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AFGHANISTAN di Giuseppe Bosio

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Viaggio in Afghanistan

SABATO 31 LUGLIO 2004
E' l'alba del sabato (ore 6.00) quando tocchiamo il suolo Afgano e confesso con una certa emozione. E' la prima volta che mi succede. Certamente le notizie che ho acquisito in tutti questi anni dalla stampa e dalla televisione hanno condizionato il mio stato d'animo al momento dell'arrivo. Mi sento in una condizione di vigile attenzione nello spostarmi anche all'interno dell'aeroporto. Al contatto poi con la realtà locale tutto si tranquillizza. Mi sembra di essere in uno dei tanti aeroporti del terzo mondo già altre volte utilizzati. E' vero che qui si nota una maggiore presenza di velivoli militari. Ciò che colpisce invece è la non rara presenza di occidentali che molto spesso sono accompagnati in auto per la partenza con la scorta di guardie del corpo in pieno assetto di guerra, protetti da giubbetti antiproiettile ed armati con i mezzi più moderni. Non so se sbaglio ma ciò mi da l'impressione di un eccesso di prudenza e solo una esibizione di forza e potenza militare. A me sembra tutto tranquillo. Le persone sono cordiali e gentili. Se posso fare un paragone mi sono sembrati più duri ed arcigni i poliziotti turchi che non quelli Afgani. Al nostro arrivo come immaginavo non abbiamo trovato la macchina a riceverci. Siamo arrivati con circa 3 ore di anticipo. Decidiamo di attendere l'ora stabilita per l'appuntamento. Nell'attesa giro un po' per l'aerostazione. Esploro questo primo angolo di Afganistan e subito noto i primi segni di quella tipica incuria e cattiva manutenzione che caratterizzano questi poveri paesi. Gli arredi malconci, i muri sbrecciati, soffitti che portano ancora i segni dei vecchi scontri che ci sono stati in questi luoghi, serramenti sconnessi con sozze vetrate con attaccata ancora la polvere di chissà quanti mesi. Ad una di queste stanno lavorando due individui armati di luridi stracci che intingono in una bacinella di acqua color fango. Non riesco a capire se il loro compito sia quello di pulire la vetrata o spalmare la polvere ad essa attaccata impregnandola del lerciume dei loro stracci. Nell'indifferenza generale continuano a svolgere imperterriti il loro lavoro. Tra il via vai continuo di chi arriva e parte, tra i saluti e le lacrime della gente scruto in continuazione il piazzale antistante gli arrivi alla ricerca della nostra macchina. All'ora stabilita non è arrivato ancora nessuno. Chiamo più volte col telefono l'Ambasciata Italiana ma il funzionario che avevamo contattato dall'Italia risulta irreperibile. Durante uno di questi tentativi, vengo fermato da una signore che parla la mia lingua e si presenta come colonnello dell'esercito italiano, il quale sentendomi parlare nel suo stesso idioma ed intuendo che stavo colloquiando con l'Ambasciata Italiana, si offre di portarci con la sua vettura alla sede dell'Ambasciata. Nel ringraziarlo per la sua cortesia gli spiego che sto cercando di contattare Falcone della Cooperazione Italiana perché con lui eravamo d'accordo di incontrarci all'arrivo. Fortunatamente il colonnello conosce il numero del suo cellulare ed in pochi minuti lo contattiamo. Finalmente riesco a parlargli e mi avvisa che sarebbe giunto da noi entro pochi minuti. Scopro poi al suo arrivo che era già venuto all'aeroporto all'ora stabilita ed avendo saputo che il volo era arrivato con tre ore di anticipo ha pensato che fossimo già andati all'hotel e quindi è ritornato in città. E pensare che quando è arrivato ci aveva anche notato ma non aveva pensato di contattarci!!!.

