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UZBEKISTAN di Giovanni Camici

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Bukhara - Char minar

Sulla via della Seta

Continuando il percorso attraverso il deserto di Kyzylkum, spostandoci verso nord ovest si giunge a Urghench capitale del provincia di Khorezm, e poi la magnifica Khiva racchiusa nel suo centro storico rimasta ancora integra all'interno delle mura. Una città museo, piena di vicoli, madrase, moschee e palazzi. Situata nella provincia della Corasmia, fonti sicure ne danno l'esistenza già nel XIII sec come fortezza e stazione commerciale lungo la via della seta, ma sempre centro secondario che viveva all'ombra della capitale della Corasmia Konye-Urghench in Turkemenistan, sulla diramazione che portava al mar Caspio. Ma fu soltanto dopo la distruzione della presente capitale da parte di Tamerlano che Khiva rifiorì, diventando nel XVI sec la capitale della Corasmia con una potenza superiore a Bukhara degli Shaybanidi uzbeki, ma quello che predominava nel commercio di questa città era il mercato degli schiavi, tra le tribù kazake e turkmene, deportati dal deserto del Karakum. Nel 1740 Khiva e tutta la regione passa alla Persia, anche se in seguito il suo ruolo commerciale diminuì, restò sempre un prosperoso mercato di schiavi. Dopo alcune spedizioni e la liberazione di schiavi russi, una ulteriore spedizione contro il Khanato di Khiva la fà capitolare senza grosse reazione da parte del Khan, solo con poche battaglie, fu proclamata la Repubblica Popolare di Corasmia, diventando poi in seguito una Repubblica Socialista Sovietica.

Da qui si continua ancora verso nord e ci troviamo a Moynaq nel Karakalpakstan, dove ad attenderci all'entrata della città un cartello con disegnato un pesce e un peschereccio monumentale su di in piedistallo che starebbero ad indicare una città portuale, ma invece dell'acqua, a parte un rivolo, si vede soltanto un paesaggio desolato, sabbioso, salato e la flotta peschereccia insabbiata, che un tempo era il lago d'Aral. Questa città fiorente mercato del pesce con annessa industria per la produzione, dagli anni sessanta ad oggi ha perduto 2/3 delle sue acque, a causa del piano quinquennale dell unione sovietica a dare spazio alle coltivazioni di cotone, e quindi cambiando il corso del fiume Amu Darya. Per trovare le acque bisogna inoltrarsi per 40 km; questo disastro ecologico ha fatto della zona la regione piu povera dell'Uzbekistan, da dove chi può fugge, evitando anche i cambiamenti climatici con estati torride, inverni rigidi e tempeste di sabbia.

Rientrando nella capitale Taskent possiamo spostarci verso est, attraversando il passo Kamchik, una pianura che si estende tra i monti Tian Shan e i monti Alay, la valle di Fergana, la parte più fertile di tutta l'Asia centrale, anche se non ha una grande cultura religiosa architettonica; ma conosciuta nel passato come oasi per le tribù che venivano da est, e poi in seguito con la citta di Kokand diventò un Khanato di grande importanza insieme a Khiva e Bukhara, crocevia per chi si dirige verso Kasghar e osh, un tempo abbracciò la religione buddista portata qui dalla dinastia indiana Moghul, poi in seguito entrò l'islam con l'arrivo degli arabi. Dopo la fine del regime sovietico dove era proibito professare la religione, la zona diventò focolaio religioso, e resistenza al regime di Karimov filosovietico, diventando per un certo periodo centro religioso in clandestinità Wahabita: le città da visitare di questa fertile pianura oltre Kokand, sono Fergana, Margilan, Andijaan.

Con la visita del palazzo del Khan di Kokand, termino questo breve racconto sulla magica Via della seta, dove tra notizie, informazioni del luogo, monumenti arechitettonici e un pizzico di fantasia, spero di aver fatto rivivere questa aerea durante il suo massimo splendore.
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