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AFGHANISTAN di Giuseppe Bosio

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Viaggio in Afghanistan

SABATO 07 AGOSTO 2004
Passo la notte abbastanza bene. I sintomi del raffreddore sono quasi completamente scomparsi. Certo questo ambiente polveroso non favorisce una rapida guarigione. La luce filtra presto dalle finestre che sono prive di imposte. Incomincia ad albeggiare alle 4.00 del mattino ed il paese con le prime luci dell'alba incomincia ad animarsi. E' questa la stagione di maggior attività del villaggio. In inverno le temperature possono arrivare per un lungo periodo a -20° C e tutte le attività si fermano. I collegamenti diventano difficili e talvolta le popolazioni nomadi arrivano alla fine del periodo freddo con scarsa disponibilità di viveri. Alle 8.00 andiamo col medico inglese dal comandante della polizia di frontiera per l'ottenimento del visto per risalire la valle fino ai laghi di Chaqmaqtin. Qui nascono i primi problemi. Il nuovo comandante, insediatosi solo da alcuni giorni, ci comunica che è necessario un visto che rilasciano a Faizabad. Ritornare indietro significherebbe, tra andata e ritorno, perdere circa una settimana. Il colloquio, condotto dal medico inglese che contribuisce alla traduzione, si svolge in un'atmosfera surreale. Il capo della polizia che con aria di superiorità ascolta e sentenzia separando gli interventi con lunghissimi silenzi e sguardi nel vuoto. I subalterni che dispensano consigli. Prendono i passaporti che vengono registrati in un vecchio quaderno. Fanno alcuni commenti sul mio in quanto le fotografie risultano prive di barba che in questi giorni ho lasciato crescere incolta. Il capo inoltre è incuriosito dai visti dei miei precedenti viaggi. Alla fine, quando pensiamo che tutto sia risolto ed i documenti siano in regola, arriva come una doccia fredda la richiesta del visto rilasciato a Faizabad. Decidiamo di chiamare l'ambasciata italiana col telefono satellitare e Batori si dimostra subito disponibile ad intervenire. Chiede di richiamarlo e di metterlo in comunicazione col capo della polizia. I due per mezzo dell'interprete dell'Ambasciata Italiana si parlano ed alla fine tutto è risolto. Possiamo partire. Nel pomeriggio Daniela partecipa ad una riunione delle donne del villaggio a cui noi uomini non siamo ammessi. Mentre Gianni passa il pomeriggio a sistemare carte io mi faccio una passeggiata per il paese accompagnato da due figli del capo villaggio. Scatto molte fotografie ed un filmato che poi rivisto in serata sullo schermo della telecamera suscita la curiosità di tutti presenti.

