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BARCELLONA di Fabio Boccapianola

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Sagrada Familia

Nel capoluogo catalano: tra cultura e modernità

Uno squillo di tromba sancisce l'ingresso dei cuadrillas che a turno uno alla volta infilzano il toro nel medesimo punto in cui è stato colpito dai picadores con due piccole lance colorate a strisce gialle e rosse.
A questo punto il toro ha sei piccole lance penzolanti sul corpo, un'enorme quantità di sangue che gli cola lungo il dorso e la pancia che pulsa per via della sofferenza. Spesso esso si accascia e viene fatto rialzare dai banderilleros con le cappe unte di oli profumati che aizzano il toro.

È da sottolineare come in varie occasioni esso potrebbe essere pericoloso per l'uomo, ma con diversi aiuti di colleghi e gli spazi destinati a nascondersi essi riescono sempre a cavarsela senza problemi. Al contrario il toro non dispone di aiuti né tanto meno di luoghi ove nascondersi. Quando egli vorrebbe gettare la spugna e lo mostra chiaramente accasciandosi a terra o rivolgendo lo sguardo altrove, l'uomo non glielo permette, perché ha già segnato il suo destino, provocandolo più volte e facendolo rialzare per metterlo di fronte alla spada del matador, il nono uomo, che prende parte allo ''spettacolo'', il quale è destinato a dargli il colpo di grazia.

Il matador, più conosciuto in Italia come torero, attraverso diverse figure che prevedono rigidi movimenti con la sua muleta, un drappo di flanella rosso teso da un bastone, nell'ultimo minuto di vita del toro, dopo il classico squillo di tromba da corrida dato dalla banda, infilza il toro con la spada, sempre nel medesimo punto sul dorso vicino al collo. Prima del ''colpo di grazia'' il toro potrà ancora essere pericoloso, faccia a faccia con il torero, tuttavia non sarà più nel pieno delle sue forze, anzi, da quel che abbiamo potuto constatare si tratta di un morto ancora in piedi.

In questa parte il pubblico attende in silenzio dopo che per tutti i passaggi del toro sotto la muleta ha intonato dei cori che hanno come oggetto la parola: olé. Restano tutti in silenzio fino a che il matador non dà al suo antagonista l'ultimo saluto, dopo che questo, distratto dai banderilleros che lo fanno girare velocemente su sé stesso, si accascia a terra in segno di definitiva sconfitta.
Parte l'applauso corale del pubblico solo dopo che uno dei cuadrillas ha inferto il colpo di grazia definitivo al toro con più fendenti di pugnale al collo per evitarne la sofferenza ulteriore. Tra gli applausi il toro viene portato fuori dalla plaza da tre muli che lo trascinano sulla sabbia, mentre questa viene risistemata da due inservienti che hanno specificatamente il compito di ricomporre il terreno.
Durante l'uscita di scena del toro il matador fa un giro della plaza raccogliendo gli applausi, lanciando baci alla folla e vedendosi sventolare dei fazzoletti bianchi. Addirittura una signora gli lancia un mazzo di rose che il matador raccoglie da terra. Egli strappa uno dei fiori, lo bacia e glielo rilancia. Ad altri spettatori invece egli lancia diversi oggetti che a noi non è possibile decodificare visto che non siamo abbastanza vicini.

Tale ''spettacolo'' si ripete ben sei volte, con le medesime caratteristiche. Ogni volta sono sempre più infastidito dalla pratica e dall'entusiasmo di chi ci è seduto a fianco, in un'occasione uno dei tori tarda a soccombere e i nostri vicini urlano << matalo! >> e sospirano di sollievo quando questo soggiace.

A spettacolo finito rientrano sul terreno tutti i protagonisti della corrida che vengono acclamati. La giuria rende pubblici i giudizi ed il torero che si è dimostrato più abile rispetto agli altri due, viene, a spalle, portato fuori dalla plaza.
All'uscita non ci sono più i manifestanti, avevano come unico interesse quello di non fare entrare più gente possibile.
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Dati del viaggio

Nel capoluogo catalano: tra cultura e modernità

Periodo: agosto 2007

Destinazione: Barcellona

Partecipanti: Fabio Boccapianola e Serena Colombo

Passaporto turistico

Fabio Boccapianola

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