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THAILANDIA di Simone Mariotti

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Una vita da mahout, l'uomo degli elefanti

La sveglia era alle sei del mattino. Ci si metteva la divisa blu, fatta con un tessuto di cotone grosso, ruvido e resistente, e ci si incamminava verso la foresta circostante, con in mano due o tre lunghe canne da zucchero. Il mio mahout mi indicava la strada, ma non era necessario, bastava avere un po' d'occhio e seguire le tracce: un elefante ne lascia parecchie! Arrivati sul posto, dopo una mezz'ora di cammino, iniziava la prima pulitura dell'animale, che la sera prima avevamo legato a un albero per costringerlo a restare a dormire fuori altrimenti, come tutti, sarebbe rientrato subito al centro. Mentre lui faceva colazione sgranocchiando le prelibate canne zuccherine, utilizzando la proboscide con una manualità indescrivibile, noi gli toglievamo di dosso il grosso del fango di cui era ricoperto. Poi in groppa, a passi lenti verso lo stagno dove avremmo finito (assieme) la prima toletta. Infine di nuovo a casa, noi a fare la nostra di colazione, loro a prepararsi per una nuova giornata di lavoro. Sì, perché gli elefanti, come gli uomini, lavorano, e in Thailandia, per legge, vanno in pensione a 60 anni. Per me era solo un'affascinate diversivo di qualche giorno, ma per loro e per i mahout la stessa routine va avanti per tutta la vita.

Ma chi sono i mahout?
Un paio di mesi fa durante un mio viaggio in Laos e Thailandia, decisi di spendere un po' di soldi per dare una mano a un centro di conservazione per elefanti, nel nord della Thailandia, a Lampang, il Thai Elephant Conservation Center (TECC). Ne parlo perché è un tipo di esperienza più costruttiva rispetto all'andare a vedere gli animali allo zoo o a fare un qualche semplice giro sull'elefante in uno dei tanti elephant camp che ci sono in Asia. Sia chiaro, vanno bene anche quelli: l'esperienza sarà meno costruttiva, ma avrete contribuito comunque a dare un lavoro agli elefanti, cosa non secondaria.

L'elefante asiatico, cosi come anche il suo fratello africano, è uno dei grandi mammiferi a forte rischio di estinzione. Per molti secoli il Sud-Est asiatico ha rappresentato uno degli habitat ideali per la vita e la proliferazione di questi straordinari animali, tanto che un tempo il nome ufficiale dell'antico regno del Laos era ''Terra di un milione di elefanti". Oggi di elefanti selvatici in Laos ne sono rimaste poche centinaia. In Thailandia le cose vanno solo leggermente meglio. Ancora circa duemila animali vivono in libertà e altrettanti si trovano in cattività, più che altro negli ''elephant camp'' per turisti, diffusi soprattutto nella zona nord del paese. Non sempre si tratta di luoghi ideali per la tutela degli animali, anche se dare un'occupazione agli elefanti è vitale per molti di loro. Il progresso, infatti, ha sottratto a questi animali molte delle loro mansioni, sostituiti dai trattori meccanici e dai carri armati, e molti ex-proprietari di elefanti, data la scarsità di impieghi per i loro animali, non essendo più in grado di mantenerli, li abbandonavano o li tenevano in uno stato di denutrizione.

Uno dei più attivi centri asiatici di conservazione della specie, che si distingue dagli ordinari campi attrazione per i turisti, è appunto il TECC. Nato alla fine degli anni '80, e cresciuto sino a oggi tanto da arrivare a ospitare più di settanta elefanti, ha unito le attrattive di un campo elefanti prettamente turistico (con piccoli spettacoli e possibilità di entrare in contatto con gli animali) con l'impegno di un centro studi avanzato e strutture di recupero e assistenza tanto che gli introiti del centro servono soprattutto al finanziamento dell'ospedale specializzato nella cura degli elefanti, il più grande e efficiente della Thailandia e uno dei pochi dell'Asia, che riceve animali da ogni parte del paese, e che porta anche avanti pionieristici tentativi di inseminazione artificiale per favorire la riproduzione dei mammiferi.

Al centro arrivano anche elefanti sequestrati a ex-proprietari che li maltrattavano o, come Sing Khon, la ''mia'' elefantessa durante in giorni che ho trascorso là, sottratti alla criminalità organizzata che li utilizzava per il disboscamento illegale.

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Dati del viaggio

Una vita da mahout, l'uomo degli elefanti

Destinazione: Thailandia

Passaporto turistico

Simone Mariotti

Professione:
Promotore finanziario

Simone, classe 1970, riminese, dopo anni passati ad assistere persone che volevano far fruttare i propri risparmi, ha iniziato a scrivere su argomenti di finanza. Ha pubblicato un libro sulla storia della speculazione e il moderno mondo del risparmio dal titolo "Liberi si nasce" e "L'investitore libero". Ambientalista attivo, di ritorno da un lungo viaggio nel Borneo, ha raccontato la sua esperienza nel testo "Non dite a Sandokan che sono stato qui".

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www.simonemariotti.com

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