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Bagan, la valle dei 10.000 templi

Puntuale come un orologio svizzero, il mio fido tassista Zea mi venne a prendere in hotel per portarmi all'aereoporto; erano le 5 del mattino e la destinazione era Bagan, ovest del Myanmar, nella "valle dei 10.000 templi". Alle 10 ero ancora lì con il mio amico Peppe a guardare la nebbia, fatto veramente insolito, stranissimo, per il sud-est asiatico. Quando il fokker si levò in volo, io cominciai a maledire tutte le volte che me ne andavo in giro per il mondo, perchè il vecchio aereo ballava da morire e cadde, ma per mia fortuna solo 2 anni dopo.

La comitiva era stringatissima, oltre a noi due, una gita di giapponesi con la solita guida; giunti nell'assolato aereoporto di Bagan restammo soli ma certamente non disperati. Al mio quarto viaggio consecutivo in oriente, erano proprio le difficoltà che cercavo, al fine di guadagnarmi il titolo di "maestro". Scovammo un piccolo hotel, fresco ed economico, sotto al quale il grande fiume Irrawaddy scorreva placido e lento e dopo aver "trattato" per pochi dollari con un tassista, optammo infine per un taxihorse; sì proprio un asinello con carretto, tipo quelli siciliani ma più sobrio.

Le polverose strade di Bagan erano costellate di templi e pagode ed il fiume a quei tempi non era solcato da ferry pieni di turisti, come avviene oggi. L'area archeologica di Bagan è costituita da centinaia di monumenti, tutti compresi tra il 14-16mo secolo, il periodo di massimo splendore birmano. Mi accorsi che uomini e donne masticavano qualcosa, forse una droga leggera avvolta in una foglia, che arrossiva la lingua e dava una senzazione di freschezza.

Il guidatore del carretto, magro da far paura, era felicissimo per i 4 dollari ottenuti ed i monaci saliti mi ossequiarono calorosamente di fronte alla pagoda "Anunda". Mi recai al tempio più bello, spesso si vede nei servizi tv, dove la vecchia guardiana mi invitò a comprare dei souvenir; andai a vedere la valle dal tetto del tempio detto "dell'assassino" perchè il figlio principe aveva ucciso il padre re, ma poi i sudditi uccisero il figlio.

La pace e la tranquillità regnavano sovrane in quella landa lontana, dove l'unica cosa che lasciava a desiderare era come sempre il cibo. Oltre il fiume Irrawaddy c'era una fabbrica di lacca, quindi si potevano comprare meravigliosi oggetti dipinti a mano, per pochi dollari. Nel più bel negozio dell'area, conobbi Nuth, una bella ragazza birmana, la madre mi disse che se volevo sposarla dovevo parlare con il fratello, visto che suo padre era morto.

L'ultimo giorno a Yangon, feci del fantastico shopping, nell'enorme Boyoke market, un mercato dove si vendono anche rubini con pochi carati. Da una ragazza, anzi da due sorelle, comprai una valigia di cose ed uno splendido arazzo con una tigre trapunta e dorata; era normale che ormai diventato "maestro", dovevo avere in casa alle pareti una "tigre del bengala".

1995 birmania luigi cardarelli
 
 
 
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