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BORNEO di Simone Mariotti

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Il Durian, il re dei frutti per i malesi

Se Salgari avesse incontrato Brooke

L'avventuriero inglese non era certo uno stinco di santo, ma riuscì a dare al Sarawak un'identità che certamente non avrebbe mai ottenuto se fosse rimasto in balia delle lotte violente intestine che sconvolgevano le diverse etnie Dayak che vivevano, e vivono tutt'ora lungo i fiumi del Borneo, specialmente nell'area del possente Batang Rejang.
Ma il grande merito dei Brooke, soprattutto di James, ma anche degli altri due Raja bianchi, Charles e Vyner, che regnarono sul Sarawak sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale (Anthony Brooke, nipote di Vyner, rinunciò al potere nel '51), fu quello di sentirsi totalmente assorbiti da quelle terre e da quei popoli, che senza di lui sarebbero finiti inesorabilmente sotto la sfera passiva e improduttiva del Brunei o degli olandesi che si arrabattavano nella gestione della problematica colonia indonesiana.

Cresciuto in India e affascinato dall'estremo oriente, Brooke fu pervaso dalla visione positiva di Sir Stamford Raffle (il fondatore di Singapore) che propugnava un dominio benevolo degli inglesi, volto a preservare e sviluppare sia i commerci delle navi di sua maestà che il benessere dei nativi.
James Brooke in un arco di tempo piuttosto breve (tra il 1841 e il 1850) riuscì a consolidare il suo potere e a farsi rispettare dai Dayak che abitavano lungo il sungai (fiume) Sarawak, perdonando loro gli atti di ribellione iniziali e inserendo molti dei capi nei punti chiave della sua amministrazione. Fu naturalmente un grande opportunista che seppe utilizzare al meglio le rivalità tribali, ma il suo acume e la sua capacità di sottrarre territori al debole sultanato del Brunei trasformarono il Sarawak in una terra pacifica (anche per la sua strenua lotta alla pirateria) che ancora oggi non lesina onori ai suoi vecchi colonizzatori.

E questo nonostante la Malesia sia un paese islamico. Anche Charles Brooke, che sosteneva che i leader degli Iban (i ''Dayak del mare'') che aveva inserito nel Consiglio Nazionale dovevano essere guidati dalle ''intelligenze superiori degli europei'', oggi ha un monumento in suo onore nella piazza principale di Kuching, la capitale del Sarawak.
Durante il mio soggiorno in città non ho resistito all'andare a cenare una sera al ''James Brooke'', per provare a raccontare ai titolari (una famiglia islamica), la storia narrata dal romanziere veronese. Ma non ho avuto grande successo. Hanno sorriso del fatto che Brooke fosse un eroe negativo, ma piacevolmente sorpresi che fosse ancora conosciuto in occidente. «Anthony Brooke, che vive ancora in Nuova Zelanda, è venuto qui anni fa», mi dice la signora con cui parlo, «ed ha mangiato da noi. Siamo l'unico locale che porta il suo nome ancora, ma oramai nessuno fa più caso a loro. Ma se vuoi trovare delle informazioni più dettagliate devi andare al museo». Ma non c'era molto di più.

Il grande Salgari visse nel bel mezzo dell'era dei Brooke e probabilmente non era molto informato su ciò che stava realmente accadendo in quella parte di mondo. Mentre le ''Tigri di Mompracem'' prendevano corpo, la pirateria veniva lentamente debellata con l'aiuto degli stessi Dayak, e per lungo tempo furono più le lotte intestine a turbare la vita lungo i fiumi, sino al 1924 quando, sotto l'ultimo Raja, Vyner Brooke, a Kapit si raggiunse una storica pacificazione tra gli Iban, i Kayan e i Kenyah. I cinesi dal canto loro si erano tenuti a debita distanza dalla politica, ma si erano appropriati di tutti i grandi centri commerciali, con il bene placido dei Raja.

Ed il Sarawak si arricchiva e prosperava. I capi locali coinvolti nel governo davano una certa legittimazione agli ''usurpatori'' bianchi (l'unica dinastia occidentale della storia a regnare in oriente), che al tempo stesso tenevano alla bada azioni su più larga scala da parte degli olandesi o degli stessi inglesi.
Se tutti gli avventurieri fossero stati così!
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Dati del viaggio

Se Salgari avesse incontrato Brooke

Destinazione: Borneo

Passaporto turistico

Simone Mariotti

Professione:
Promotore finanziario

Simone, classe 1970, riminese, dopo anni passati ad assistere persone che volevano far fruttare i propri risparmi, ha iniziato a scrivere su argomenti di finanza. Ha pubblicato un libro sulla storia della speculazione e il moderno mondo del risparmio dal titolo "Liberi si nasce" e "L'investitore libero". Ambientalista attivo, di ritorno da un lungo viaggio nel Borneo, ha raccontato la sua esperienza nel testo "Non dite a Sandokan che sono stato qui".

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