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BORNEO di Simone Mariotti

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Il Durian, il re dei frutti per i malesi

Se Salgari avesse incontrato Brooke

Una quindicina d'anni fa il governatore della banca centrale di Labuan, Jaffar Hussein, disse orgoglioso ''se c'è da far soldi, arriveranno in massa''. Si riferiva al progetto governativo di trasformare la piccola isola al largo del Borneo in un nuovo centro finanziario offshore, un paradiso fiscale capace di attrarre grande liquidità dal mondo occidentale da utilizzare poi per lo sviluppo del paese.
Labuan fu dotata di una giurisdizione indipendente dal resto degli stati malesi, mentre il vulcanico primo ministro Mahathir, vero padre della Malesia moderna, lo stesso che al tempo della grande crisi asiatica del '97 lanciava strali e invettive conto la finanza speculativa dei paesi ricchi, orchestrava l'attività della Banca Centrale malese che nei primi anni '90 era uno degli attori più spregiudicati all'interno sistema monetario internazionale.

L'imponente Financial Park di Labuan è oggi rimasto il solo ricordo di quell'epoca aggressiva, smorzata sul nascere dalla crisi. Oggi l'isola che un tempo era la sede delle operazioni commerciali inglesi nel Borneo e che vide gli ultimi fuochi della seconda guerra mondiale (qui i giapponesi si arresero agli australiani, ponendo fine alle ostilità nel mare cinese meridionale, come ricorda una lapide nel Peace Park), si sta riconvertendo ad isola giardino, rifugio di pensionati benestanti in cerca di sole e con poca voglia di pagare le tasse.
E' l'oriente che ricerca l'occidente, che usa i suoi stessi mezzi per raggiungere il benessere, che non vuole rinunciare alla cultura islamica, ma che subisce gli attacchi di Al Qaeda. Ma c'è dell'altro.

Dalla storia del Borneo, del Sarawak, ci arrivano due piccole lezioni. Una ci insegna che il colonialismo ottocentesco in alcune parti del mondo non ha prodotto i soliti disastri, e ciò grazie ad una oculata moderazione dell'occupante unita ad un coinvolgimento forte degli occupati nella gestione del potere.
Secondo, che anche un paese ufficialmente islamico (la Malesia) non solo può essere moderato, ma onorare nelle sue piazze i simboli del colonialismo inglese.
La cosa è in parte stupefacente visto lo sfrenato orgoglio in cui in tutto il paese, Sarawak compreso, si celebra il Merdeka Day (31 agosto, il giorno dell'indipendenza, ottenuta nel 1957). Sono arrivato in Malesia il 14 agosto e per le prime tre settimane (ma molte sono ancora in bella vista) ogni casetta, anche la baracca più scalcagnata aveva la sua coppia di bandiere in bella vista: quella nazionale e quella del Sarawak.
Eppure il periodo coloniale da quelle parti ha lasciato un segno molto diverso rispetto all'idea che un occidentale si potrebbe attendere, specialmente se ha avuto il piacere di leggere in gioventù qualche opera di Emilio Salgari.
Per quanto possa sembrare strano agli innamorati di Sandokan (quello televisivo, attenzione, il libri di Salgari erano più veritieri), i malesi non odiarono a morte James Brooke, né i suoi discendenti.

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Dati del viaggio

Se Salgari avesse incontrato Brooke

Destinazione: Borneo

Passaporto turistico

Simone Mariotti

Professione:
Promotore finanziario

Simone, classe 1970, riminese, dopo anni passati ad assistere persone che volevano far fruttare i propri risparmi, ha iniziato a scrivere su argomenti di finanza. Ha pubblicato un libro sulla storia della speculazione e il moderno mondo del risparmio dal titolo "Liberi si nasce" e "L'investitore libero". Ambientalista attivo, di ritorno da un lungo viaggio nel Borneo, ha raccontato la sua esperienza nel testo "Non dite a Sandokan che sono stato qui".

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www.simonemariotti.com

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