DOMENICA 08 AGOSTO 2004
Altra giornata di trasferimento in auto. Partiamo al mattino di buonora ( ore 6.00 ) sperando di arrivare prima di mezzogiorno. Le notizie avute parlavano di un viaggio di circa 4.00 ore. Ancora una volta le indicazioni risultano sbagliate. Il tragitto risulta essere di 8 ore con i soliti guadi ed il solito fondo sconnesso. Impieghiamo anche più tempo perché perdiamo la ruota di scorta a dobbiamo ritornare sulla strada percorsa per cercarla. Se non sbaglio è la quinta volta che si stacca dalla sua sede sul fondo della macchina. Mentre le altre volte c'eravamo accorti subito questa volta nessuno aveva notato la mancanza o sentito il rumore al momento del distacco. Dobbiamo ripercorrere il cammino già fatto. Dopo circa mezzora di ricerca a ritroso per la strada, decidiamo di scendere presso alcune case di un villaggio e aspettare che l'autista ripercorra la strada fatta. Approfittiamo di questa sosta per visitare il villaggio e scattare alcune fotografie. Siamo ricevuti in una casa dove viene offerto il solito the col pane. Dopo circa un'ora arriva anche il nostro autista felice per aver ritrovato la ruota smarrita. Riprendiamo finalmente la strada nella speranza di non avere più inconvenienti simili. Il percorso è veramente mozzafiato. La pista corre sempre parallela al fiume Wakan abbiamo lasciato la valle dell'Amu Daria subito fuori dal paese di Qala Panja. Il Wakan è un affluente del Pamir che contribuisce con le sue acque ad ingrossare questo storico fiume. Nasce nelle alte montagne ai confini con la Cina, ed alimentato durante il suo viaggio dai molti affluenti che scendono dai grossi bacini glaciali che incombono sulla valle, confluisce nell'Amu Daria circa 5 chilometri prima di arrivare a Quala Panjia. La vallata che percorre è veramente maestosa. A volte si restringe costringendo le acque in vortici tumultuosi e spumeggianti. In queste zone il fiume è costretto tra le ripide pareti scavate nelle antiche morene e la strada si inerpica per gli instabili pendii a cercare il passaggio nei punti più alti dove la valle si allarga. In questi tratti la pista passa su precipizi incombenti sul fiume che si vede scorrere tumultuosamente nel fondovalle. E' in questi luoghi richiesta all'autista la massima perizia ed attenzione. A volte la valle si allarga. Il fiume corre più calmo distendendo le sue acque tra le ghiaie dove talvolta si notano ampie distese verdi di prati alimentati dall'acqua e dove pascolano le mandrie dei pastori Waki. Dai lati della vallata scendono rigogliosi torrenti alimentati dai ghiacciai sovrastanti. Alla nostra destra abbiamo il confine Pakistano, verso sud, non molto lontano e possiamo osservare le cime più alte ricoperte da grandiosi ghiacciai. Sono i versanti settentrionali delle montagne. Dietro queste cime corre la Karakorun Hight Way che ho già percorso parecchi anni fa. La meta dove dobbiamo arrivare, il paese di Sarhad de Baroghil, lo raggiungeremo dopo un percorso durato 8 ore. Il paese costituito solo da alcune case sparse dove vivono trenta famiglie ( Circa 300 persone) si adagia su di una piana immensa alla confluenza di due vallate. Una sale verso il confine del Pakistan al passo di Baroghil in direzione nord mentre l'altra conduce alle sorgenti del fiume Wakan ed ai laghi di Chaqmaqtin dove si trovano i pascoli dei pastori Waki e Kirghisi. Il tramonto alla sera è indescrivibile. Le montagne si infiammano di un'ocra ancora più intenso mentre le cime coperte di neve si stagliano in cielo in tutta la loro imponenza. La luce radente del sole evidenzia maggiormente le rughe e le crepe delle calotte glaciali. Il verde della piana assume un colore più marcato mentre gli animali pascolano tranquillamente con le ultime luci della giornata. Alla sera incontriamo il capo della polizia che alloggia nel nostro stesso stabile messoci a disposizione da Tashi Bay, il rais locale.

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Dati del viaggio

Viaggio in Afghanistan

Periodo: Dal 30 luglio 2004 all'11 settembre 2004

Destinazione: Afghanistan

Partecipanti: Giuseppe Bosio, Daniela Roso e Gianni Pedrini

Passaporto turistico

Giuseppe Bosio

Vive a Bassano del Grappa dividendo il suo tempo fra innumerevoli attività sportive e culturali. Lasciato alle spalle il ruolo di dirigente industriale, con la stessa perizia dedicata al lavoro, ha iniziato ad organizzare questo viaggio a coronamento di un'idea che perseguiva da tempo. Viaggiatore da sempre, è stato anche accompagnatore di gruppi un pò in tutto il mondo: di lui si dice che è più facile trovarlo in un aereoporto o in cima ad una montagna piuttosto che a casa.
Socio CAI presso la sezione di Bassano del Grappa, appassionato di montagna ha effettuato numerosi trekking in Himalaya e in Sud America nelle Ande, ha scalato i vulcani Popocatepetl, ed Ixtaciuatl in Messico. Con gli sci ai piedi ha raggiunto moltissime cime delle Alpi (dalle Dolomiti alle Alpi Occidentali), il monte Ararat e le principali cime dell' Atlante in Marocco.
Ha effettuato parecchi viaggi nelle Americhe: Stati Uniti, Messico, Guatemala, Bolivia, Perù... In Africa ha visitato: Ruanda, Kenia, Tanzania, Namibia, Mali, tutti i paesi del Nord Africa ed ha attraversato il deserto del Sahara. In Asia ha attraversato India, Indonesia, Tibet, Cina, Pakistan, Nuova Guinea, Borneo.
Amante della vela, ha navigato per parecchi mesi lungo le coste della ex Iugoslavia. Appassionato di fotografia dispone di un ricco archivio di immagini raccolte durante i viaggi. Ricerca nei suoi viaggi il contatto con la gente ed è affascinato dalle culture degli altri popoli in particolar modo del mondo orientale.

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