposizione statale, lavoravano un giorno la settimana. Lo stato per ricompensare questo contributo, divide a metà la riscossione del pedaggio, 50 % va allo Stato e 50 % resta alla città e viene utilizzato per la manutenzione delle strade e per altre opere pubbliche. Arriviamo al ristorante; patate fritte (sempre gradite dagli italiani), zuppa di ceci, manzo, maiale (dall'ottima cottura), verdure, ananas. L'albergo è carino, le camere sono delle palafitte di legno, molto pulite e gradevoli. Dopo pranzo col pullman andiamo al porto cittadino, luogo in cui prendiamo delle barche per traghettare sull'altra sponda del fiume dove, adiacente ad un mercato caotico, ci attendono dei fuoristrada che ci porteranno a visitare le Hpo Win Daug Caves (L275 - M155), le Grotte degli sciamani. Saliamo sui mezzi e partiamo verso le grotte percorrendo la pianura caratterizzata da campagna; poco dopo transitiamo vicino ad estese aree cintate e delle montagne di pietrisco indicano che siamo nella zona mineraria di proprietà statale, dove estraggono rame. La guida racconta che di notte, la gente del villaggio, prende la terra per estrarre il prezioso minerale e poterlo vendere. Lasciamo la pianura e cominciamo a salire sulle colline, la strada è sterrata ed i ponti sono di legno, l'autista procede a velocità abbastanza sostenuta continuando a suonare il clacson ogni volta che incontra qualcuno. Dopo circa 45 minuti di viaggio ci fermiamo su un piccolo piazzale, siamo arrivati alle Grotte degli sciamani. Le prime grotte furono scavate nell'arenaria nel 900, nel 1400 sono state affrescate e gli affreschi, seppur parzialmente rovinati, sono ancora ad oggi visibili; nel 1780 vengono apposte le prime statue di Buddha in bronzo, nel 1900 cominciano i restauri e vengono apposte numerose statue ancora visibili. L'origine del nome delle grotte si perde nella notte dei tempi, sembra che derivi dal fatto che il luogo era frequentato da sciamani che si riunivano per la preparazione di pozioni varie. Accediamo alla prima grotta, è preceduta da un tempio di muratura, originariamente il tempio era di legno, oggi rimangono solo le porte di legno di teak intarsiato, visibili ai lati. La grotta è scavata nell'arenaria, all'interno una statua di Buddha e degli affreschi raffiguranti la sua vita. Proseguiamo lungo le pendici della collina, è un susseguirsi di grotte, alcune visibili, altre seminascoste dalla foresta tropicale, appaiono delle scimmie che, anche a distanza ravvicinata ci chiedono del cibo e, putacaso, dei ragazzini vendono dei sacchetti di arachidi da dare alle scimmie. Proseguiamo il giro sulle colline, vedendo grotte di ogni forma e dimensione, alcune sono abbastanza ben tenute, altre mostrano i segni del tempo e dell'umidità. In alcune possiamo osservare degli affreschi raffiguranti l'impronta del piede di Buddha o dei fiori di loto; una credenza locale vuole che transitare sotto questi affreschi, porti fortuna, allora visto che sono li perché non approfittarne? In cima ad una collina, una grotta contiene una statua di Buddha morente, la caratteristica sono le gambe completamente distese e non flesse, come nelle statue precedentemente viste, questa fu la prima grotta scavata tra quelle presenti. Scendiamo un poco dalla collina e troviamo un piazzale circondato da templi, sul piazzale si sono radunati gli abitanti del villaggio e sono comparse decine di urlanti scimmie. Visitiamo una grotta contenenti quattro grandi statue di Buddha ed una più piccola; questa grotta fu restaurata nel 1901. Nonostante il restauro complessivo del sito, iniziato nei primi del 1900, solo ultimamente sono stati effettuati degli interventi conservativi e se non proseguiranno celermente, potrò dire di aver visitato le grotte pochi decenni prima della loro distruzione a causa dell'umidità, delle infiltrazioni d'acqua e della foresta che avvolge tutto. Sulla facciata della montagna, vediamo una grotta con la rappresentazione del Monte Merù, di fianco all'entrata una forma piramidale scolpita nella roccia rappresenta i sette monti ed i sette mari da superare per raggiungere il monte sacro ai buddisti. Nella scultura la parte rappresentante le montagne è in altorilievo, mentre la parte rappresentate il mare è in bassorilievo, in cui sono scolpiti dei pesci. Sopra la forma piramidale, sono rappresentati i 26 piani del paradiso. Poco distante, una grotta contiene la statua più grande del complesso, rappresenta Buddha sdraiato ed è lunga 27 mt. Seguendo un percorso ai limiti della foresta, scendiamo dalla collina e saliti suoi fuoristrada, ripercorrendo la strada percorsa nell'andata ritornando al fiume. Nel viaggio transitiamo vicino a terreni recintati, dove la pastorizia è diffusa, al posto delle classiche palafitte noto delle abitazioni, significa che qui la piovosità è minore che in altre zone del paese. Arriviamo al fiume e m'accorgo d'essere ricoperto della terra sollevata dai fuoristrada che ci precedevano, ho proprio il viso ricoperto e questo si nota bene, quando tolgo gli occhiali da sole, per fortuna che in albergo ci attende una bella doccia. Prendiamo la barca per attraversare il fiume, mentre il tramonto lascia spazio a nuvole minacciose, lontano, sul fiume si vedono dei lampi. Rientriamo in albergo che il buio è già calato sulla città, una doccia e poi, visto che l'internet point è accessibile, il collegamento internet funziona ed i costi sono accettabili, ne approfitto per inviare mie notizie tramite la solita catena di amici. La cena la consumiamo in albergo, verdura fritta (un piatto chiamato tampura, fatto con farina di riso e verdure), zuppa con uova di quaglia, spaghetti di grano, riso saltato, agnello, pesce, cavolfiori. Servono un dolce fatto con pasta di riso farcita con cocco, poi delle banane. Durante la cena comincia a piovere copiosamente, attendiamo che il temporale diminuisca d'intensità e ci rechiamo presso la hall dell'albergo per giocare a carte e chiacchierare un poco. Poi mi ritiro in camera per la sistemazione del diario e m'addormento con negli occhi la visione delle grotte scavate nell'arenaria viste nel pomeriggio. pagina
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1 2 3 Dati del viaggio Un viaggio tra i tesori dell'Umanità Periodo: ottobre 2006 Destinazione: Birmania e Cambogia Passaporto turistico Raffaele Banfi contatto email: Altri viaggi pubblicati:
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