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BARCELLONA di Fabio Boccapianola

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Sagrada Familia

Nel capoluogo catalano: tra cultura e modernità

La gente all'esterno crea un'atmosfera simile a quella degli stadi di calcio, ma senza cori, senza tensioni e ostilità.
Appena dentro troviamo un piccolo bar ed intorno varie tipologie di souvenir della corrida. Saliamo in gradinata, i posti sono numerati, molte persone però occupano posti vuoti in file più vicine alla prima nonostante il loro biglietto appartenga alle ultime file.
Alla nostra altezza in zona Sol, quindi di fronte a noi, ci sono i posti riservati a Vip e giornalisti, oltre che alla giuria. La corrida è uno ''spettacolo'' che necessita di quest'ultima, poiché essa emette un responso finale sull'operato del matador che può vincere, a seconda della sua performance, la coda, l'orecchio o gli zoccoli del toro matado.

Sul terreno in cui avrà luogo la corrida ci sono ancora degli uomini che tracciano le righe di contorno bianche. Mentre mi guardo in giro, noto che, anche qui, come in uno stadio di calcio, gli spettatori si portano i cuscini da utilizzare per sedersi più comodi sulle gradinate.

Sentiamo un primo squillo di tromba, il quale dà inizio allo ''spettacolo''. Tra gli spalti è ricavato uno spazio apposito per la banda, che ha il compito di scandire i tempi della corrida con la sua musica.
Il primo sottofondo musicale è quello che permette a tutti i protagonisti di entrare in scena: 4 uomini a cavallo, picadores, tre toreri, tre cuadrillas, e tre banderilleros. Tutti si muovono con una postura molto rigida mentre mandano baci al pubblico che li acclama. Sono vestiti con abiti ricamati molto colorati. Prima che inizi lo ''spettacolo'' alcuni protagonisti fanno il segno della croce appartenente alla tradizione cattolico-cristiana che in Spagna è molto sentita.

Non mi ero mai immaginato la corrida così, ho sempre pensato che si trattasse di una ''sfida'' tra un toro ed un uomo: il torero. Invece anche all'inizio di ogni ''incontro'' ci sono tre uomini, banderilleros, ed un solo toro. Essi hanno il compito di aizzare l'animale con delle cappe sgargianti, gialle nel lato interno e rosa shoking in quello esterno, mostrato al toro. Questo si presenta ornato di nastri, uno verde e l'altro bianco, che mostrano agli spettatori l'allevamento a cui appartiene, ampiamente descritto nell'opuscolo che ci hanno consegnato all'ingresso.
Infatti, Sfogliando le sue pagine, ho potuto leggere molte informazioni in proposito della corrida. Nella prima sono elencate tutte le varie razze di tori che prendono parte allo ''spettacolo'', con tutte le descrizioni dettagliate sul proprio pelo. Dalla seconda pagina in poi si dà il benvenuto allo spettatore e si iniziano a descrivere le razze che prenderanno parte a questa specifica corrida con l'ausilio di una figura che mostra addirittura l'albero genealogico dei tori.
Inoltre l'opuscolo spiega la vita di ciascun matador, la sua formazione ed elenca i successi ottenuti nella propria carriera e nello specifico, qui, nella plaza di Barcellona. L'opuscolo si chiude con una specie di albero genealogico dei matador che però mostra un rapporto tra loro e i propri maestri. Compaiono in queste poche pagine molte foto di altre corride e primi piani dei toreri, ma anche diversi annunci pubblicitari riguardanti allevamenti di tori.

Mentre osservo le azioni sul terreno della plaza mi accorgo che i banderilleros hanno molta paura del toro, poiché non appena si sentono in difficoltà scappano dietro appositi ripari in legno e si aiutano costantemente l'un l'altro. Per richiamare l'attenzione del toro, oltre al classico sventolio delle cappe colorate, utilizzano la comunicazione verbale, soprattutto questo primo toro non sembra essere molto interessato a battersi, quindi essi devono darsi un gran da fare per stimolarlo. Il pubblico applaude compiaciuto delle performance di questi uomini.

Successivamente la banda con uno squillo di tromba sancirà l'ingresso di due picadores: un cavaliere si ferma nel lato di Sombra e l'altro al suo opposto (Sol). Essi cavalcano un animale bendato, ed avvolto totalmente da un'armatura (il peto); impugnano una lancia con la quale dovranno ferire il toro sul dorso, all'altezza del collo per renderlo più furioso e nel contempo indebolirlo.
Subito il toro infastidito dal loro ingresso carica il cavallo che però accusa solo lievemente il colpo ed il picadores ha tutto il tempo di penetrare il suo dorso con la lancia. Anche i successivi 5 tori che vedremo saranno infilzati in questo modo. Credo che questa sia la parte più ''emozionante'' della corrida, in quanto è l'unica parte in cui il toro può davvero essere pericoloso se riuscisse ad incornare bene il cavallo. Infatti il terzo dei 6 tori matadi è riuscito a far cadere l'animale creando così nella plaza un po' di scompiglio. Il problema però è che il toro non prende la rincorsa per colpire in più tempi, ma lo fa colpendo solo una volta e continuando ad incaponirsi cercando di sollevare il cavallo con le sue corna. Questo fa sì che sia favorito nel suo compito il cavaliere. È una parte carica di emozioni anche perché il pubblico è in delirio nel vedere la sofferenza dell'animale e noi disgustati non soltanto dalla pratica della corrida, bensì anche dalla felicità della gente sugli spalti nel vedere soffrire il toro. La cosa sconcertante è che discostandosi da uno sguardo etnocentrico, si può accettare l'entusiasmo di uno spagnolo che ha tale pratica profondamente radicata nella sua cultura, ma non si riesce ad accettare lo stesso sentimento mostrato dai comportamenti dei molti turisti presenti.

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Dati del viaggio

Nel capoluogo catalano: tra cultura e modernità

Periodo: agosto 2007

Destinazione: Barcellona

Partecipanti: Fabio Boccapianola e Serena Colombo

Passaporto turistico

Fabio Boccapianola

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