Santuario Kasuga Taisha: Francesco medita?
La tradizione scintoista e la ricostruzione dei templi: il santuario di Ise Jingu
Coloro che desiderano visitare un santuario scintoista dove ancor oggi viene perpetuata l'usanza, del tutto unica, di ricostruire regolarmente i templi secondo cicli prestabiliti, devono recarsi a Ise Jiungu, nel Kansai. Tadao Ando, noto architetto contemporaneo giapponese, ha visitato questo santuario, ne è rimasto impressionato e scrive: "Proprio a Ise Jingu nell'area dove sorge un tempio vi sono due luoghi che vengono occupati alternativamente: mentre il tempio è ancora robusto, nel sito adiacente ne viene costruito uno identico per poi procedere alla demolizione della prima costruzionc, una volta compiuto il rituale del "sengu" con cui il corpo del Dio viene trasferito in un nuovo tempio. Così facendo una religione dedita al culto rituale della bellezza come lo scintoismo raggiunge così la sua massima espressione. Allo stesso tempo non esiste un metodo più chiaro per esprimere il passaggio delle generazioni di quello che si coglie in opere realizzate con materiali e metodi costruttivi del tutto temporanei, quali quelli che si vedono impiegati nei tetti di canne o nella pratica di fondare direttamente le colonne nella terra nuda. In tal modo, sebbene Ise Jungu sia rinato ogni venti anni per più di un millennio, un antico modo di concepire l'architettura è giunto fino a noi. Ciò che si è tramandato attraverso questi templi non è la fisica sostanza di un edificio ma uno stile in se e una tradizione spirituale. Ise Jingu ha conservato attraverso le generazioni una sensibilità che predilige la bellezza della semplicità, la fresca vitalità e la grazia nelle più pure espressioni. Se il pensiero occidentale ha il suo perno nella coscienza individuale, quello giapponese nutre una visione panteistica della natura e una fede in divinità che possono risiedere in ogni luogo dell'Universo. Per questo i giapponesi ritengono che anche all'interno di una forma architettonica giaccia nascosto, nonostante le trasformazioni intervenute, qualche cosa di invisibile ereditato dal passato. Inoltre i giapponesi fin dai tempi antichi, sono inclini a riconoscere i tratti dell'eternità in ciò che svanisce e perisce e avvertono contraddittoriamente che l'eterno è percepibile solo in ciò che ha un'esistenza che trascorre rapidamente. Un fiore è di ciò la metafora ideale, poichè i suoi petali si disperdono dopo aver raggiunto la massima bellezza. Per quanto si possa pregare per il permanere di questa bellezza, nulla nel mondo è immortale e nulla meglio si adatta al nostro anelito per l'eterno di quanto svanisce in un attimo."
Da
Tadao Ando
Le opere, gli scritti, la critica
Francesco Dal Co
Ed. Electa