Guerra del Vietnam
La guerra del Vietnam venne combattuta tra il 1964 e il 1975 sul territorio del Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia e Laos e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del Nord.
La Guerra del Vietnam scaturì dal conflitto che oppose il regime sudvietnamita (Repubblica del Vietnam), sostenuto dagli Stati uniti e da alcuni dei suoi alleati, al Fronte nazionale di liberazione (Fnl), ispirato dai comunisti e sostenuto dalla Repubblica democratica del Vietnam del nord (Rdvn). Dopo la firma degli accordi di Ginevra (Conferenza di Ginevra del 1954), la penisola indocinese venne divisa in tre Stati indipendenti: Laos, Cambogia e Vietnam. Il Vietnam a sua volta fu diviso in due zone all'altezza del fiume Ben Hai lungo il 17° parallelo:
- Vietnam del Nord, nel quale viene riconosciuta una repubblica democratica guidata da Ho Chi Minh (con capitale Hanoi);
- Vietnam del Sud, affidato al cattolico Ngo Dinh Diem (capitale Saigon, sotto il controllo americano), un cattolico dichiaratamente anticomunista.
Gli accordi di Ginevra specificavano che si sarebbero dovute programmare delle elezioni per unificare la nazione, da svolgersi nel giugno 1956, ma tali elezioni non si tennero mai. Il governo della Repubblica Sudvietnamita (RVN), del Presidente Diem, con l'appoggio degli USA sotto l'amministrazione Dwight Eisenhower, non aveva interesse a far tenere elezioni democratiche che avrebbero favorito l'influenza comunista sul governo del Sud. Il regime autoritario sudvietnamita provocò la nascita della resistenza armata. Nel dicembre 1960 venne fondato l' FLN (o comunisti vietnamiti), costituito da quasi tutti i gruppi di opposizione, conosciuti popolarmente come Vietcong, che guidarono l'insurrezione popolare contro il governo Sudvietnamita.
Per salvare l'RVN, gli Stati Uniti iniziarono ad inviare consiglieri militari. Il Vietnam del Nord, che era appoggiato da Unione Sovietica e Repubblica Popolare Cinese, appoggiò a sua volta l'FLN con armi e rifornimenti, consiglieri, e unità regolari dell'Esercito del Vietnam del Nord.
La guerriglia nel Vietnam meridionale fu fronteggiata con un crescente intervento degli Stati uniti, fino all'agosto del 1964 quando, dopo aver provocato l'incidente del golfo del Tonchino, gli Usa iniziarono sistematici bombardamenti aerei sul Vietnam settentrionale; alla metà degli anni sessanta la guerra si intensificò e il contingente americano raggiunse gli oltre 500.000 effettivi.
Un obiettivo strategico Usa era quello di bloccare le infiltrazioni di armi e militari dal nord al sud, ma così facendo le forze statunitensi rischiarono più volte di trovarsi nella situazione in cui si erano trovati nel 1954 i francesi a Dien Bien Phu: asserragliati e bloccati in basi munitissime contro le quali i Vietcong e i nordvietnamiti, sotto l'abile direzione strategica del generale Giap, potevano concentrare i propri attacchi. Solo grazie all'enorme superiorità aerea Usa tali situazioni vennero sbloccate, risultando però costosissime in termini di perdite umane. Nelle campagne venne adottata dagli Usa una strategia volta a "pacificare" le aree in cui maggiore era la presenza della guerriglia. Furono costituiti villaggi "strategici", cioè controllati strettamente dalle forze governative, mentre si procedette a bombardamenti indiscriminati delle zone "libere" e alla eliminazione sistematica dei dirigenti dell'Fnl (Programma Phoenix). Tuttavia la guerriglia non fu piegata, come dimostrò l'offensiva del Tet (1968), quando i rovesci del regime di Saigon e degli Stati uniti non furono tanto militari quanto, soprattutto, psicologici e politici: crebbe sempre di più negli Usa e nel mondo l'opposizione alla guerra, al punto che il presidente L.B. Johnson rinunciò a ripresentarsi alle elezioni presidenziali. Nel 1969, mentre venivano avviate trattative di pace a Parigi, il nuovo presidente Richard Nixon, respinte le proposte dei comandi militari per un ulteriore aumento del contingente Usa (già più di un terzo di tutte le forze americane di terra e di mare) annunciò l'inizio del disimpegno americano (vietnamizzazione). Tuttavia le forze che premevano per una soluzione militare della guerra (ormai diventata un colossale business) erano molto potenti: con il pretesto che la Cambogia, benché neutrale, non era in grado di impedire le infiltrazioni vietnamite lungo il sentiero di Ho Chi Minh, il piccolo paese venne selvaggiamente bombardato dai B52 e invaso nel 1970 da truppe Usa e sudvietnamite mentre venivano più volte ripresi i bombardamenti a tappeto delle città nordvietnamite. Solo all'inizio del 1973, dopo quasi cinque anni di trattative, fu firmato a Parigi un accordo tra Rdvn, governo rivoluzionario provvisorio (costituito nel 1969 come emanazione dell'Fnl), Stati uniti e Repubblica del Vietnam per il cessate il fuoco. I combattimenti proseguirono tuttavia fino alla primavera del 1975, quando le forze nordvietnamite e i Vietcong giunsero a impadronirsi degli altipiani del Vietnam centrale per poi scatenare l'offensiva che fece cadere in poche settimane il regime di Saigon e portò all'unificazione formale del paese.