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INDIA di Simone Mariotti

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Cinque fermate per il paradiso del tè

Il sedile in coda aveva 5 posti, io ero in quello centrale. Alla mia destra c'erano due uomini, mentre i due a sinistra erano vuoti perché la ressa non era tale da riempirli e la pioggia, che entrava ogni tanto dalla porta, li aveva oramai bagnati quasi del tutto.
Infreddolito e umidiccio, mi stavo tenendo lo zaino davanti al torace per avere un po' di protezione in più, quando una farfalla entrò all'interno e si mise a ''sedere'' proprio a fianco a me, come un normale passeggero. Era bagnata pure lei e aveva bisogno di asciugarsi le ali, e probabilmente quello era l'ultimo posto in cui era riuscita ad arrivare prima di essere sbattuta per terra dalla pioggia. Restò lì almeno un quarto d'ora, forse di più, incurante o impossibilitata a evitare ogni pericolo, ma avevo la sensazione che non gliene importasse. A modo nostro, eravamo i due passeggeri più soli di quel viaggio.

Arrivai in una Munnar buia e resa ancora oscura dalle nuvole, stanco, forse con la febbre e con la pioggia che batteva. Salii velocemente sopra un rickshaw e mi feci portare subito al JJ Cottage, che mi era stato suggerito cinque giorni prima dal ragazzo del Lemon Tree di Alleppey, che mi diede anche un pacchetto da consegnare ai gestori che erano suoi amici.
«Sei Simon?», mi disse, appena mi vide, un signore corpulento e dallo sguardo quasi nobile. E fu piuttosto rassicurante. Sistemai le cose al volo dandomi una rapida asciugata, e con un ombrello preso in prestito corsi per strada per raggiungere l'unico ristorante che c'era, poco lontano da lì, prima che chiudesse, perché mi sembrava già deserto.
«Non ti preoccupare, fai in tempo a mangiare, ma vai subito», e non erano ancora le nove.

La mattina dopo stavo bene, anche se la pioggia ancora non smetteva. Scrissi per più di un'ora gli appunti che ho poi sistemato per questo racconto, e poco dopo le nove, dopo una colazione allo stesso posto della sera prima, dato che la pioggia si era calmata e il sole andava e veniva, e sembrava dovesse continuare così per tutta la giornata, ero pronto per inoltrarmi sulle colline circostanti, in quel lontano, piccolo e affascinate paradiso del tè.

Il tè regna a Munnar, anzi regna la Tata, che possiede praticamente tutto. Per ore girai tra le piantagioni assieme a Pablo, uno psicologo colombiano in viaggio di lavoro con la sua ragazza, psicologa anche lei, per diffondere un'interessante metodologia corporale, che coinvolgeva soprattutto i padri, che serviva da metodo alternativo all'incubatrice per aiutare i nati prematuri in quei paesi più arretrati dove i macchinari erano assenti o scadenti.
Ci soffermammo a lungo nei campi di lavoro a far due chiacchiere con i raccoglitori di tè. Per comprendere appieno la loro condizione, quello che osservammo non è certo sufficiente, ma erano quasi tutti piuttosto allegri. Il loro stipendio era da fame, non arrivava a 20 euro la settimana, e praticamente vivevano sempre lì nella piantagione, nel villaggio che la Tata aveva costruito per loro, poco sotto delle belle cascate. «Tata workers», ripeteva sempre una delle donne, che volle una foto e mi lasciò l'indirizzo facendomi promettere che gliela avrei spedita.
Lo spaccio della fabbrica di tè vendeva profumati pacchi di prodotto appena lavorato allo stesso prezzo sia per i locali che per noi stranieri. Nessuno di quei contadini ci chiese soldi, se non qualche bambino.
E non so se quel paradiso di colori e profumi, quel mondo intensamente verde lontano dall'inquinamento e dal caos fosse per loro una prigione o se, dopotutto, vivessero lì più sereni di tanti altri indiani.

www.simonemariotti.com
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Dati del viaggio

Cinque fermate per il paradiso del tè

Destinazione: India

Passaporto turistico

Simone Mariotti

Professione:
Promotore finanziario

Simone, classe 1970, riminese, dopo anni passati ad assistere persone che volevano far fruttare i propri risparmi, ha iniziato a scrivere su argomenti di finanza. Ha pubblicato un libro sulla storia della speculazione e il moderno mondo del risparmio dal titolo "Liberi si nasce" e "L'investitore libero". Ambientalista attivo, di ritorno da un lungo viaggio nel Borneo, ha raccontato la sua esperienza nel testo "Non dite a Sandokan che sono stato qui".

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