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BORNEO di Simone Mariotti

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Copertina libro "Non dite a Sandokan che sono stato qui"

Meglio le sanguisughe

Cosa rende il Borneo così misterioso, così affascinante, ma ancora così idealmente irraggiungibile per gli europei?
Simone Mariotti prova a spiegarcelo attraverso uno dei rarissimi esempi di letteratura di viaggio ambientati nella grande isola dell'arcipelago malese-indonesiano. Viaggiando da solo con lo zaino in spalla, l'autore ha percorso in lungo e in largo il Borneo malese, risalendo fiumi tra farfalle giganti, sanguisughe e piante carnivore, addentrandosi sino agli altipiani più sperduti, dialogando con i dayak e gli altri eredi di quei pirati e tagliatori di teste che un tempo facevano tremare chiunque avesse la sventura di incontrarli.

Dall'antica capitale dei rajah bianchi alle foreste degli ultimi oranghi, dal mondo antico di Conrad a quello sfavillante del Sultano del Brunei, un viaggio ad occhi aperti alla scoperta dell'unicità multiculturale e multietnica della Malesia e della sua bizzarra storia coloniale.
Se Salgari avesse incontrato veramente James Brooke forse Sandokan sarebbe stato diverso, ma avremmo avuto ugualmente un eroe dalle passioni coinvolgenti, non meno violente e sincere.

Testo in quarta di copertina di ''Non dite a Sandokan che sono stato qui''

Meglio le sanguisughe

Mezzogiorno era passato da poco. Il sole, tornato a splendere sopra di noi, aveva nuovamente permesso il decollo del piccolo Twin Otter della Malaysian Airlines (minuscolo bimotore ad elica da 19 posti) che ci stava trasportando sulle Kelabit Highlands. Era appena iniziata la manovra per planare lentamente su Bario. Oltre a me sull'aereo c'erano altre 5 persone, due locali e 3 uomini di Singapore, professionisti in pensione, da quelle parti per la quarta volta e smaniosi di immergersi tra le montagne per una battuta di pesca fluviale.

Le tante risaie sfumate che si vedevano dall'oblò, e che sembravano volersi tuffare nella foresta, diventavano velocemente sempre più definite, con i loro particolari e i loro colori. Poche strade di collegamento, tutte fangose (l'asfalto o i ciottoli non esistono qui); pochi gruppetti di case qua e là.
Descrivere a parole questo posto non è semplicissimo, specialmente se si vuole trasmettere un po' del suo mistero leggendario, come lo può avere solo il posto più remoto della Malesia e probabilmente di tutto il sud est asiatico, tornato al mondo solo dopo la guerra, e dopo il ''Konfrontasi'' con l'Indonesia nei primi anni sessanta, quando l'aggressione voluta da Sukarno contro il Sarawak fu orgogliosamente respinta dai malesi (ma con l'aiuto più che rilevante dei vecchi colonizzatori inglesi).

Per fare un paragone italiano, avete presente la piana di Castelluccio, col suo fascino, i suoi campi isolati e protetti, i colli che abbracciano le più buone lenticchie del mondo? Bario è un po' lo stesso, in versione ''riso'', e quello coltivato qui è uno dei più pregiati del mondo, il migliore in assoluto per i giapponesi. Con qualche distinguo.
Il Borneo non è così facilmente visitabile come la zona dei monti Sibillini. Non ci sono strade, non esistono mezzi pubblici, e i pochi fuoristrada (e quando dico pochi dico 5 o 6 in tutto!) che circolano da queste parti sono stati portati a pezzi e poi rimontati. Un solo volo al giorno (quello da 19 posti) collega Miri, città costiera affacciata sul caldo Mare Cinese Meridionale a pochi chilometri dal Brunei, a Bario che quindi non è proprio un porto di mare. Il permesso che mi ha rilasciato l'ufficio di Miri per entrare nelle Highlands è il n° 87 dall'inizio dell'anno, e siamo già ai primi di settembre.
Non c'è luce elettrica pubblica, e i pochi generatori autonomi non sempre ricevono il carburante necessario al loro funzionamento dall'unico Skyvan, tra quelli ancora attivi in Malesia, che riesce ad atterrare sulla minuscola pista di quassù.
Per il resto si va a piedi, o trainati dai tanti bufali che sono parte integrante della vita del popolo Kelabit.

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Dati del viaggio

Meglio le sanguisughe

Destinazione: Borneo

Passaporto turistico

Simone Mariotti

Professione:
Promotore finanziario

Simone, classe 1970, riminese, dopo anni passati ad assistere persone che volevano far fruttare i propri risparmi, ha iniziato a scrivere su argomenti di finanza. Ha pubblicato un libro sulla storia della speculazione e il moderno mondo del risparmio dal titolo "Liberi si nasce" e "L'investitore libero". Ambientalista attivo, di ritorno da un lungo viaggio nel Borneo, ha raccontato la sua esperienza nel testo "Non dite a Sandokan che sono stato qui".

contatto email:

visita il suo sito web:
www.simonemariotti.com

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