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MONGOLIA di Rosy e Kenji Yamashita

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La terra di GENGIS KHAN

E' mattina presto e siamo già all'aeroporto per andare a Dalanzadgad (1 ora e mezza di volo) e proseguire in pullman per la valle delle aquile. Ecco finalmente i grandi spazi! Il verde dei prati, le rocce, alcuni cammelli e lontane si intravedono due, tre ger e tanto bestiame: capre, pecore e cavalli soprattutto. Un tuffo nella natura incontaminata, si avverte il silenzio di chi guarda con ammirazione e rispetto quello che ha intorno, l'orizzonte è infinito e tocca un cielo terso. Quello che stiamo vedendo è una parte del Gobi (che in mongolo vuol dire deserto).

Arriviamo al campo attrezzato e ci vengono assegnate le ger. Io e Ken entriamo in quella che sarà la nostra casa (o la nostra stanza). E' proprio bella e grande!
Le ger hanno forma circolare che rappresenta l'universo, uno scheletro di tronchi di betulla ricoperto da feltro e pelli. I letti sono disposti ai lati di un altarino orientato a nord e il sistema di pali centrale simboleggia l'axis mundi. La porta si apre a sud, il lato più caldo. Il colore interno ed esterno è l'arancio, il colore del buddismo, la porta sempre in colore arancio è abbellita da dipinti di fiori. Al centro una stufa per la notte. I servizi sono in una costruzione in cemento a bordo campo, 5-6 per le donne e altrettanti divisi per gli uomini e sia le docce che i gabinetti sono puliti. Il punto è la notte quando uno deve raggiungerli fa molto freddo, l'erba del campo è bagnata e le luci non ci sono, alle 22 circa viene tolta l'elettricità e accesa la stufa. Ma che problema c'è? Tutti siamo forniti di torcia e poi si può guardare un cielo stellato che ti sembra di toccare con un dito.

Tutti ci avevano avvertito prima della partenza di fare attenzione ai furti, ma qui, in capo al mondo, non c'è uno che chiuda la tenda, ci sono loro, i mongoli che fanno da guardiani, i lucchetti restano aperti sulle porte delle ger, mentre noi ce ne andiamo a visitare la Valle delle Aquile o Yolim Am, tra le montagne del Gurvan Saihan. Camminiamo tra prati di erba, camomilla, stelle alpine e tanti altri fiori colorati, piccoli roditori e lucertole che compaiono e scompaiono nelle tane sotto la sabbia. La valle si restringe sempre più, le pareti si innalzano e le aquile sono così in alto che fotografarle è un'impresa. A fine passeggiata la gola si interrompe trasformandosi in uno strettissimo canyon e da lì facciamo ritorno guardando come alcuni cammelli se ne stanno coricati a godersi il sole.

La mattina dopo partiamo in pulmino sempre restando nel Gobi per arrivare alle dune e alla valle di Bayanzag, ovvero la valle dei dinosauri. Che dire? Dentro a pareti di sabbia e roccia rossa spuntano alcune ossa di dinosauri vissuti cento milioni di anni fa, un tuffo nel passato. Nessun guardiano, solo il deserto intorno e tu che puoi avvicinarti, toccare e guardare quello che era un tempo la vita di questi giganti. Anche in questo momento c'è silenzio, tutti noi siamo così calati nel nostro sforzo di immaginare come potevano muoversi questi bestioni e quale era intorno il paesaggio. Certo un pensiero va a Spielberg e Telmen ci spiega che negli Stati Uniti hanno raccolto e fatto un grande museo proprio con le ossa trovate in questa valle. A Ulaanbaatar visiteremo al rientro il Museo dove buona parte della fauna, dinosauri inclusi, è stata raccolta, ma i fondi per fare qualcosa di più grandioso per ora mancano e a malincuore lasciamo questi reperti sperando che nessuno li tocchi fino ad una loro definitiva collocazione.

Visitata la valle facciamo ritorno al campo e, dopo aver chiesto un tipico piatto mongolo (carne in umido con patate cotta in un pentolone messo sotto terra), ci attende anche uno spettacolo. L'appuntamento è... sul prato vicino al ristorante: due pulmini accendono i fari, un piccolo gruppo suona e canta antiche melodie e poi ecco i magnifici costumi della danza Cham nella quale viene sempre inclusa una figura assolutamente mongola. E' un vecchio con un lungo bastone ed una lunga barba bianca ed un abito altrettanto bianco che rappresenta il signore degli animali. L'ultimo numero è di una adolescente che fa la contorsionista ed è talmente brava che staremmo lì tutta la notte ad applaudire se non fosse per il freddo e l'umido che ci consiglia di andare alla ger. Che splendida giornata!

13 agosto: siamo rientrati a Ulaanbaatar.
Abbiamo il tempo per visitare il Museo di Storia Naturale che ospita flora e fauna della Mongolia e alcuni meteoriti, ma quello che ci affascina è naturalmente uno scheletro di dinosauro alto ben tre metri. Nel pomeriggio visitiamo il Monastero di Gandantegchlen, un complesso molto grande di templi buddisti dove non manca proprio nulla e dove i colori ti affascinano: gli stupa bianchi, i cilindri dorati delle preghiere in attesa che qualcuno li faccia muovere, all'interno monaci che pregano nei loro tipici abiti arancio bordeau, le immense pitture e figure sacre e le facciate ricche di variopinti simboli.

I Mongoli è bene ricordare che sono dei buddisti convinti e che attraverso la religione e la figura di Gengis Khan (o come dicono loro Chinggis Khaan) stanno cercando di riappropriarsi della loro antica cultura e tradizioni, dopo che negli anni '90 sono riusciti ad ottenere finalmente di essere liberi a casa loro.
La visita prosegue con il museo delle Belle Arti Zanabazar (l'artista più famoso) che annovera tra i suoi dipinti vere opere d'arte di natura religiosa. Oggetti e dipinti stupendi e anche alcune maschere tsam (o cham), le maschere che si indossano durante le danze sacre.

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Dati del viaggio

La terra di GENGIS KHAN

Periodo: 09 - 23 agosto 2007

Destinazione: Mongolia

Passaporto turistico

Rosy e Kenji Yamashita

Professione:
Kenji è architetto

Rosy e Kenji sono una coppia che ama girare il mondo. Rosy fa volontariato interculturale ed è interessata a conoscere le tradizioni dei popoli (ha tre belle collezioni di abiti tradizionali, natività dal mondo, bambole etniche, attraverso le quali a volte, in eventi per adulti e mostre nelle scuole, cerca di togliere qualche pregiudizio e dare qualche informazione); Ken è architetto fino al midollo e legge, vede, si informa su tutto ciò che riguarda l'architettura, anche nei dettagli (un esempio? le splendide chiusure in legno delle porte di Shibam in Yemen).

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