Arriviamo finalmente al nostro hotel Kabul Inn dove troviamo la macchina prenotata per noi e dove dopo una breve chiacchierata e bevuta di the decidiamo di riposarci un po' fino alle 17.00. Andremo poi al suo ufficio per concordare assieme i piani futuri e per organizzare la cena per la sera in compagnia di alcuni suoi amici italiani e con Alberto Cairo della Croce Rossa Internazionale. All'ora stabilita ( 17.00 ) ci troviamo con Gianni e Daniela per andare presso l'ufficio della Cooperazione a trovare Fabrizio Falcone. Rimaniamo li fino alle 19.30. Ci presenta alcuni suoi collaboratori locali ed italiani. Programmiamo il nostro itinerario di visite ed incontri per i giorni seguenti. Ci fissa l'appuntamento con i responsabili dell'AKDN ( Aga Kan Development Network) e si stabilisce per domani sera la cena con Cairo ed amici. Con un suo collaboratore del Panjir si programma un incontro per il nostro rientro a Kabul con i famigliari di Massud ed una visita alla vicina valle del Panjir. Siamo un po' stanchi per viaggio e decidiamo di rientrare in albergo. Daniela corre direttamente a dormire mentre io Gianni consumiamo una breve cena al ristorante dell'albergo. Rimaniamo a chiacchierare del nostro progetto di viaggio e delle idee per il futuro. Delle necessità che i nostri attuali e futuri progetti abbiano tutti delle finalità di carattere umanitario. Che il viaggio non sia fine a se stesso, che abbia un proseguo anche con possibili sviluppi in un rapporto futuro. Commentiamo anche le notizie avute da Fabrizio sulla gente locale e sugli interventi umanitari. In loco si parla di interventi notturni fatti dagli aerei americani diffondendo pesticidi sui campi di papaveri rendendo non più coltivabile tutto il territorio per un lungo periodo. Di notte si sentono gli aerei volare sulle campagne ed una sottile pioggia cade su tutto. Il terreno risulterà poi inquinato e non solo per i papaveri sarà impossibile la coltivazione. Parliamo e commentiamo queste ed altre notizie. Alla fine la stanchezza prende il sopravvento e decidiamo di andare a dormire.

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Dati del viaggio

Viaggio in Afghanistan

Periodo: Dal 30 luglio 2004 all'11 settembre 2004

Destinazione: Afghanistan

Partecipanti: Giuseppe Bosio, Daniela Roso e Gianni Pedrini

Passaporto turistico

Giuseppe Bosio

Vive a Bassano del Grappa dividendo il suo tempo fra innumerevoli attività sportive e culturali. Lasciato alle spalle il ruolo di dirigente industriale, con la stessa perizia dedicata al lavoro, ha iniziato ad organizzare questo viaggio a coronamento di un'idea che perseguiva da tempo. Viaggiatore da sempre, è stato anche accompagnatore di gruppi un pò in tutto il mondo: di lui si dice che è più facile trovarlo in un aereoporto o in cima ad una montagna piuttosto che a casa.
Socio CAI presso la sezione di Bassano del Grappa, appassionato di montagna ha effettuato numerosi trekking in Himalaya e in Sud America nelle Ande, ha scalato i vulcani Popocatepetl, ed Ixtaciuatl in Messico. Con gli sci ai piedi ha raggiunto moltissime cime delle Alpi (dalle Dolomiti alle Alpi Occidentali), il monte Ararat e le principali cime dell' Atlante in Marocco.
Ha effettuato parecchi viaggi nelle Americhe: Stati Uniti, Messico, Guatemala, Bolivia, Perù... In Africa ha visitato: Ruanda, Kenia, Tanzania, Namibia, Mali, tutti i paesi del Nord Africa ed ha attraversato il deserto del Sahara. In Asia ha attraversato India, Indonesia, Tibet, Cina, Pakistan, Nuova Guinea, Borneo.
Amante della vela, ha navigato per parecchi mesi lungo le coste della ex Iugoslavia. Appassionato di fotografia dispone di un ricco archivio di immagini raccolte durante i viaggi. Ricerca nei suoi viaggi il contatto con la gente ed è affascinato dalle culture degli altri popoli in particolar modo del mondo orientale.

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www.viedelmondo.org

 
 
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